I tesori dell’hotel Campo dei Fiori erano in vendita dal rigattiere, sequestrati
Quei reperti erano stati sottoposti al vincolo monumentale che dal 2001 protegge la storica struttura alberghiera. Le indagini dovranno stabilire le responsabilità di chi ha ordinato la loro rimozione
Veri e propri tesori del liberty varesino appartenenti al Grand Hotel Campo dei Fiori in erano tranquillamente in vendita presso un rigattiere nei dintorni di Gavirate.
È probabile che in molti lo sapessero e, un po’ per “distrazione” o sottovalutando la portata della cosa, il fatto è passato sottotraccia fino a quando la visita del vice presidente della sezione varesina di “Italia Nostra” non lo ha portato all’attenzione delle autorità.
Tra molti rottami e qualche oggetto d’antiquariato erano infatti esposti le bellissime lampade a muro in ferro battuto del Mazzuccotelli che erano situate di fianco all’ingresso nord dell’edificio, i due doccioni a forma di drago che caratterizzavano una pensilina sulla facciata sud, una grande fioriera a forma di cratere in ceramica con supporti in legno scolpita con motivi floreali tipici del Sommaruga, che era situato nell’atrio d’ingresso dell’edificio, alcune inferriate in ferro battuto che delimitavano il vano ascensore, parte delle boiseries della sala biliardo ed altri elementi di arredo.
Quando li ha visti Bruno Bosetti, vice presidente di Italia Nostra, ha fatto immediatamente partire la segnalazione alla Soprintendenza ai beni culturali che ha attivato l’ispezione del nucleo Carabinieri di tutela del patrimonio artistico di Monza che ha messo tutto sotto sigillo.
Quei reperti, infatti, erano stati sottoposti al vincolo monumentale che dal 2001 protegge la storica struttura alberghiera al campo dei Fiori. Le mura e tutti gli arredi fissi del Grand Hotel sono protetti e non possono essere toccati senza l’autorizzazione della Soprintendenza ai beni culturali.
“Quegli elementi si trovavano in quel deposito ed erano stati lasciati li in conto vendita – dice l’associazione Italia Nostra -. Ci è anche parso sconcertante che elementi di questo valore siano stati affidati per la vendita a un rigattiere piuttosto che ad un antiquario, il che ci fa capire che non si era neanche consapevoli del loro valore e che pur essendo in bella mostra nessuno li abbia riconosciuti e che abbia denunciato un fatto così grave”.
«Essendo sottoposti ad un vincolo monumentale quei reperti non potevano assolutamente essere asportati – spiega l’architetto Luca Rinaldi, Soprintendente Archeologia Belle Arti Paesaggio Lombardia Occidentale -. Abbiamo provveduto a girare il fascicolo con la segnalazione alla magistratura anche per garantire, come prevede la legge che vengano ripristinati nel loro luogo d’origine».
Le indagini dovranno adesso ricostruire chi abbia dato l’ordine di rimuovere quei reperti per metterli in vendita.
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A parte sapere chi ha dato l’ordine di rimuovere gli elementi possibile che il cosiddetto rigattiere non sappia chi fisicamente gli ha consegnato gli oggetti per rivenderli? Saprà bene a chi avrebbe dovuto girare gli incassi delle vendite.