55° anni fa il Vajont: “Cultura geologica ferma agli anni ’50”
Domenico Angelone, tesoriere CNG: I geologi di oggi, come quelli di allora, sono inascoltati
Erano le 22.39 del 9 ottobre del 1963 quando 263 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal monte Toc precipitando nel bacino creato dalla diga del Vajont e sollevando un’ondata gigantesca, alta 260 metri, causando la morte di 1917 persone.
“Il disastro del Vajont costituisce la fotografia di un Paese miope dal punto di vista della prevenzione e della valorizzazione delle professionalità. I geologi di allora furono inascoltati esattamente come oggi, a distanza di 55 anni, si continua a maltrattare il territorio e a sfidare le forze della natura con il cemento e la perfezione teorica, in accordo con l’approssimazione politica e l’arroganza di chi continua a non voler risolvere il problema alle sue origini”.
Con queste parole Domenico Angelone, Tesoriere del Consiglio Nazionale dei Geologi, ricorda il disastro ambientale e umano più drammatico dal dopoguerra ad oggi, quando, per eccesso di superficialità nell’ignorare gli studi geologici, che dichiaratamente ritenevano la realizzazione della diga non realizzabile per le precarie condizioni morfologiche dei versanti, una frana immensa si riversò nell’invaso facendo tracimare milioni di metri cubi di acqua che, a valle fecero 1917 morti, cancellando per sempre paesi dalla carta geografica.
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