Nella crisi del Calcio Varese mancava la maleducazione. Ora c’è anche quella
Prima della partita tra i biancorossi e la Castellanzese è stato tolto l’accredito a una giornalista dopo una vera e propria aggressione (verbale) a toni accesi. In serata sono arrivate le scuse di Nando Vescusio, ex addetto stampa
Il Calcio Varese è in grave crisi, non solo societaria. Il vuoto di potere che in questo momento attanaglia il club, che ha compiuto pochi giorni fa 109 anni, sta provocando situazioni imbarazzanti e negative, con episodi bruttissimi che non si erano mai verificati nella Città Giardino.
Non basta che la squadra sia attualmente senza stadio, senza campo di allenamento e che la rosa sia ridotta all’osso, stremata e senza stipendio da mesi. Tutto questo si sta ripercuotendo anche sulle prestazioni: eliminata dalla Coppa Italia, tre ko di fila in campionato, zona playout sempre più vicina, senza considerare che il Comitato Regionale deve ancora mettere in atto la penalizzazione per i mancati pagamenti delle vertenze.
A peggiorare la situazione è un episodio accaduto domenica, poco prima del fischio d’inizio di Varese – Castellanzese. Un episodio ai limiti della decenza.
I fatti sono questi: la nostra collega Elisa Cascioli, giornalista di VareseSport e La Prealpina, è stata bloccata all’ingresso dello stadio “Chinetti” da Nando Vescusio – ex addetto stampa, poi team manager prima di rassegnare le dimissioni – e dall’avvocato Marina Manfredi, ovvero la legale dei giocatori e del mister in questa difficile situazione societaria. I due, marito e moglie, che hanno più volte ripetuto di agire in nome della dirigenza del Varese, hanno strappato il pass dal collo della giornalista – tutto ripreso in un video girato dalla stessa collega – etichettandola come “persona sgradita alla società”. Siamo stupiti, soprattutto, che una mossa del genere arrivi da una persona come Vescusio che fino a oggi ha cercato, nonostante il vuoto societario, di mandare avanti la baracca (termine che calza a pennello per l’attuale Calcio Varese) cercando per quanto possibile di organizzare le cose.
In passato nel mondo dello sport ci sono stati precedenti di società che non hanno concesso un accredito, non sarà una mossa educata o professionale (nemmeno tanto furba, nell’epoca dei social network), ma tant’è. Quel che di sbagliato è accaduto a Solbiate Arno, oltre naturalmente ai modi, sono state le persone che hanno agito: con che titolo oggi questi soggetti rappresentano il Calcio Varese? Ufficialmente il club in questo momento è rappresentato soltanto dal proprietario Claudio Benecchi e da nessun altro. Come possono due persone imporre un censura così severa senza avere un ruolo in società?
I modi sono altresì da condannare. Non c’è stata una colluttazione né sono stati usati metodi violenti (sfiorati quando Vescusio ha strappato l’accredito dal collo della giornalista e quando ha tentato di levarle il telefono di mano), ma non c’è altro termine per definire l’atteggiamento tenuto se non quello di aggressione.
La “colpa” della giornalista è stata quella di condividere sulla propria pagina Facebook privata un link del Calcio Varese riguardante la vendita di prodotti di merchandising per raccogliere qualche fondo, esprimendo un proprio pensiero sull’iniziativa.
VareseNews è vicina alla collega Elisa Cascioli: ci aspettiamo che la società, se ne esiste una, si scusi pubblicamente. E se proprio le verrà ritirato l’accredito per l’ingresso alle partite, siamo pronti a restituire anche quelli in nostro possesso. A questo Varese, stiamo già concedendo troppo spazio.
In serata sono arrivate le scuse di Nando Vescusio, che spiega l’accaduto con la tensione accumulata in questo periodo e si dice disposto ad un chiarimento di persona.
Gentile Signora Elisa Cascioli mi scuso per averle tolto il pass stampa in modo irruento. Non era certo mia intenzione usarle alcun tipo di violenza. Avevo ricevuto precise indicazioni dalla proprietà e le stavo solo eseguendo senza nessun personale rancore. In vita mia mai ho ritenuto percorribile la strada della violenza tanto meno nei confronti di una donna e oltrettutto una collega. Sono disposto quando vuole, anche ad un chiarimento di persona come ho sempre fatto con lei dal mio arrivo a Varese. Il periodo che tutti stiamo vivendo da mesi porta ad uno stato di tensione tale che a volte capita di perdere la calma. Mi dispiace che questo sia accaduto tra noi.
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