Fondi persi con la chiusura della Quiete: “Un insulto alla città se non fossero restituiti”
Regione Lombardia non ha più dato alla città i 480.000 euro assegnati alla Quiete per le prestazioni sanitarie. Il Presidente Monti assicura il suo impegno perché ritornino al territorio
Quasi mezzo milione di euro sottratto a Varese nel 2018. È il prezzo che la città ha pagato per la chiusura della Quiete. La storica casa di cura, che ha smesso ogni attività il 30 maggio 2017, aveva riconosciuto da Regione Lombardia un budget di 480.000 euro per effettuare visite specialistiche e indagini diagnostiche con il regime del servizio sanitario.
Le vicende giudiziarie della proprietà hanno di fatto bloccato quei fondi che non solo non sono stati più assegnati alla Quiete, come è normale, ma non sono stati più riconosciuti al territorio: nessuno degli operatori privati o pubblici ha usufruito di quei fondi per aumentare il numero delle visite e delle indagini diagnostiche.
Chiaramente, il fatto che non si siano più destinati quei fondi ha fortemente penalizzato il sistema dato che, comunque, i cittadini che chiedevano prestazioni sono andati a cercare altrove risposte alle proprie esigenze di sanità. La domanda di prestazioni è rimasta inalterata.
Il diritto a ricevere quel “capitale” sanitario è stato rivendicato anche dal presidente della Commissione sanità lombarda Emanuele Monti che, durante la visita al centro sanitario Malpensa Med, ha affrontato la questione: « Ats Insubria, che gestisce i fondi per il territorio – ha spiegato Monti – si è trovata a dover affrontare una delicata questione dai risvolti giudiziari e formali. Quei fondi, però, appartengono alla città di Varese e in corso di programmazione, andranno ristabiliti. Togliendomi la giacchetta da presidente e indossando quella di semplice varesino, io assicuro che vigilerò perchè quel budget non assegnato nel 2018 torni il prossimo anno. Sarebbe un vero insulto alla città se venisse destinato ad altre province o attività. Dal prossimo anno, quindi, i fondi regolari per le attività sanitarie varesine, andranno aumentati di 480.000 euro, la cifra che è mancata quest’anno».
Il mondo sanitario pubblico e privato convenzionato attende da giugno 2017 che si faccia chiarezza sul “dopo Quiete”, una perdita per la città non solo dal punto di vista sentimentale e sanitario ma anche per le conseguenze meramente economiche.
Monti ha espresso anche la necessità di un rilancio dell’ospedale cittadino e di tutta l’Asst Sette Laghi che ha bisogno di tornare a esprimere eccellenze e innovazioni. Sul presidio di Cuasso ha detto chiaramente che la struttura, così com’è, è un costo ormai insostenibile: « È come un hangar costruito quando si aveva una flotta di aerei. Ora che si utilizzano i droni, l’hangar va ridimensionato per renderlo adatto al nuovo scopo».
Il presidente della commissione sanità è tornato a parlare anche dell’Università dell’Insubria ( affrontata anche nel corso della serata organizzata sul futuro del Del Ponte) auspicando un rilancio delle sue attività scientifiche e didattiche, per ricoprire il ruolo culturale un po’ appannato, soprattutto nel campo delle scienze della vita.
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Mi sento di condividere il fatto che l’ospedale di Cuasso è perfettamente inutile da tenere aperto vista anche l’ampiezza spropositata per i servizi ospedalieri offerti. Il personale medico e sanitario andrebbe spostato al Circolo in modo da aumentare le prestazioni e ridurre i tempi di attesa.