Studenti e archeologi al lavoro per risolvere misteri del passato

Nuovi scavi nella piccola chiesa rurale di Sant'Agostino a Caravate, dopo quella di Cittiglio. Al lavoro archeologici e studenti per un metodo unisce gli obiettivi della ricerca archeologica a quelli della didattica

Nuovi scavi nella piccola chiesa rurale di Sant’Agostino a Caravate. Dopo quelli alla chiesetta di San Biagio di Cittiglio, gli studiosi hanno iniziato a lavorare nell’area che circonda l’antica struttura, posizionata ad un centinaio di metri dall’oratorio e inglobata tra le abitazioni del paese.

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Nuovi scavi nella piccola chiesa rurale di Sant’Agostino a Caravate 4 di 15

Un piccolo gioiello, dal punto di vista artistico e architettonico che oggi, grazie agli studi a cura del Centro di Ricerca in Osteoarcheologia e Paleopatologia dell’Università degli Studi dell’Insubria, si è scoperto esserlo anche dal punto di vista archeologico. Gli scavi hanno infatti, rivelato l’esistenza di un’area cimiteriale medievale con sepolture strutturate e ossari comuni.

Un’area, quella di Caravate, che era stata già oggetto di indagine parziale nel 2002: «con il nuovo scavo stiamo esaminando l’area attigua che era stata ricoperta da un terrapieno artificiale – spiega Marta Licata (tecnico del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, diretto dal professor Giovanni Bernardini) -. Dallo studio dei reperti ossei sono emersi indizi interessanti: alcuni scheletri dell’VIII° IX° secolo dopo Cristo, presentano traumi a livello cranico, due donne, due uomini e un ragazzino hanno ferite alla testa, piccoli traumi non mortali. Poiché non esistono fonti scritte, forse il dato osteo-archeologico potrebbe aiutare a capire che cosa sia successo mille e duecento anni fa. Per quanto riguarda il profilo antropologico, dallo scavo di Caravate è emerso che la popolazione non superava i 50 anni di età, la statura negli uomini arrivava a un metro e sessanta, per le donne si fermava al massimo a un metro e cinquanta. Avevano un cranio tondeggiante (brachicranio) e seguivano una dieta proteica: mangiavano molto pesce di lago?».

Un lavoro che si unisce a quello a pochi chilometri di distanza, alla Chiesetta di San Biagio a Cittiglio dove dal 2016 è stata ripresa un’analoga campagna di scavo dell’area cimiteriale e dove si può dire esser nato un metodo di lavoro ben preciso. «A Caravate, così come a Cittiglio, archeologia e antropologia sono integrate – continua Marta Licata.  -. Il modello del Laboratorio di Antropologia Fisica sta funzionando: lo studio delle ossa in loco sta dando risultati interessanti su entrambi i siti». Le due Chiese infatti, sono temporaneamente diventate dei piccoli laboratori dove i ritrovamenti vengono catalogati e archiviati anche grazie all’aiuto degli studenti. «La continuità tra scavo e studio è un modello che sta suscitando interesse. Abbiamo studenti, tesisti e dottorandi di varie aree disciplinari: dalla medicina alle scienze motorie, dalle biotecnologie alla biologia, alle scienze della comunicazione, ma anche da parte di altri atenei, ad esempio l’Università di Ferrara ha mandato due tirocinanti di Archeologia e la Bicocca un tesista in Medicina», ha spiegato il Rettore dell’Università degli Studi dell’Insubria, professor Alberto Coen Porisini.

Scavi archeologici Caravate

In particolare, il sito di Cittiglio – oltre al Laboratorio per gli studenti dell’Università dell’Insubria – ospita il progetto di alternanza scuola-lavoro del Liceo Sereni di Luino (foto sopra): venti studenti, accompagnati dai docenti, hanno potuto effettuare indagini sui reperti archeologici, lavaggio, restauro e studio identificativo. Le campagne di scavo promosse dall’Università in questi ultimi quattro anni sono state finanziate su bandi della Fondazione Comunitaria del Varesotto e della Regione Lombardia, «speriamo di trovare altri bandi o finanziamenti – ha commentato Coen -. Questi studi sono molto importanti ma anche costosi e abbiamo bisogno sempre di sostegno».

Adelia Brigo
adelia.brigo@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Giugno 2018
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