Il Campiglio spilla l’ultima birra a fine anno: “Chiudo ma spero di aver lasciato il segno”

Probabilmente Eugenio lo ha già detto altre volte ma questa, purtroppo, è quella buona e lo testimonia la voce rotta dall’emozione mentre lo racconta in questa sua ultima intervista

Il 30 dicembre di questo 2018 Eugenio Ongaro spillerà l’ultima birra del Campiglio, lo storico locale di Oggiona con Santo Stefano.

Probabilmente lo avevate già sentito dire altre volte ma questa, purtroppo, è quella buona e lo testimonia la voce rotta dall’emozione mentre lo racconta in questa sua ultima intervista.

L’avventura di Eugenio in via Campiglio è cominciata insieme alla sorella Marina nel 1996, quando hanno rinnovato completamente il locale gestito dai loro genitori. Da bar di paese, dopo 5 mesi di ristrutturazione, divenne una “brasserie”: un locale dove si mangia e si beve birra di qualità.

E proprio la qualità è sempre stata il pallino fisso di Eugenio Ongaro che ad ogni birra spillata in questi 22 anni ha ripetuto un rito rigoroso e raffinato nel tempo per servire ai suoi clienti il miglior prodotto possibile.

La videointervista a Eugenio

«La verità è che sono stanco – racconta Eugenio -. Questo lavoro è la mia passione e voglio smettere prima che cominci a pesarmi davvero. Cambierò vita ma per ora so che questo addio fa molto male a me e forse un po’ anche ai miei clienti che ho visto crescere in questi anni».

Il Campiglio è stato un locale di successo, ritrovo per giovani, adulti e famiglie. Sotto il suo tetto ha ospitato chiacchiere, post partita delle squadre sportive locali, tifosi e tanti estimatori di birra. Con la passione di Eugenio per la bevanda al luppolo il locale è diventato anche un punto di riferimento, sperimentazione e ricerca sul mondo della birra.

«Sono stati gli anni più belli della mia vita – racconta Eugenio – e come in tutto quello che ho fatto spero solo di aver lasciato il segno».

Non è la prima sfida quella che Eugenio ha vinto al Campiglio. Negli anni ‘80 ha dovuto reinventarsi dopo che l’alimentari che gestiva in paese è stato travolto dall’arrivo della grande distribuzione: «in un mese dall’arrivo del primo supermercato il nostro volume d’affari si è era dimezzato. Ho chiuso la saracinesca con tanti debiti e troppi soldi difficili da riscuotere». Da Oggiona si è spostato a gestire lo spaccio dell’ospedale di Circolo a Varese: «ci ho lavorato 8 anni con un ritmo da paura ma mi ero appassionato anche di quel posto fino a quando i nostri genitori non mi hanno convinto a ritornare e prendere l’attività di famiglia».

Come è proseguita la storia i suoi clienti lo sanno bene: «ne ho visti crescere tanti e mettere su famiglia in questi anni – spiega Eugenio con il groppo in gola -. Quando mi inventai l’ora felice del martedì e mercoledì sera qui si è riempito all’inverosimile di giovani che venivano solo per bere tanto. Io ho sempre fatto di tutto per raccontargli la qualità di quello che bevevano e negli anni hanno imparato che più che bere tanto è importante bere bene: un prodotto sano e di qualità».

eugenio ungaro campiglio

Cosa accadrà tra le mura del Campiglio dopo il 30 dicembre? «Nulla, chiuderò e basta perché noi abitiamo qui sopra e sarebbe difficile cederlo a qualcuno. Io mi riposerò un po’ ma mi piacerebbe comunque fare qualche corso di introduzione alla birra o dare dei consigli a chi vuole fare questo lavoro. Una cosa è certa, questo posto mi mancherà e i nostri clienti ancora di più».

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Dicembre 2018
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