Malattie psichiatriche e tossicodipendenza: le emergenze nelle carceri

Basso tasso di vaccinati, alto numero di persone con Aids o sieropositive in ambienti non sempre adeguati. Le priorità sanitarie nelle carceri sono diverse

carcere generiche

Tossicodipendenze e patologie psichiatriche. Sono queste le due emergenze sanitarie che si vivono nelle carceri lombarde. 

I reclusi negli istituti di pena nella nostra regione sono 8439 a fronte di 6226 posti disponibili. Sovraffollamento, promiscuità e situazioni sanitarie complesse sono al centro delle attività di pianificazione della sanità penitenziaria lombarda. 

Tra i problemi principali c’è quello delle coperture vaccinali, statisticamente ben al di sotto di quanto prevedano le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. 

Le celle in cui i detenuti trascorrono la vita sono spesso fatiscenti e sicuramente inadeguate. Se alle condizioni ambientali sommiamo le patologie che i singoli portano con sé e problemi di natura comportamentale, si comprende la complessità dell’attività medica negli istituti di detenzione.  

L’assistenza sanitaria nelle carceri è assicurata dalla presenza di medici del servizio sanitario pubblico: guardie mediche o specialisti delle Asst. La realtà penitenziaria è organizzato come una rete ci sono istituti specializzati in branche diverse della medicina con letti dedicati a certe patologie. La casa circondariale di Busto, per esempio, si è specializzata nel recupero funzionale ortopedico e cardiologico, anche se ci sono molti specialisti che assicurano assistenza alla popolazione reclusa attraverso l’asst Valle Olona. Le emergenze e i trattamenti psichiatrici, invece, vengono smistati in tre centri specializzati: San Vittore a Milano, Pavia e Monza che hanno con posti dedicati alla salute mentale, pochi rispetto alle necessità.

Le principali emergenze sono legate proprio ai disturbi mentali: c’è un’alta correlazione tra malattia psichiatrica e neuropsichiatria infantile e l’attuazione di reati. Derive psicotiche sono sempre più alla base del delinquere. Con l’avvento delle droghe e delle nuove sostanze, inoltre, il rapporto tende a crescere.

Secondo i dati resi pubblici dal responsabile della medicina penitenziaria regionale dr Roberto Ranieri, nell’istituto di pena di Opera, dove si ritrovano le persone con pene più lunghe, dei 1350 carcerati presenti il 2% è risultato positivo all’HIV e da questa percentuale più della metà ha l’aids: di questa ultima percentuale il 18% è straniero con un’età media  47 anni. Nella casa circondariale di San Vittore,dove stazionano in attesa di giudizio o per condanne di breve durata, degli 890 reclusi presenti il 3,4% è sieropositivo mentre il 33% ha la malattia conclamata ( un terzo dei malati è straniero ultraquarantenne).

Nel carcere di Bollate, infine, su 1330 detenuti, il 29% è malato di Aids e il 17% è di origine straniera.

Tubercolosi, epatiti, hiv: nelle carceri il contagio è superiore. Ma mentre, se si parla di sieropositività, i dati tra popolazione esterna al carcere e popolazione interna sono sovrapponibili, per l’epatite C il tasso di malattia è 10 volte maggiore ( a anche a causa dello stato di tossicodipendenza)

Quello delle malattie infettive, dunque, è l’altra grande emergenza con cui devono  fare i conti i medici. 

Ambienti promiscui, ma anche comportamenti scorretti, tatuaggi e sesso non protetto sono di solito i maggiori vettori di infezioni. Capita sovente, inoltre,  che le persone affette da malattie infettive ignorino il proprio stato di salute: in questi casi, se non esiste collaborazione, diventa complicato fermare il virus proprio a causa delle condizioni di vita carceraria. C’è anche chi non vuole parlare del proprio stato di salute per ragioni di privacy o non vuole sottoporsi a cure nel timore di indebolirsi ed essere discriminato dal branco. L’emergenza più preoccupante si registra all’istituto minorile Beccaria dove il tasso di ragazzi vaccinati è ben al di sotto dei livelli raccomandati. 

Tra i progetti c’è una campagna di vaccinazione ad ampio raggio soprattutto per quel che riguarda l’epatite C, ma c’è attenzione anche per antitetanica, soprattutto per quanti sono impegnati in attività agricole, e  antimeningococcica e antipneumococcica.

 ntre il 2% è sieropositivo: di questa ultima percentuale il 18% è straniero con un’età media  47 anni. Nella casa circondariale di San Vittore, dove stazionano in attesa di giudizio o per condanne di breve durata, degli 890 reclusi presenti il 3,4% è sieropositivo mentre il 33% ha la malattia conclamata ( un terzo dei malati è straniero ultraquarantenne).

Nel carcere di Bollate, infine, su 1330 detenuti, il 29% è malato di Aids e il 17% è di origine straniera.

Tubercolosi, epatiti, hiv: nelle carceri il contagio è superiore. Ma mentre, se si parla di sieropositività, i dati tra popolazione esterna al carcere e popolazione interna sono sovrapponibili, per l’epatite C il tasso di malattia è 10 volte maggiore ( a anche a causa dello stato di tossicodipendenza)

Quello delle malattie infettive, dunque, è l’altra grande emergenza con cui devono  fare i conti i medici addetti alle carceri. 

Ambienti promiscui, ma anche comportamenti scorretti, tatuaggi e sesso non protetto sono di solito i maggiori vettori di infezioni. Capita sovente, inoltre,  che le persone affette da malattie infettive ignorino il proprio stato di salute: in questi casi, se non esiste collaborazione, diventa complicato fermare il virus proprio a causa delle condizioni di vita carceraria. C’è anche chi non vuole parlare del proprio stato di salute per ragioni di privacy o non vuole sottoporsi a cure nel timore di indebolirsi ed essere discriminato dal branco. L’emergenza più preoccupante si registra all’istituto minorile Beccaria dove il tasso di ragazzi vaccinati è ben al di sotto dei livelli raccomandati. 

Tra i progetti c’è una campagna di vaccinazione ad ampio raggio soprattutto per quel che riguarda l’epatite C, ma c’è attenzione anche per antitetanica, soprattutto per quanti sono impegnati in attività agricole, e  antimeningococcica e antipneumococcica.

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 09 Novembre 2018
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