Lara Comi: “Mi candido per le Europee. Felice ci sia anche Berlusconi”

L'eurodeputata rompe gli indugi e ufficializza la sua candidatura con Forza Italia. "È facile prendersela con l'Europa, ma la verità è che non sappiamo gestire i rapporti e approfittare delle opportunità. Sono contenta che si candidi Berlusconi. Resta il migliore"

Sorride, ma dietro a quegli occhi azzurri c’è una grinta e una determinazione notevole. Lara Comi parla a tutto campo. Dal ruolo dell’Europa, ai progetti realizzati, alle battaglie per i diritti delle donne, all’economia, senza sottrarsi alle questioni più spinose che riguardano i rapporti con la Lega e il ruolo di Berlusconi.

Su due cose l’eurodeputata non ha dubbi: “Mi ricandido perché c’è ancora tanto da fare e tante battaglie ancora da vincere” e sul ruolo di Berlusconi. “Ma lo avete visto? La sua leadership è imparagonabile a quella di tutti gli altri”.

Europeista convinta, anche se consapevole che non tutto vada bene. Non ha paura ad accusare l’Italia di non essere capace di sfruttare a pieno le opportunità che ci vengono date.

Abbiamo conversato con Lara Comi su questo e tanto altro.

Qual è il bilancio di questi anni in Parlamento Europeo?

«Il bilancio di questi anni è positivo, ma si può sempre fare meglio. Non si è mai troppo esperti perché è un continuo imparare. In ogni caso alcuni risultati li ho raggiunti. Sono stata relatrice per la revisione della direttiva sul ritardo dei pagamenti, così come della legge che riguarda il “Made in”. Voglio impegnarmi ancora, e non solo sul fronte dell’economia. Penso ad esempio alla lotta alla violenza contro le donne ».

Lei è stata vittima di ripetuti episodi di stalking, quali sono i punti chiave per il contrasto di questo fenomeno al livello europeo?

«Purtroppo sono convinta che se uno non vive in prima persona il problema, faccia davvero fatica a capire che cosa significhi. A volte c’è proprio un problema culturale sul tema della violenza contro le donne e oggi con i social network tutto si è amplificato. Nei fenomeni di stalking si sviluppa una vera violenza psicologica via etere e su questi aspetti non ci sono norme puntuali e stringenti a tutela delle donne. Il mio stalker ha agito con profili finta continuando a perseguitarmi»

Iniziative specifiche?

«Una di queste l’ho già portata in Parlamento Europeo e c’è un dibattito in corso. Faccio un esempio: se per tutelare una donna viene emesso un provvedimento di non avvicinamento nei confronti del suo persecutore, oggi questo vale solo in Italia. Quindi se una donna vuole andare in vacanza o in viaggio di lavoro in uno degli stati europei il provvedimento non ha valore. È come trovarsi imprigionata nei confini nazionali. Un altro esempio riguarda le informazioni sugli stalker che non sono condivisi nei database europei. Inoltre non tutti gli stati membri hanno nel loro quadro giuridico il reato di stalking. Su queste materie ci sono ancora molte battaglie da fare».

Come mai oggi l’Europa viene additata come la causa di tutti i mali?

«Perché fare lo scaricabarile è sempre molto facile. Prendiamo ad esempio la questione dei finanziamenti europei: i soldi vengono stanziati dalla comunità e sono reali ma l’Italia non li spende. Abbiamo ricevuto 76 miliardi di euro per infrastrutture e per fare prevenzione, ne abbiamo spesi solo il 10%. È colpa forse dell’Europa? Ecco, io non dico che la Comunità Europea sia perfetta, ma ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Poi son la prima a dire che molte cose devono cambiare, penso ad esempio all’uniformazione fiscale tra i paesi UE: ci sono aliquote iva diverse, tassazioni sull’impresa che variano da stato a stato. Fare un passo avanti su questo sarebbe utile per tanti imprenditori».

Sul tema dei finanziamenti è vero che la sta pubblicando un libro?

«Si tratta di un manuale d’uso gratuito, una mia iniziativa senza simboli di partito, pensato proprio per essere utilizzato da enti e associazioni anche associazioni no profit. Tutti possono avere la possibilità di finanziamenti europei ed è importante capire come bisogna lavorare per ottenerli».

