Rubavano e rivendevano metalli, sgominata organizzazione criminale

Una vasta operazione dei Carabinieri ha portato all'arresto di 13 persone che hanno realizzato 16 colpi in pochi mesi

Erano organizzatissimi, al punto che in soli 7 mesi erano riusciti a compiere 16 colpi per un valore di 350.000 euro di refurtiva. È la banda che è stata sgominata dai Carabinieri con l’operazione “Mariner 1”.

L’operazione è scattata il 2 ottobre quando nelle province di Milano, Varese, Lecco e Bergamo i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Verbania ed i colleghi dei Comandi dell’Arma territorialmente competenti hanno tratto in arresto 13 cittadini di nazionalità, rumena, ucraina ed italiana i quali. Secondo l’Ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Verbania la banda era organizzata in due distinte associazioni per delinquere che si sono rese responsabili furti aggravati in ditte di metalli, ricettazione e trasferimento fraudolento di valori. Contestualmente ulteriori 3 indagati sono stati sottoposti all’obbligo di firma. Il sodalizio criminale operava in un territorio molto vasto con reati commessi nelle province di Bergamo, Lodi, Monza-Brianza, Novara, Varese, Verbania e Vercelli.

Le indagini hanno preso avvio ad agosto 2017, a seguito del tentato furto presso un’azienda di rubinetteria della provincia di Verbania e dalla quale questa operazione ha preso il nome. Confrontando il modus operandi sono emerse similitudini con altri furti avvenuti in provincia di Novara e quindi l’indagine si è ulteriormente sviluppata.

L’attività d’indagine ha consentito di attribuire agli indagati la responsabilità di 16 tra furti, consumati e tentati nonché 4 episodi di ricettazione, commessi nel periodo da aprile ad ottobre 2017. Complessivamente la refurtiva asportata ammonta a circa 70 tonnellate, per circa 350.000 euro di valore commerciale, parte della quale è stata recuperata e restituita agli aventi diritto. L’organizzazione prendeva di mira aziende per la lavorazione dei metalli, principalmente ottone, dalle quali, dopo aver forzato cancelli e recinzioni ed aver neutralizzato i sistemi d’allarme e/o le telecamere, venivano asportati grandi quantitativi di materiali e, a volte, anche gli stessi mezzi di trasporto lì presenti (furgoni, autocarri ecc.), che venivano utilizzati per prelevare il metallo oggetto di furto, che veniva poi immediatamente trasportato presso un’azienda di recupero metalli della provincia di Monza, all’interno della quale il materiale «acquisiva» lo status di metallo di recupero per poi essere trasformato e conferito ad altre aziende di lavorazione dei metalli. La predetta azienda, rivelatasi fittiziamente intestata ad uno degli operai che vi lavoravano, era in realtà di proprietà e gestita da un soggetto che, all’epoca, si trovava agli arresti domiciliari proprio per reati inerenti la ricettazione di metalli provento di furto. Della «compagine» aziendale faceva parte, oltre ad un altro soggetto, anche il padre del reale proprietario

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Pubblicato il 04 Ottobre 2018
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