Marcelo, dagli hot dog a San Paolo al trionfo a Street Food Battle

Marcelo Montuori in Brasile accompagnava la madre con un carrellino per hotdog. In Italia da 17 anni è diventato un "re" dello street food e ha vinto la seconda edizione del contest televisivo su Mediaset

Street Food Battle Marcelo Montuori

A sette anni vendeva hot dog con la madre, nei quartieri di San Paolo. E oggi è uno dei “re” dello street food in Italia: una storia di successo che Marcelo Montuori ha visto riconosciuta (anche) grazie al primo posto conquistato a Street Food Battle, la trasmissione di Italia 1 che mette in gara i maestri della cucina di strada.

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Marcelo: dal Brasile a Gallarate, trionfa a Street Food Battle 4 di 18

«Mio nonno paterno era di Salerno, è emigrato in Brasile a San Paolo. Io sono arrivato in Italia nel 2001, a 18 anni, per studiare. Oggi vivo in Italia da 17 anni» spiega Marcelo, che dal 2003 è di casa a Gallarate, nel periferico quartiere di Moriggia.

Quando si domanda da dove è partita la sua passione per lo street food, la sua risposta non porta alla tendenza “di moda” in Italia da qualche anno, ma alle condizioni difficili della sua infanzia. «È nata dalle difficoltà economica che vivevamo a San Paolo: mia madre viveva una condizioni difficili: era divorziata, faceva la dialisi. Quando io avevo 7 anni mia madre ha iniziato a vendere hotdog per strada, insieme a me e a mio fratello. Spingevamo il carrellino fin davanti all’ingresso della scuola che frequentavamo noi, andavamo lì per trovare persone che conoscevamo e proporre gli hotdog. Mia mamma è mancata a 15 anni, vivendo poi con mio padre ho avuto un’altra vita, più comoda, ho avuto possibilità di trasferirmi in Italia da solo. Grazie a mia madre è cresciuto un Marcelo più solido: in Italia ho fatto il cameriere per pagarmi l’affitto, per pagare la scuola privata. Sono venuto a Milano perché era una realtà più industriale e speravo di trovare lavoro più facilmente».

Dopo un’esperienza lavorativa come dipendente, Marcelo ha perso il lavoro e si è lanciato nello street food, questa volta “agganciando” davvero la passione di tanti per il cibo di strada e i truck con proposte originali. «Da due anni e mezzo faccio questo lavoro, mi sento padrone di me stesso. Ma tutto nasce da conoscenze, amicizie, amore che ho incontrato». E qui Marcelo ricorda tutte le persone incontrate: «Senza l’aiuto degli amici, senza la loro spinta, non sarei mai partito con il mio “Cubo”». Una cucina mobile, recuperata da una precedente esperienza che l’amico Andrea Riva aveva portato avanti con un chiosco a Busto. E poi ci sono Antonio e Michele Garzo, che l’hanno aiutato a trasportare il Cubo nel primo periodo: «Dopo grazie all’Aurora srl della famiglia D’Agostino ho recuperato un altro mezzo e ho iniziato a girare da solo». E ancora c’è Michela Ferro che con la sua Chocolat Pubblicità ha creato un circuito di street food di successo, in cui Marcelo e la sua picanha sono ormai presenza fissa.

E la sfida in tv? Marcelo si è messo in gioco insieme a Herbert, il suo dipendente anche lui di origine brasiliana. «C’erano cinque categorie diverse, noi abbiamo partecipato come categoria latino». Sono passati dalla selezione di categoria – con tre sfidanti – e poi da una serie di scontri diretti e scontri-riperscaggio: «Alla quarta puntata ci siamo misurati con Osteria Chef in Viaggio, gente che fa questo mesterie da trent’anni». Sfida finale con L’angolo di Pe, ragazzi calabresi trasferitisi in Emilia. Giudici: «cento persone affamatissime» (in palio: un food truck vintage).

Come hanno vinto? «Con il mix tra qualità del prodotto e modo di fare, mettendo insieme la gioia del Brasile e i sapori della cucina italiana». Da provare: i “classici” della loro proposta sono la  Picanha’s Cube («nostro piatto forte, che unisce zucchina grigliata, pomodorini secchi, picanha, salsa verde che chiamiamo “paulista”») e il Padão, carne brasiliana su letto di insalata, scaglie di parmigiano e maionese fatta in casa. Ingrediente segreto: il pane, «l’hanno detto tutti». Pane prodotto ad Arsago Seprio da Pan per focaccia, a completare la proposta culinaria tra locale a globale.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 12 Novembre 2018
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