Renzi a Varese: “L’altra strada di cui parlo è quella lontana da Salvini e Di Maio”
Il grosso salone del collegio De Filippi era gremito al massimo della sua capienza di persone arrivate per ascoltare l’ex premier e cercare di decifrare le sue prossime mosse
Matteo Renzi continua a riempire le sale per la presentazione del suo libro “Un’altra strada”. È successo anche a Varese, nonostante non sia più leader, nonostante le primarie abbiano impresso un’altra direzione al Partito Democratico e nonostante la tegola giudiziaria che ha colpito i suoi genitori.
Il grosso salone del collegio De Filippi era gremito al massimo della sua capienza di persone arrivate per ascoltare l’ex premier e cercare di decifrare le sue prossime mosse.
Renzi è arrivato in città ad appena tre giorni dalle primarie che hanno consegnato il partito alla guida di Nicola Zingaretti, e proprio il governatore laziale aveva parlato dallo stesso palco appena un mese fa. La fase che si è aperta nel Partito Democratico, dopo la soddisfazione per la grande partecipazione degli elettori, ora è anche quella nella quale in molti cercano di voltare pagina rispetto alla stagione del renzismo.
«Nel Pd però l’avversario non sono io – ha detto però Renzi -, l’avversario è l’altro Matteo, quello che sta al Governo. Per questo faccio tutti i miei auguri al nuovo segretario Nicola Zingaretti e lavoro insieme agli altri per sconfiggere chi governa e sta facendo male al nostro paese».
Parole e atteggiamenti che frenano le polemiche interne (tra tutti i saluti uno dei più calorosi l’ex segretario lo ha dedicato a Daniele Marantelli, uno che non gli ha certo risparmiato critiche durante la campagna elettorale delle primarie) ma che non hanno impedito a Renzi di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «chi vince le primarie ha diritto che i suoi compagni di partito non gli facciano la guerra come è stato fatto a me», e ancora: «oggi ne vedo tanti che hanno cambiato carro e sono saliti su quello del vincitore facendo finta di non conoscermi».
Il grosso della serata è stato poi il libro appena dato alle stampe. E se molti sospettano che “l’altra strada” della quale parla sia una strada che porta fuori dal Pd, a Varese Renzi ha raccontato una cosa diversa e “l’altra strada” l’ha intesa come «una strada diversa dall’inconcludenza del Movimento 5 Stelle e dalla paura con la quale governa la Lega di Salvini».
Del ministero dell’Interno, in particolare, Renzi ha voluto sottolineare le contraddizioni: «Salvini segue la dittatura dell’algoritmo e cambia opinione su tutto e di continuo. Lui era quello che ai mondiali tifava per la Francia contro l’Italia, era quello che diceva Padania is not Italy. Oggi, invece, è “sovranista”, governa con la paura e fa il bullo con dei disperati su una barca».
E poi c’è la sfida per il futuro: «è bello chiudersi nella nostalgia del passato – ha detto Renzi -. È bello pensare che si stava meglio quando si stava peggio ma le sfide per il futuro sono tutte lì che ci attendono. I nostri figli faranno lavori che ancora non sono stati inventati. La questione dell’immigrazione è appena cominciata e non può essere affrontata chiudendo le scuole di italiano per migranti e facendo crescere le sacche di emarginazione nel nostro paese. Il mondo continua a cambiare radicalmente continuamente e la rivoluzione digitale ne è un esempio. Mai come ora c’è bisogno di politica non di populismo».
L’ex premier non si è sottratto neanche alla vicenda che coinvolge i suoi genitori, agli arresti domiciliari per un’inchiesta per bancarotta e false fatture «non posso negare che sia una vicenda che mi ha colpito nel profondo. Quando penso che a mia mamma è negata la libertà personale rifletto molto e penso se tutto questo sarebbe accaduto senza il mio impegno in politica. Noi però chiediamo che si vada subito a processo e che si dibatta in aula, non che vengano passate le veline ai giornalisti per celebrare il processo su giornali».
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