Galli (Artigiani): “Le aziende hanno diritto di sperare nel cambiamento”

Rimettete il manifatturiero al centro dello sviluppo dei territori nell’analisi del presidente di Confartigianato Imprese Varese a consuntivo della prima parte dell’anno

I volti di Confartigianato

L’analisi del presidente di Confartigianato Imprese Varese Davide Galli a consuntivo della prima parte dell’anno: «Ripresa non strutturale, servono risposte chiare e il coraggio di rompere gli schemi». Le necessità delle Pmi? «Welfare aziendale, grandi opere, accesso al credito più facile, infrastrutturazione digitale, semplificazione burocratica e revisione del codice appalti»

Confartigianato Varese, in questi mesi, ha ascoltato, sintetizzato e inoltrato a tutti i livelli istituzionali bisogni, necessità e urgenze delle imprese con l’obiettivo di sensibilizzare gli amministratori locali, regionali e nazionali e valutare le relative risposte al netto dei fatti. E, a pochi giorni dallo stop legato alle festività, rilancia per favorire una ripresa il più possibile efficace.

Conferma il presidente Davide Galli: «Stiamo vivendo una ripresa timida e non strutturale, che impone prese di posizione ferme e risposte chiare». Gli errori di oggi costeranno cari domani: «Ribadiamo al Governo, alle istituzioni regionali e a quelle locali la necessità di rompere gli schemi e di agire per un cambiamento vero, maturando in parallelo l’umiltà di ascoltare la voce delle imprese e di cambiare, su questa base, anche eventuali decisioni già assunte».

UNA REAZIONE POSITIVA: ORA NE SERVONO ALTRE

Un riferimento non velato al decreto dignità, alla stretta impressa ai contratti a termine e al timido ripristino dei voucher: «Il nuovo Governo ha manifestato l’intenzione di dare sostegno alla piccola e media impresa, ne siamo soddisfatti: è una reazione positiva alla quale speriamo ne seguano altre.

Solo così, è la convinzione di Galli, «si potrà cambiare passo».

Molto, infatti, c’è da fare per dare ossigeno alla piccola e piccolissima impresa che oggi più che mai fatica a rimanere sul mercato e che, per questa ragione, necessita di attenzioni e supporto aggiuntivi. «Queste imprese vivono le difficoltà legate ai mancati ricambi generazionali, ai sacrifici non compensati da guadagni accettabili, alla difficoltà di portare avanti mestieri che oggi svolgono sempre più spesso gli stranieri, alle difficoltà burocratiche, alle scarse possibilità di accesso al credito, a banche sempre meno erogatrici e sempre più service».

«Vogliamo fornire un contributo nel merito delle scelte per il nostro presente e per il futuro». Grandi opere, aree dismesse, welfare aziendale e tassazione dei dipendenti delle aziende nelle aree di confine. E, ancora, sostegno ai comparti produttivi, lotta alla concorrenza sleale, mappatura dell’attrattività comunale, nuove forme di incentivo alla diffusione di I4.0 nelle Pmi e alle relative strutture abilitate a fare da connettori tra ricerca e azienda. Potenziamento dell’infrastrutturazione digitale e revisione urgente del codice degli appalti.

MAI TEMERE LO SVILUPPO INFRASTRUTTURALE

«Il nostro progetto, ora proposta di legge “Regime fiscale incentivante per i lavoratori nelle aree di confine”, è stato uno degli elementi determinanti dell’attività istituzionale degli ultimi mesi». Ma non sono state dimenticate, ad esempio, le grandi opere: «La paura delle grandi opere è un segnale di declino. Il fatto è che, se non hai la capacità di fare infrastrutture nuove e di aggiornare quelle esistenti, rischi la paralisi. La cosa importante – incalza Galli – è manifestare serietà nel fare ciò che serve e nel farlo velocemente: prendiamo esempio da Expo».

Altro tema caldo, le aree dismesse: «Oggi fare un appalto solo costa meno e forse comporta meno rischi, quindi molti – soprattutto gli enti pubblici – preferiscono appaltare al grande, che poi talvolta tira il collo al piccolo. La soluzione giusta sarebbe stata quella di consorziarsi tra imprese ma il passaggio non si è rilevato facile. Ma, certo, resta l’urgenza di rivedere il codice appalti e di attivare nuove procedure di sistema per avviare la riqualificazione dell’archeologia industriale coinvolgendo direttamente le Pmi».

CAMBIARE PARADIGMA CON IL WELFARE

«Infine, una novità su tutte che mi sta particolarmente a cuore: il welfare aziendale».

Un nuovo modo di concepire il benessere personale e territoriale oltre che la relazione tra datore di lavoro e collaboratore: «Siamo in presenza di un cambio di paradigma enorme che verrà prima o poi compreso da tutti, anche se è dai giovani che mi aspetto una spinta in avanti– dice il presidente di Confartigianato Varese – A volte, per questioni anagrafiche, alcuni imprenditori e alcuni dipendenti fanno fatica ad apprezzarlo, abituati come sono ad avere un modello unico di welfare statale, magari non sempre efficace ma esteso».

Un welfare la cui difficile sostenibilità potrebbe portare a breve a una riduzione dei servizi che solo un welfare di secondo livello potrà compensare: «Servirà tempo ma noi andremo avanti a lavorare, passo dopo passo. E ci aspettiamo che nessuno tiri il freno a mano».

IL MODELLO DI SVILUPPO SI CHIAMA MANIFATTURA

Le sfide strategiche meritano impegno. «Il nostro modello di sviluppo non è solo il turismo ma la manifattura. E questo bisogna farlo capire con chiarezza a chi ci Governa».

Specie perché la seconda metà dell’anno sarà decisiva: «La cosa più importante sarà ricominciare a sperare in qualcosa, qualcosa di concreto, come il cambiamento. E, se vedremo che non porterà i risultati sperati, bisognerà avere il coraggio di raddrizzare la barra: dalle istituzioni mi aspetto questo, la capacità critica, la stessa che chiedo alle imprese e alle associazioni. O capiamo che senza impresa non c’è futuro, o dietro l’angolo ci sarà il declino».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Luglio 2018
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