Una “trincea” d’acqua per difendere la Martica dal (possibile) ritorno del fuoco
Una rete di 2.500 metri di manichette e 5 vasche è in grado di portare acqua fino in cima alla Martica. Un'opera costruita per la paura che mercoledì il vento riaccenda le fiamme
C’è un nuovo acquedotto che percorre la Martica. Anzi, due. Lo hanno costruito gli uomini e le donne della protezione civile in una lunga e faticosa giornata di attesa. Attesa per il favonio, il vento caldo che domani su queste montagne potrebbe arrivare a toccare anche i 70 chilometri orari e che tutti temono possa riaccendere il fuoco.
Sono ancora tante le zone sulla montagna in cui le braci roventi stanno covando. I lavori di bonifica sono andati avanti per tutta la giornata (qui vi spieghiamo cosa sono e perché sono importanti) ma il fuoco ha percorso 350 ettari, impossibili da bonificare tutti in 24 ore.
Così oggi ci si è preparati al peggio -cioè al ritorno di un fronte del fuoco- portando l’acqua in cima alla Martica con quella che in gergo tecnico si chiama catena d’acqua. Un’operazione facile a parole, difficilissima da fare. Si tratta di una lunga sequenza di vasche, pompe e manichette che portano l’acqua fino in cima al monte per dare battaglia al fuoco. Qui ne hanno realizzate due: una che sale dalla torbiera di Ganna lungo il sentiero 15 e un’altra che arriva in cima partendo dai Valicci. In totale ci sono cinque vasconi che possono contenere migliaia di litri d’acqua riforniti da una rete di circa 2.500 metri di tubi alternati in una serie di valvole che consentono alle manichette dell’antincendio boschivo di attaccarsi anche lungo i sentieri.
Il vento potrebbe infatti portare con sé un’altro problema, quello del tenere a terra elicotteri e aerei. Se infatti il vento dovesse essere troppo forte, i mezzi saranno costretti a rimanere a terra e quindi quella costruita oggi potrebbe essere l’unica possibilità per contenere le fiamme.
Quindi domani, nel peggiore dei casi, la guerra contro il fuoco si combatterà in trincea. «Ma speriamo che si riveli solo una grande esercitazione», si mormora al campo base.
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