«Voleva spararmi in faccia, ma la pistola si è inceppata»

Emergono particolari agghiaccianti dalla denuncia del giovane raggiunto alla gamba da uno dei tre colpi sparati dal suocero

Avarie

I colpi sparati lunedì sera fuori dal bar Tre Pini di Voldomino, quartiere appena al di là del Tresa a Luino sono stati tre.

Ma è il quarto proiettile, repertato dai carabinieri e trovato a terra nelle vicinanze della sparatoria, e mai esploso, a far emergere particolari agghiaccianti su quei minuti appena passate le 18.30 dello scorso 11 febbraio.

Perché quel colpo mai uscito dalla canna calibro 7,65, mai sparato, poteva essere il colpo di grazia esploso contro la vittima di quello che per i carabinieri della compagnia di Luino e per il pubblico ministero di Varese è un tentato omicidio a tutti gli effetti.

Ma la pistola si inceppò, forse per un errore di caricamento della piccola semi automatica, il proiettile cadde a terra permettendo a quarantaquattrenne di salvarsi la vita fuggendo. Questo, almeno, secondo il racconto della vittima, raccolto nella denuncia stesa nella caserma dei carabinieri di Luino già nella sera dei fatti, poco dopo le dimissioni del giovane di origini marocchine – in Italia da 18 anni – in seguito alle cure ricevute al pronto soccorso cittadino.

«Stavo parlando verso le 18.40 fuori dal bar Tre Pini di Voldomino – si legge nella denuncia – quando C.B. è arrivato al mio fianco sinistro e ha sparato un primo colpo, alla gamba sinistra».

A quel punto – sempre secondo la ricostruzione della vittima – il ragazzo scappa verso il paese di Voldomino. «Ma B. ha esploso subito un secondo, e un terzo colpo», che non vanno a segno ma gli bucano la manica della giacca. Il giovane cade, è a terra, e a quel punto l’aggressore «mi ha puntato la pistola alla testa, ma fortunatamente l’arma si è inceppata, allora lui ha riarmato la pistola e nel frangente, anche se terrorizzato, mi sono alzato e sono scappato».

Secondo la difesa le cose sarebbero però andate diversamente: l’avvocato Corrado Viazzo durante l’udienza tenutasi oggi in carcere ai Miogni ha chiesto di cambiare il capo d’imputazione da “tentato omicidio“ a “lesioni“.

Il referto ospedaliero parla di una prognosi di 20 giorni e secondo la difesa dell’uomo che si trova ancora detenuto, non vi sarebbero sufficienti elementi testimoniali per suffragare il racconto del giovane: al tentativo di fare fuoco l’ultima volta non avrebbe assistito nessuno.

Il giudice delle indagini preliminari deciderà entro le prossime 48 ore sulla conferma dell’arresto e sull’eventuale applicazione di misure cautelari.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Febbraio 2019
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