Suor Marcella vuole portare in Europa quaranta ragazzi da Haiti

Luigi Bozzetti, della fondazione che aiuta suor Marcella, racconta il progetto per portare 40 minori tra i 10 e i 14 anni in Italia o in Spagna. L'orfanotrofio di Port Au Prince non chiuderà

villaggio italiano suor marcella haiti

“Cari amici, gli avvenimenti degli ultimi tempi in Haiti hanno segnato in maniera evidente e decisiva anche la nostra opera” così Luigi Bozzetti, vice presidente della Fondazione Via Lattea, scriveva in un post sulla pagina Facebook della fondazione prima di Natale.

Il ritorno della violenza nelle periferie della capitale di Haiti

La situazione attorno a suor Marcella, che da anni gestisce l’orfanotrofio nella baraccopoli La Saline di Port-au-Prince, negli ultimi tempi si è deteriorata sempre di più: dallo scorso 13 novembre infatti, nella favela sono scoppiate delle rivolte, per mano delle bande armate che stringono nella loro morsa l’agglomerato urbano, che hanno portato al massacro di circa 60 persone, un turbinio di violenza che ha investito anche la missione, che più e più volte è stata vittima di furti di viveri, medicinali e anche mobili, senza contare le minacce personali all’incolumità della suora e dei dipendenti della struttura (ve ne avevamo parlato qui).

Haiti non è sicura e non ha un futuro

Tutti questi avvenimenti hanno portato ad un accelerazione della “fase-2” del progetto, come ci spiega proprio Bozzetti: “E’ come se fossimo tornati al punto di partenza. Si ritorna ciclicamente in queste situazioni di massima tensione, dove in ogni momento tutto può esplodere. Cerchiamo di dare seguito al progetto perché abbiamo capito che non c’è speranza di cambiamento, e per questo c’è urgenza di attuarne l’evoluzione: stiamo lavorando con le istituzioni per portare in Europa una quarantina di ragazzi dell’orfanotrofio, quelli in età scolastica (i due più grandi hanno 14 anni), soggetti a rischio perché secondo la legge haitiana dovrebbero già essere fuori dalla struttura”.

Italia o forse la Spagna per i ragazzi tra i 10 e i 14 anni

Dovrebbero dunque essere abbandonati per le strade di La Saline con l’unica prospettiva di diventare carne per le bande armate e scialacquando il lavoro fatto nella missione. Se per i permessi di uscita haitiani la maggior parte del lavoro è già stata espletata, la Fondazione sta cercando di capire con quali modalità i bambini potranno essere accolti. Dato che in Italia (la Fondazione Via Lattea ha una casa a disposizione a Cannare, vicino ad Assisi) per l’ottenimento del visto studio bisogna avere minimo 14 anni, si sta lavorando per capire se è possibile il rilascio del permesso sulla base del progetto o se virare sulla più flessibile Spagna, che permette a chi ha almeno 10 anni di risiedere nel paese per studiare.

Suor Marcella non vuole abbandonare i 100 bambini che rimarranno ad Haiti

La speranza è che suor Marcella possa rientrare in patria a febbraio, per seguire da vicino l’iter burocratico e prendersi poi l’impegno di continuare il lavoro fatto con i ragazzi: “L’idea – continua Bozzetti- è che solo grazie all’educazione il popolo haitiano si possa tirare fuori dalla situazione di degrado e di enorme povertà che ogni giorno permette il brulicare di situazioni pericolose. Non siamo in fuga, stiamo facendo un passo indietro riguardo alla nostra presenza fisica in Haiti, ma continueremo a sostenere l’orfanotrofio in tutto e per tutto, anche perché lì rimarranno un centinaio di bambini piccoli. Tutto questo passa dalla responsabilizzazione del personale locale, e da una congregazione di suore (le “Mamme degli Orfani”) che negli ultimi giorni si sono rese disponibili a subentrare nella gestione fisica della struttura. Speriamo di aprire così un ciclo che permetta agli orfani di vedere un futuro diverso, oltre i muri della baraccopoli”.

L’aiuto di Busto Arsizio 

La gara di solidarietà si è già scatenata, e culminerà probabilmente venerdì 18, quando dal palco del Teatro Sociale, alla serata di bilancio di metà mandato, il sindaco Emanuele Antonelli chiederà una mano a tutti i bustocchi. “Ci fa piacere che in questo momento di emergenza le persone si sentano in dovere di aiutarci: in tanti si sono sentiti toccati e si sono fatto coinvolgere, e questo non può che far piacere: ci piacerebbe però che emergesse la bellezza di quest’esperienza più che la sua difficoltà intrinseca.”. La situazione è purtroppo sempre precaria ad Haiti, e la Fondazione sta lavorando per accorciare i tempi del trasferimento. Per essere aggiornati sulle sue iniziative vi lasciamo il link al loro sito ufficiale: www.fondazionevialattea.org.

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Pubblicato il 15 Gennaio 2019
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