Le famiglie dei ‘bambini di Chernobyl’: “Un’esperienza che riempie la vita”

Undici le famiglie che hanno ospitato altrettanti ragazzini e ragazzine ucraine che vengono dalla zona ancora contaminata dall'incidente del 1986. L'appello ad altre famiglie: "Superate la paura, è una esperienza che riempie"

Samarate generica generiche

È stata una estate ricca di emozioni e affetti, per le famiglie dei “bambini di Chernobyl”, i bimbi ucraini ospitati in Italia – a rotazione – ancora oggi, a distanza di 32 anni dal tragico incidente nucleare.

«Là ci vorranno mille anni perché il terreno sia pulito. I bambini, dopo un mese qui in Italia, cambiano faccia. Acquistano sei mesi di benessere» dice Angela Greco, entusiasta sostenitrice da tanti anni del progetto. L’ospitalità a Samarate ha coinvolto undici famiglie (per altrettanti bambini), coordinate dall’associazione Noi con voi Onlus, nata nel 2002.

«Siamo partiti con qualcosa come 110 bambini» dice Rolando Squizzato, presidente di Noi con voi. «Siamo andati anche negli orfanotrofi, si è man mano sempre migliorato non solo le ospitalità ma anche con le colonie terapeutiche, le adozioni a distanza», lavorando in rete con l’associazione ucraina Difendere i bambini di Chernobyl.

I soggiorno sono durati dal 9 giugno al 14 luglio, per cinque settimane (ma altri due bimbi sono ancora in Italia, su periodi diversi). Tra le famiglie ospitanti alcune sono numerose, come quella di Davide e Raffaella: «Sofia è arrivata che non parlava nè italiano né russo, ma era l’unica a cui non dovevo ripetere le cose due volte» racconta con un pizzico di ironia Davide, durante un incontro di restituzione insieme con l’assessore ai servizi sociali Nicoletta Alampi. «Mi ha stupito l’entusiasmo che hanno i bambini: di fronte alla piazzetta di Tornavento si è illuminata, così quando siamo andati al monte Bianco».

Simone e Lisa sono invece una coppia giovane, appena sposati e in attesa di un bimbo, «molto “lanciati”, curiosi, un po’ incoscienti»: «avevamo voglia misurarci con le parole e concetti sbandierati come accoglienza, ospitalità». L’arrivo di Kyril è diventata «una esperienza totale, che ti mette in gioco totalmente». «Dare energia e impegno restitusisce poi subito alla tua vita: ha reso più piene e appaganti le nostre giornate».

Uno degli aspetti positivi è anche l’esperienza collettiva vissuta dalle famiglie coinvolte: «Abbiamo creato un gruppo in cui sembrava di conoscerci sempre» raccontano Elisabetta e Giovanni, che hanno ospitato Bladislava. «Ci siamo conquistati un po’ a vicenda».

Per alcuni l’esperienza dei “bambini di Chernobyl” è di lungo corso: Angela Greco ad esempio ha ospitato «due bambini che oggi hanno 20 e 21, poi Ivanka di 11 anni, la Olga di 14 anni». Oggi a Samarate ci sono Olga e Andrey Andrey, alle prese con tante curiosità, un po’ di timidezza, ma capaci di sfoderare un buon italiano: «Ho incontrato tanti amici, visto posti belli e anche brutti» racconta con simpatia Andrey, orgogliosamente appassionato di calcio (e, in Italia, tifoso dell’Inter).

Tante le attività organizzate nel mese di soggiorno (le gite in montagna, quella a Volandia, la visita in Comune dove si sono “vestiti” da sindaco con  la fascia, la cena insieme a una festa popolare), mentre adesso già si pensa ai prossimi soggiorni. «C’è sempre bisogno di nuove famiglie» Rolando Squizzato di Noi con voi e il suo vice Alfonso Sapia. «Bisogna superare la paura: più siamo, meglio facciamo» aggiungono Davide e Raffaella, rilanciando l’appello a superare le diffidenze e le preoccupazioni per gli impegni della vita di ogni giorno. «Anzi: più bambini ci sono, più diventa facile inserirli qui in Italia».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 03 Agosto 2018
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