L’umanità dell’Italia migliore dietro alle storie di chi ha vinto le fiamme
Volontari di ogni età che per giorni hanno lavorato senza sosta per sostenere le squadre d'intervento sui boschi. «Il vero brindisi arriverà quando comincerà a piovere»
«Sei della proloco?» «No, sono una Gannese che vuole dare una mano a chi sta salvando i miei boschi». È un mondo a sé quello dei volontari del campo base, e lo raccontano le poche parole di Elisa, che per giorni ha servito ai tavoli e aiutato in cucina. Come lei, decine di altre persone: tanta passione, lavoro, stanchezza e sorrisi. In una parola: umanità. In due: l’Italia migliore.
Un mondo, quello del campo base, in cui per comunicare si usano le radio e dove le cartine geografiche ingombrano i tavoli. Ma anche l’ambiente in cui si vede quella solidarietà troppo spesso solo chiacchierata. Quella degli uomini e delle donne che hanno passato giornate sui monti a combattere l’incendio la conoscete, quella che si è creata attorno a loro forse no.
Quando venerdì è sorto il sole dopo la prima notte di fuoco, nel pratone ghiacciato di San Gemolo il primo campo base c’era già. Sono stati i ragazzi della Croce Rossa a montarlo, portando lì il loro ufficio mobile e montandoci davanti un gazebo riscaldato con tavoli e corrente elettrica. Un lusso, dove la temperatura non ha mai superato lo zero.
E mentre i volontari salivano sui monti a costruire linee tagliafuoco si è iniziato a pensare a come farli mangiare. Sono bastate un paio di telefonate e al Tigros panettieri e salumieri hanno iniziato a preparare centinaia di panini, spedendo a Ganna 350 sacchetti con due panini, due bottigliette d’acqua e un dolcetto. Ma poi i volontari sono aumentati e i panini non bastavano più. Ma anche qui un’altra semplice telefonata ha risolto tutto: in poco tempo dal Centro Polivalente Anziani di Induno Olona sono partiti due minivan pieni di cibo.
Nel frattempo anche tanti di quelli che amano quelle valli si sono chiesti cosa potessero fare per aiutare chi stava lottando senza sosta contro il fuoco. Uno dei primi è stato un bimbo di 9 anni che da grande sogna di fare proprio il vigile del fuoco. Con il suo papà è arrivato sul pratone con una borsa di termos pieni di the e caffè bollenti. Ha iniziato a girare per il campo, avvicinandosi a volontari e pompieri, porgendo loro un bicchiere fumante che oltre a scaldare i corpi scaldava anche i cuori.
E in tanti hanno iniziato a fare lo stesso. Dall’altro lato della statale, dall’agriturismo Baita San Gemolo, gli operatori della Croce Rossa facevano avanti e indietro con grosse pentole di the e cartoni pieni di pizza. Torte, panettoni, altri termos hanno iniziato a comparire per tutti i giorni successivi. Il 6 gennaio sono arrivati anche i cammelli di pasta sfoglia, per ricordare anche a chi lottava sui monti che era l’Epifania.
Poi è arrivata domenica, la giornata più difficile. La giornata in cui si credeva di aver battuto il fuoco, in cui molti volontari hanno creduto che il giorno dopo sarebbero tornati alla loro vita normale, tra lavoro e famiglia. E invece no. Il vento ha riacceso i focolai, spinto il fuoco fino al bordo del campo base e costretto tutti all’evacuazione. Gazebo chiusi, tavoli smontati e gruppi elettrogeni caricati sui furgoni per raggiungere il nuovo coordinamento delle operazioni: Prato Airolo, l’area feste a due passi dalla sede del Comune a Ganna.
E mentre i volontari dell’antincendio tornavano sul fronte del fuoco ad altri è iniziato a squillare il telefono: agli uomini e alle donne della Pro Loco della Valganna. Per giorni questi volontari -aiutati anche da semplici cittadini- hanno accudito tutti quelli che passavano per il campo base preparando pranzi e cene, tenendo sempre pronti the e caffè e tagliando le torte e i panettoni che pian pianino sono arrivati.
Anche perché gli aiuti sono stati tanti. Lunedì sera al campo base è arrivata una chiamata: «Che faccio? porto un risotto?». La telefonata arrivava dal ristorante Tre Risotti, giunto poi al campo base qualche ora più tardi con un gigantesco pentolone pieno di risotto allo zafferano e salsiccia. Tra le Land Rover con le insegne dell’antincendio boschivo e le autobotti dei Vigili del Fuoco ad un certo punto è arrivato anche un altro furgone, sulla fiancata c’era scritto Carlsberg. La fabbrica di birra, una volta rassicurata del fatto che le fiamme non avrebbero raggiunto lo stabilimento di Induno Olona, ha infatti deciso di ringraziare chi stava lavorando sui monti con quello che da quelle montagne nasce, la Birra Poretti.
E ad un certo punto sui tavoli del campo base sono arrivati anche degli spumanti. Il destino ogni tanto gioca qualche scherzo e così il direttore del Parco Campo dei Fiori, Giancarlo Bernasconi, ha compiuto 60 anni proprio mentre le sue montagne erano avvolte dal fuoco. Sorrisi e pacche sulle spalle, per stemperare la tensione e ricordare che la vita va avanti. E quando lunedì sera un bicchiere è arrivato tra le mani anche del DOS Alessandro De Buck il messaggio è stato chiaro: «Beviamo sì, ma io brindo solo quando arriverà la pioggia».
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