“Ronald l’Italiano” è pronto a prendere il timone della Openjobmetis

Il playmaker americano presentato a Gallarate: «Giocare la coppa mi fa piacere, lavoriamo per tornare ai playoff»

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Nel basket di oggi non è così frequente trovare uno straniero – americano in particolare – al sesto anno consecutivo nello stesso campionato, quello italiano nella fattispecie. Ronald Moore, il nuovo playmaker 30enne della Openjobmetis, ha scelto una strada diversa rispetto a quella che va per la maggiore tra i suoi connazionali: sbarcato in Europa nei campionati “di periferia”, ha trovato estimatori nel nostro campionato e non lo ha più lasciato.

Varese è la terza città italiana per il regista di Philadelphia (stessa città di Mike Green e Maalik Wayns. Anche di Bob Morse, ma quella è un’altra epoca…) dopo Caserta e Pistoia e lui non ha dubbi nel preferire la Serie A ad altri lidi. «Se ho la possibilità di scegliere, rimango da voi: mi piace il livello del campionato ma anche quel che trovo fuori dal campo, dalla storia al cibo. E sono un uomo sposato, quindi il giudizio di mia moglie è molto importante e lei ama vivere in Italia».

Moore si è presentato stamattina – lunedì 3 settembre – nella sede della Openjobmetis, intesa come azienda, a Gallarate. Un luogo “speciale” per un giocatore che, secondo il dg Andrea Conti, è stato scelto per essere leader in campo ma anche fuori, per affiancare i capitani Ferrero e Cain (il pivot è stato nominato “co-capitano” da Caja) nella gestione del gruppo biancorosso. E ad accoglierlo c’erano i padroni di casa, Rosario Rasizza e Marco Vittorelli, con quest’ultimo che è anche il presidente della società. «Siamo felici di avere con noi Moore: nello scorso campionato molte partite si sono decise negli ultimissimi minuti. Avere in squadra un playmaker come lui può fare la differenza in frangenti come quelli».

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Moore tra Vittorelli e Rasizza

Lui, Moore, si diverte a fotografare un quadro che ritrae l’ex compagno Kuba Diawara («Gli mando subito la foto») ma poi è anche serio nel accettare le responsabilità che derivano dal suo ruolo. «Dovrò far rendere al meglio i miei compagni di squadra, ma è una sfida che accetto volentieri e un compito che credo di poter portare a termine. A Varese trovo una società molto organizzata, con un grande seguito di tifosi e con una storia importante, che ben conosco. Tra l’altro, in cinque anni non sono mai riuscito a vincere a Masnago e so bene quanto sia difficile passare qui. Del passato ricordo anche una squadra con un solido sistema di gioco, caratteristica che con coach Caja è ancora più evidente».

Nel corso dell’estate il playmaker si è tenuto in forma con una serie di sedute a ranghi ristretti, pratica ormai comune per tutti i “pro” americani: «Si può sempre migliorare, anche a 30 anni. Per questo tra una stagione e l’altra cerco sempre di lavorare su diversi aspetti del gioco, magari pensando a quello che mi verrà chiesto con la nuova annata».

 

Inevitabilmente, sul discorso sugli obiettivi della nuova Varese ha pesato la “scoppola” rimediata ieri sera a Castelletto Ticino da una AX Milano indiavolata (QUI l’articolo). Moore evita di fare drammi e ci scherza su: «Parlavo con i dirigenti prima della conferenza stampa della partita: ci siamo detti che con questa Milano, non si può fare meglio del secondo posto. Scherzi a parte: la Openjobmetis arriva dai playoff e dovremo cercare di lavorare per quell’obiettivo. Ma credo sia giusto lavorare giorno per giorno, partita per partita. Per quanto riguarda la sconfitta di ieri, inoltre, credo che se c’è un periodo dell’anno in cui sono tollerati gli alti e bassi, quello è il precampionato. Mancano 34 giorni alla prima partita ufficiale: per i primi di ottobre potremo vedere quali saranno le nostre potenzialità».

E con il campionato, ci sarà anche la coppa che Moore ha affrontato solo nel suo secondo anno nel vecchio continente (la Eurocup con la maglia del Turów Zgorzelec). «Sono un giocatore, e mi piace giocare il più spesso possibile. Ci saranno trasferte impegnative ma credo che scendere in campo due volte alla settimana può aiutare la squadra a mantenere alto il ritmo. Chiaramente, nel corso della stagione ci può essere qualche problema di stanchezza o di recupero faticoso dagli infortuni, ma sono cose che si possono mettere in preventivo».

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 03 Settembre 2018
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