Novara: “Cambiare la scuola si può“
Il rapporto tra pedagogia e mondo dell’informazione al centro di un incontro di Glocal che ha visto la partecipazione di Daniele Novara, uno dei più autorevoli pedagogisti italiani
Basta la deontologia a stabilire i confini di una notizia che riguarda i minori? Perché alcuni disagi che bambini e adolescenti vivono, vengono trattati dai media solo quando sfociano in episodi di cronaca? Che differenza c’è tra prepotenza e casi di bullismo? Esiste un modo “sano” di litigare tra coetanei?
Pedagogia e giornalismo intrecciano ogni giorno il loro percorso ma non sempre l’effetto che ne consegue è virtuoso. Se ne è discusso questa mattina a Festival Glocal nel corso di un incontro che ha visto la partecipazione di Daniele Novara, uno dei più autorevoli pedagogisti italiani, intervistato da Michele Mancino, vicedirettore di Varesenews e Barbara Boggio, pedagogista e autrice del libro “Per tentativi ed errori”.
“È la prima volta che mi invitano a discutere del rapporto tra pedagogia e informazione – ha esordito Novara – ma non perché non sia importante. Forse non è ancora stata avviata una riflessione seria sul rapporto tra questi due mondi. Oggi come non mai è fondamentale ragionare sul modo in cui vengono affrontate le notizie che riguardano bambini e ragazzi, usare le parole giuste, dare il peso corretto a ciò che accade a scuola”.
Da Don Milani a Danilo Dolci, dalle trappole del web ai modelli di genitorialità distorti amplificati dai social network, dal ruolo educativo “a rischio estinzione” della scuola ai limiti del modello attuale: l’intervento di Novara ha affrontato nuove sfide e nodi irrisolti della nostra società, toccando in particolare quello della formazione degli insegnanti e degli educatori.
“Quando si lavora con i bambini la motivazione “amo stare con i bambini” non basta e nemmeno la preparazione, tantomeno le competenze manageriali. Purtroppo, una formazione limitata in materia pedagogica, può creare problemi per i bambini e non solo. Quando ho presentato le mie proposte per cambiare la scuola mi è stato detto “auguri, è come modificare un pachiderma”. Io non lo credo, non è detto che le cose se non funzionano debbano rimanere come sono. Siamo ancora in tempo per cambiare”
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