Il 2019 dell’economia comincia al rallentatore, l’analisi di Confartigianato
Spiega il presidente Davide Galli: "non possiamo che parlare di indebolimento complessivo, aggravato dalle incertezze legate all’incredibile esito del voto sulla Brexit e allo shutdown ancora in atto negli Stati Uniti"
Milano resta testa di serie, ma rallenta. Varese tallona la seconda classificata in Lombardia, Lodi. Mantova cucchiaio di legno.
I dati di questa classifica emergono dall’analisi condotta dall’Osservatorio Mpi di Confartigianato Lombardia su sei indicatori relativi (totale imprese, totale imprese artigiane, export totale prodotti manifatturieri, export prodotti realizzati nei settori ad alta concentrazione di Mpi, finanziamenti concessi al totale delle imprese e finanziamenti concessi a imprese con meno di venti addetti) e quattro variabili chiave (imprenditorialità, artigianato, export e credito).
«Il bilancio – rileva il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli – è quello di una frenata della crescita degli indicatori o, comunque, di una sostanziale stagnazione».
L’indicazione che arriva da questi primi quindici giorni del 2019 è, in questo senso, incontrovertibile. «La recessione è all’orizzonte» ha dichiarato qualche giorno fa al Financial Times il vicedirettore del Fondo monetario internazionale, David Lipton, con riferimento diretto al rallentamento della Cina, le cui esportazioni, nell’ultimo mese dell’anno, hanno segnato una flessione del 4.4 per cento rispetto allo stesso mese del 2017 e le importazioni sono andate in picchiata del 7.6 per cento.
La stessa Banca centrale europea, attraverso le parole del numero uno Mario Draghi, ha espresso cautela nei confronti della situazione economica, confermando la necessità di un «significativo ammontare di stimolo monetario». Il tutto mentre la produzione europea delineava un calo dell’1.7% in novembre e la stessa locomotiva tedesca incassava nell’anno appena terminato la crescita più debole degli ultimi cinque anni, con un Pil salito dell’1.5% rispetto al 2.0% del 2016 e del 2017.
«Non possiamo che parlare di indebolimento complessivo, aggravato dalle incertezze legate all’incredibile esito del voto sulla Brexit e allo shutdown ancora in atto negli Stati Uniti» prosegue Galli, che inserisce l’andamento tendenziale emerso dall’elaborazione di Confartigianato Lombardia in un quadro internazionale da allerta.
Certo la provincia di Varese rimane “ai piani alti” della classifica delle province lombarde con tre indicatori positivi (export prodotti manifatturieri, export realizzati nei settori ad alta concentrazione di Mpi e credito totale) e altrettanti negativi (totale imprese, totale imprese artigiane e totale credito alle piccole imprese). Ma il quadro complessivo non è roseo. «Innanzitutto, come detto in una recente analisi realizzata in collaborazione con Teh Ambrosetti, persiste la decrescita del numero di imprese, segno che molte, specialmente quelle di piccole e piccolissime dimensioni, risentono ancora oggi delle conseguenze negative della crisi e, al contempo, non possono contare su un facile accesso al credito – è l’interpretazione del presidente Galli – C’è poi da sottolineare che Varese si colloca nel gruppo delle quattro province lombarde (con Bergamo, Brescia e Lecco) che ha impiegato più tempo a recuperare i livelli pre crisi».
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