“Mi chiedono 6 mila euro per portare in Italia mia moglie e mia figlia”

La denuncia di Shoheg Abu Ahamad, in Italia con un permesso di soggiorno illimitato: ha avviato le pratiche per il ricongiungimento famigliare due anni fa, senza avere risposte ufficiali dal Bangladesh

Generico 2018

«Aiutatemi a portare qui mia moglie e mia figlia, mi mancano molto ma dal Bangladesh mi chiedono migliaia di euro per procedere».

L’appello lo lancia Shoheg Abu Ahamad, 32enne nato a Comilla, città in Bangladesh di 1 607 000 abitanti, situata a circa 100 chilometri a sud est della capitale Dacca. La moglie ventenne (malata) è rimasta là con la figlioletta di 2 anni, mentre lui ha trovato lavoro a tempo indeterminato come responsabile di cucina al Mukkala, ristorante di Galliate Lombardo. Vive ad Azzate e ha un permesso di soggiorno illimitato, ottenuto nel 2016 dopo essere arrivato in Europa nel 2009, in Austria prima e in Italia poi.

Shoheg sta cercando dal febbraio 2017 di portare in Italia moglie e figlia: ha inoltrato la richiesta di ricongiungimento famigliare ed espletato le pratiche, ma dal suo Paese di origine non ci sono risposte. Ha contattato l’ambasciata e il consolato, ma l’unica mail ricevuta in questi 24 mesi di estenuante attesa conteneva un laconico “la pratica è stata aperta, ci facciamo sentire noi”. In più c’è il fenomeno dei broker, spregiudicati personaggi che promettono di risolvere le pratiche in tempi brevi, previo pagamento di cifre a 3 zeri: «A me hanno chiesto 6 mila euro ed anche ad alcuni miei amici è capitata la stessa cosa. Io voglio rivedere mia moglie e mia figlia, riesco a parlarci solo via Whatsapp, non è giusto che per colpa della lentezza della burocrazia o per malaffare non si applichi la legge».

Conferma quanto affermato da Shoheg l’avvocato del Foro di Milano Simonetta Lo Re che in questi anni ha seguito molti casi di uomini del Bangladesh nelle stesse condizioni del 32enne residente ad Azzate: «Purtroppo è successo in passato e succede ancora – spiega -. Qualche tempo fa ho interessato il Ministero degli Esteri e alcune situazioni si sono risolte, ma resta una difficoltà di rapporti con l’ambasciata bengalese: non rispondono mai, nè al telefono nè alle pec, rimandano ad una società cha fa da intermediaria e il risultato è che non si riesce mai ad avere un contatto diretto. In più ci sono i broker che propongono soluzioni salatissime, e qualcuno ci casca anche. Ci sono situazioni molto problematiche, donne sole che sperano di poter raggiungere i propri mariti, spesso molto giovani e con figli. Farò nuovamente pressione perchè si risolva questa situazione incresciosa».

di
Pubblicato il 21 Gennaio 2019
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