Abbiamo ricostruito due scuole materne perché i bambini sono il futuro de L’Aquila

Dieci anni fa l'ingegnere Susanna Capogna della Provincia di Varese guidò due progetti per la ricostruzione delle scuole materne di Pizzoli e Goriano Sicoli. Una delegazione dell'Ordine degli ingegneri è ritornata nei luoghi del terremoto

L'Aquila

Fare oggi un viaggio a L’Aquila e nei territori che dieci anni fa furono colpiti dal terremoto, vuol dire affrontare un percorso di emozioni intense e a volte contrastanti. Nel caso di Susanna Capogna, tesoriere dell’Ordine degli ingegneri di Varese, che nel 2009 fu l’anima di un progetto di ricostruzione di due scuole materne nei comuni di Pizzoli e Goriano Sicoli, ritornare in quei luoghi ha significato confrontarsi con la gioia delle famiglie che vedono i loro bambini vivere in sicurezza, ma anche con il dolore di una terra che porta ancora i segni delle ferite profonde inferte dal sisma.
«Avvicinandosi la triste ricorrenza – racconta Susanna Capogna – ho proposto ai colleghi dell’Ordine degli ingegneri di Varese di andare a vedere in che condizioni erano gli asili e le aree terremotate. Era importante farlo per due motivi: io non ho mai dimenticato gli amici di Pizzoli e Goriano Sicoli e quelle due costruzioni rappresentano per me un legame simbolico con il futuro perché hanno accolto i bambini e hanno dato speranza».

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Quando a Susanna Capogna venne in mente l’idea di ricostruire due scuole materne in altrettanti comuni terremotati, poteva contare su un milione di euro che la Provincia di Varese – all’epoca guidata da Dario Galli attuale vice ministro allo Sviluppo economico – aveva destinato alla ricostruzione di un edificio scolastico. «Mi resi conto che quei soldi non sarebbero bastati per concludere entrambi i progetti, ma Galli accettò la mia proposta – racconta l’ingegnere – Mi misi così alla ricerca di finanziatori che potessero aiutarci nell’impresa. Tra i tanti mi rivolsi anche all’Ordine degli ingegneri che contribuì pagando la progettazione e il collaudo delle piastre dove sono stati posizionati i due asili».

Dieci anni dopo il terremoto, una piccola delegazione del consiglio degli ingegneri di Varese, composta dalla stessa Capogna, Massimo Galli, Roberto Torresan, Maurizio Giroldi e dal collaudatore Piercarlo Viterbo, è stata ricevuta da Gianni Anastasio, sindaco di Pizzoli, Sandro Ciacchi, all’epoca Primo cittadino di Goriano Sicoli, e Pierluigi De Amicis, presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia de L’Aquila, che per l’occasione hanno accompagnato la delegazione in una visita nel centro storico del capoluogo abruzzese e nelle aree non ancora ricostruite.

Le due scuole materne sono in ottimo stato. Quella di Pizzoli ospita ogni anno 68 bambini dai 3 ai 5 anni, mentre quella di Goriano Sicoli, un paesello vicino Sulmona molto suggestivo ma piuttosto isolato, ne ospita, tra materna e nido, solo 23. Purtroppo la presenza della struttura non ha impedito l’esodo massiccio della popolazione già in atto prima del sisma. «Nel centro storico de L’Aquila – sottolinea Capogna – abbiamo potuto verificare che nella ristrutturazione dei palazzi privati è stato fatto un piccolo miracolo. Lo stesso non si può dire per le strutture pubbliche molte delle quali sono ancora “impacchettate“. La città però sembra finta in quanto nelle strade, dove tutto è ristrutturato e le facciate sono nuove, si avverte un senso di vuoto. Solo pochissimi nuclei famigliari sono rientrati nelle abitazioni e non ci sono negozi aperti se non qualche sparuto bar».

«Questa situazione – continua la professionista varesina – dipende dal fatto che chi ha trasferito l’attività nelle aree periferiche non rientra negli spazi ormai pronti fino a quando le case non si ripopolano. Gli abitanti, a loro volta, non rientrano nelle case senza gli esercizi commerciali. A tutto ciò si aggiunge un ulteriore problema che non era stato messo in conto. Molti degli sfollati si trovano bene nei Map, cioè nei moduli abitativi provvisori, perché pur essendo stati costruiti in aree esterne alla città sono collocati in luoghi comodi, hanno il parcheggio, le aree verdi, sono esposti al sole e con magnifici panorami».

Il rapporto tra Varese e L’Aquila non si chiude con questa visita perché la delegazione varesina ha a sua volta invitato i colleghi ingegneri del capoluogo abruzzese a fare visita alla Città Giardino per raccontare la loro esperienza. «Questo scambio ha un valore importantissimo – conclude Pietro Vassalli presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Varese – perché sancisce una coesione nata da un rapporto umano: l’ingegnere è una persona abituata a fare le cose e a mettere a disposizione dell’altro le sue competenze e la sua capacità di progettazione che spazia in tutti gli ambiti della vita. In questo caso c’è in più una componente emotiva che deve fare i conti con le forze della natura che noi non possiamo controllare. Gli ingegneri fanno parte di una grandissima rete, una task force creata dallo Stato che coopta chi si è reso disponibile ad andare nei luoghi dove è necessario intervenire. Credo che questo senso di appartenenza, dettato da una partecipazione solidale, sia il tratto distintivo del nostro modo di operare».

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Pubblicato il 06 Aprile 2019
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