Il futuro del giornalismo? “Staccarsi dalla pubblicità e farsi sostenere dai lettori”

Alberto Puliafito ha presentato il suo "Slow journalism - Chi ha ucciso il giornalismo?" nella redazione di VareseNews

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Un giornalismo slow, sganciato dalle logiche della pubblicità, senza l’ossessione dei click e sostenuto dai lettori. «Lo so, è un’utopia. Ma è a quello che si deve puntare per arrivare almeno a qualcosa di intermedio». Alberto Puliafito è risoluto nel delineare il futuro del giornalismo, un domani tratteggiato nel suo libro “Slow journalism – Chi ha ucciso il giornalismo?” scritto insieme a Daniele Nalbone e presentato durante un incontro all’interno della redazione di VareseNews.

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Alberto Puliafito presenta “Slow Journalism” 4 di 7

«Quando ho iniziato a lavorare io nel web quella era una terra di nessuno dove nessuno ci aveva capito nulla -ricorda Puliafito- e lì l’unico obiettivo era quello di fare tanti click. Questa era la missione che l’editore ci dava e quando il tuo stipendio è generato da questo impari presto tutti i trucchi per farlo». Un sistema che «per me dopo un po’ non è stato più tollerabile: da un lato non si faceva più vero giornalismo e dall’altro le persone venivano pagate dai 3 ai 5 euro a pezzo».

Anche se sono passati anni il panorama dell’editoria sul web, generalmente, non è uscito da questa logica. «Ci sono diversi esperimenti e start up che sono nate, ma la gran parte del business è ancora legato alla pubblicità». E così se da un lato «agli inserzionisti non è detto che interessi un buon giornalismo» dall’altro «ormai con i social le aziende sono in grado di promuoversi anche per altre strade». Quindi «è necessario un nuovo modello che, nella versione più estrema, sia in grado di staccarsi da questa logica».

Il modello che Puliafito ha pensato e che presto sarà testato sul portale Slow News è quindi quello di far contribuire gli utenti al sostentamento del giornale con l’approccio del “paga quanto puoi”. «Fare del giornalismo una questione di censo, cioè permettere di accedervi solo alle persone che possono permetterselo, è sbagliato -dice Puliafito-. Con l’idea della donazione quindi puntiamo anche a fare leva sulle persone che hanno più capacità economica e che, speriamo, doneranno di più».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Maggio 2019
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