Complessità e qualità: premiato l’impegno della cardiochirurgia
Gli indicatori regionali confermano la qualità delle prestazioni della cardiochirurgia dell'ospedale di Circolo di Varese
By-pass aortocoronarico, valvuloplastica o sostituzione di valvole cardiache. Sono le due prestazioni con ottimi riscontri a livello regionale per qualità degli interventi.
A sottolineare i risultati è il direttore della cardiochirurgia dell’ospedale di Varese, il professor Cesare Beghi: «Siamo una squadra affiatata, lavoriamo bene insieme e i risultati lo confermano» commenta sottolineando la grande preparazione della sua équipe, composta da sei cardiochirurghi a cui si affiancano gli specializzandi dell’Università dell’Insubria.
Oltre ai due interventi più frequenti, la casistica del reparto presenta anche casi di chirurgia della fibrillazione atriale e dell’aorta toracica e la chirurgia dello scompenso cardiaco. La malattia coronarica e la patologia valvolare, del resto, in particolare la stenosi aortica e mitralica, sono le situazioni più frequenti tra i pazienti cardiochirurgici, mentre gli infartuati, che una volta dovevano passare tutti dalla cardiochirurgia, ora, per fortuna, sono trattati in numero sempre maggiore con l’angioplastica.
«Ogni anno eseguiamo oltre 500 operazioni, circa 2 al giorno, senza contare le urgenze – spiega Beghi – Praticamente eseguiamo tutti i tipi di interventi di cardiochirurgia a eccezione dei trapianti di cuore, compresi i più complessi, quelli che si rendono necessari in seguito alla dissezione dell’aorta o all’aneurisma dell’aorta, in cui dobbiamo procedere in emergenza alla ricostruzione di un tratto intero di questa fondamentale arteria».
La Cardiochirurgia è una delle alte specialità presenti all’Ospedale di Circolo e una delle chirurgie più complesse perché, di solito, l’intervento in urgenza è su casi di assoluta instabilità: «Oggi in Cardiochirurgia operiamo spesso anche i grandi anziani, ottantenni, persino novantenni. Le tecniche miniinvasive aiutano in questo, anche se non è possibile praticarle in tutti i casi».
Il percorso dei pazienti cardiochirurgici è sempre piuttosto simile: pochi giorni di degenza preoperatoria,
l’intervento chirurgico, che mediamente dura 4 ore, dall’anestesia all’uscita dalla sala operatoria. Poi il paziente viene ricoverato nella Terapia intensiva cardiochirurgica e risvegliato gradualmente. Lì resta normalmente un paio di giorni e poi torna nel reparto di Cardiochirurgia, per circa una settimana.
“I nostri pazienti vanno sempre in terapia intensiva dopo l’intervento perché sono molto delicati, hanno particolarmente bisogno di tranquillità, per evitare stress e picchi ipertensivi. Poi tornano da noi in reparto, per non più di una settimana. Ma è abbastanza per instaurare un rapporto che poi dura negli anni: i nostri pazienti diventano un po’ nostri parenti, ogni tanto tornano a trovarci e anche se nel tempo è il cardiologo il loro specialista di riferimento, di noi non si dimenticano mai!”.
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