Tra chi addita l’UE di avere grandi colpe c’è anche il Governo italiano… 

«La recessione italiana però non è un problema europeo. Tutti i paesi hanno l’euro, ma non tutti hanno una situazione economica come l’Italia. Questo succede perché il nostro paese si è isolato. In ambito europeo non abbiamo alleati. E questo è un problema che si è aggravato con questo governo. C’erano già stati problemi con il governo Renzi, ma gli scontri pesanti che sono avvenuti in questi mesi tra Italia ed Europa hanno aggravato ancora di più la situazione. Tra l’altro c’è una grande abilità di Matteo Salvini nel fare ricadere le colpe sul Movimento 5 Stelle, ma ricordiamoci che anche la Lega fa parte del Governo. Il blocco sulla Tav va attribuito anche loro, il tira e molla su ogni cosa che sta facendo slittare le decisioni in questo paese è colpa anche loro».

Però su questo giudizio così netto c’è una vostra contraddizione visto che come Forza Italia avete numerose alleanze locali con la Lega, a partire dalla Regione Lombardia. Come fate ad avere questa duplice posizione?

«Questa è una domanda che va girata direttamente alla Lega, sono loro che devono spiegarci come fanno. Noi con il partito di Salvini avevamo un contratto con dei punti precisi. C’erano ad esempio Quota 100 e interventi radicali sulla tassazione, ma non c’era certo il Reddito di cittadinanza. Sono loro che sul territorio si comportano in un modo e a Roma in un altro. Per intenderci, Attilio Fontana non è certo il premier Conte. Su questo non hanno coerenza».

C’è un tema sul quale oggi l’Europa è scesa in campo con decisione ed è il contrasto alle fake news, peraltro individuando responsabilità anche nella Russia. È una minaccia concreta secondo lei?

«Che sia la Russia, l’America, la Cina o chiunque altro poco importa. Il fatto è che quando attraverso le fake news si mira ad influenzare la democrazia dei nostri stati questa è una minaccia che va analizzata ed eliminata con decisione. In questo senso anche il tema della protezione dei dati è fondamentale e lo dico anche pensando agli accordi che il nostro Governo sta discutendo con la Cina e che potrebbero interessare il 5G. Non sono temi che si possono affrontare così, anche perché ci sono aziende italiane, anche a Varese, che potrebbero farlo».

Abbiamo visto di recente una rivoluzione che avvenuta nella leadership di ogni partito. Forza Italia, invece, anche alle europee candiderà Silvio Berlusconi. Come mai?

«Lo avete visto Silvio Berlusconi in questi mesi? Avete visto che grinta? Io sono contenta che si candidi alle europee perché la sua leadership è imparagonabile ad altri e il suo ruolo può ancora essere centrale. Se penso a Conte, che gode di scarsa considerazione a livello internazionale, e a come potrebbe essere utile la figura di Berlusconi per le negoziazioni tra Putin e Trump non c’è paragone. Lui ha sempre continuato ad avere un ruolo importante ora lo farà non solo nel dietro le quinte».

Restando in Italia. Anche voi avete sostenuto la battaglia per l’autonomia che ha portato alla vittoria referendaria. quel percorso si è bloccato?

«La proposta che c’è ora a Roma è una proposta di autonomia molto annacquata e non è questa l’autonomia che vogliamo. Bisogna tornare all’ipotesi formulata con la grande vittoria del referendum perché è una questione di competenza e merito non di discriminazione del sud Italia. Se la Lombardia ha sviluppato delle competenze maggiori deve poterle utilizzare».

La nostra provincia ha delle infrastrutture importanti per il collegamento internazionale, tra queste la più importante è Malpensa.

«Io penso che Malpensa debba arrivare ad avere un circuito internazionale vero e non solo a parole. Deve avere voli intercontinentali più frequenti e importanti perché quando viaggio in altri aeroporti d’Europa è così e la differenza si vede. Ora che Linate verrà chiusa per lavori penso che si debba fare un vero e proprio test, perché Malpensa ha bisogno che si faccia uno scatto in avanti: ha tutte le capacità per essere un hub ancora più importante, anche e non solo di Fiumicino».

A nord, invece, con la ferrovia si è aperta un altro importante asse di collegamento con la Svizzera. 

«È vero ed è importante, ma colgo la palla al balzo per dire una cosa sulla Svizzera visto che ho molti amici che lavorano e sono frontalieri. Ben vengano le infrastrutture, le collaborazioni fra stati ma prima di tutto ci deve essere rispetto e lo dico pensando alle campagne di discriminazione nei confronti dei lavoratori italiani».

L’intervista è stata realizzata con la collaborazione di Tomaso Bassani.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Marzo 2019
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