“LegAmi” Paolo Tolu reinventa la sua famiglia tra realtà e fantasia
Lo scrittore vergiatese ha dato alle stampe per "Book Sprint" un romanzo che scava nel difficile mondo dell'infanzia
È uscito per Book Sprint edizioni il libro di Paolo Tolu dal titolo “LegAmi”. Per questa incredibile storia dal sapore autobiografico lo scrittore vergiatese, a tratti in maniera surreale, reinventa alcuni personaggi della famiglia e mette in risalto l’inconscio desiderio di una madre di avere un altro figlio e il desiderio di Marco di avare un fratellino che, nella realtà, è di pura fantasia.
Nel romanzo, tra ipotesi e realtà, il filo conduttore scava in profondità la personalità dei due fratellini coprotagonisti della nuova famiglia nella quale Robertino è in particolare riconosciuto come figlio biologico, anche se non lo è.
Il bambino abbandonato nella stalla, trovato casualmente in un bianco fagottino dal padre di Marco, trova nel figlio un fratellino con cui giocare. Una storia incredibile, sia per la sorte capitata al trovatello, sia per la magia letteraria con cui l’autore incarna l’universo affettivo del padre, della madre e del loro primogenito. È così che un bambino entra a pieno titolo nelle mente di uno scrittore come Francois Rabelais che cita: ” il bambino non è un vaso da riempire, ma è un fuoco da accendere”.
Il desiderio di Marco di avere un fratellino con il quale condividere passioni e giochi, studio e lavoro, e qualche innocua scazzottata fra coetanei, ne formerà la maturità, nonché la sua crescita, che lo unirà a suo fratello.
I personaggi rivisitatati dell’ambito familiare fanno da cornice al romanzo e sono quasi tutti intrisi di antica saggezza, di giustizia morale, su cui si regge l’incredibile storia dei due fratellini.
L’autore potrà comprendere meglio il desiderio legittimo di scavare nel difficile mondo dell’infanzia, dove i due fratellini potranno avere tutte le attenzioni possibili che i genitori hanno loro riservato. Essere consci di ciò per l’autore è estremamente importante. Immedesimarsi nei tanti ricordi attinti nella loro povera infanzia, che nel romanzo sono traslati con umiltà e con la consapevolezza che l’intera umanità sopravviverà grazie all’amore ricevuto dalla madre, dal padre e dai nonni, nel crogiolo della loro difficile esistenza.
Nello scovare i colori seppelliti in un angolo della loro fantasia i fratellini vivono i grigi tormenti della loro esistenza.
“Tu puoi dare dimora al loro corpo, ma non alla loro anima” cita il filosofo Kahlil Gibran. L’autore spesso ignora volontariamente certi passaggi nella cronistoria del romanzo, spesso scivola nelle banalità quotidiane del racconto e nella vita do ogni singolo personaggio, nelle loro curiosità burlesche, spesso abusando del lessico dell’astuzia e dell’inutile tempo consumato a pensare.
Tutto si conclude nella vicenda umana di un bambino, fissato nella memoria di un fotogramma adolescenziale, tra un ciak immaginario nella sceneggiatura di un film di Vittorio De Sica, già pronto per essere montato e il desiderio di Marco di avere un fratellino tutto per se.
Uno scenario, questo, ricco di piccoli segreti e innocue magie nel romanzo fanno parte di una infanzia svelata.
Un vento sentimentale che sussurra nel mondo affascinante degli animali nella omonima fattoria del Pasquèe dove le verità nascoste sono anch’esse custodite da un vento leggero, intriso di antichi misteri che suggellano l’intera trama del romanzo.
Nella consapevolezza di averla raccontata, la creatività con la quale l’autore la scritta, pensando qua e là a personaggi di ieri e di oggi pronti a testimoniare ogni metro quadrato della loro esistenza.
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