Giorgetti: “È in corso una rivoluzione e la Lega cambierà l’Europa”
Il leader leghista ragiona a tutto campo sulle prossime elezioni europee. "Siamo di fronte a un grande cambiamento, come con i ghiacci che si sciolgono e non sappiamo come andrà a finire"
Ha l’aria stanca. Nel fine settimana corre a destra e manca. Pochi minuti prima era a Mornago dove la Lega presentava la propria lista. Il giorno dopo lo aspettano in Valtellina. Giancarlo Giorgetti appena può ritaglia qualche ora per la campagna elettorale nella sua Lombardia.
“Arrivare a Schianno riconcilia con la politica, perché ci si immerge in mezzo alla gente vera e in un posto così bello come il vostro circolo. – Esordisce con il microfono in mano perché ha poca voce, e si prende subito il primo applauso.
Parla alla sua gente. Lo fa come uomo delle istituzioni, ma cercando di far capire le difficoltà che vive anche la Lega stretta in un accordo con il M5S.
“Il Governo sta realizzando tante cose. Non ci neghiamo che la coalizione parte con forze molto diverse. Stiamo lavorando sulla base di un contratto che ha prodotto dei risultati. Ci siamo impegnati su quello rispondendo a quanto abbiamo promesso ai nostri elettori. Ora abbiamo a cuore due cose. La prima è la flat tax che sarà una rivoluzione fiscale. La seconda è quella dell’autonomia. Non è vero che non ne parliamo più. È anche una risposta a tutti quelli che hanno votato ai referendum delle regioni. Noi siamo nati per quello. Non possiamo stare al Governo se queste due cose non verranno fatte. Poi in Italia abbiamo la questione delle infrastrutture pubbliche che devono ripartire”.
Giorgetti però ha voglia di parlare d’Europa perché è lì che la Lega misurerà la propria visione politica e consenso elettorale.
“Quando vi parlano dei poteri forti non vi dicono che sono quelli che arrivano ai vertici delle istituzioni senza avere un mandato popolare. Un esempio è la Commissione europea che decide tutto e con la propria azione fa perdere la sovranità. Noi dobbiamo fare la rivoluzione del buon senso. Non c’è più destra e sinistra. Quello che deve contare è cosa pensa la gente. Sentire quali sono i bisogni. È quello che ha fatto Salvini”.
Qualcuno dal pubblico fa domande, che di fatto confermano tutta la linea critica della Lega sull’Europa. Giorgetti non solo non si sottrae, ma sfodera dati e riflessioni su quanto stiamo vivendo. Usa una metafora di tipo ambientale per descrivere la situazione.
“La storia ci insegna che i grandi cambiamenti arrivano dalle guerre o dalle rivoluzioni. Noi stiamo cercando di interpretare questo momento con il buonsenso, ma ricordiamoci che il ghiaccio si sta sciogliendo e non sappiamo dove si andrà. I poteri se la prendono con noi definendoci populisti, ma oggi noi siamo il governo che ha maggiori consensi in Europa. Noi abbiamo una storia di amministratori e questo ci ha aiutato. Ora dobbiamo portare una iniezione di realismo popolare a Bruxelles”.
Giorgetti non infiamma il suo popolo con le classiche parole d’ordine sui rischi dell’invasione da parte dei migranti. Butta lì che Salvini ha vinto la battaglia sull’immigrazione, ma gli interessa far passare il messaggio che è solo la Lega che potrà cambiare l’Europa che protegge i paesi forti e ricatta quelli come l’Italia. È abile perché non sbraga mai, ma intanto fa passare messaggi dove le colpe sono sempre degli altri senza toccare nemmeno per un attimo le responsabilità dei tanti che non sono capaci nemmeno di accedere ai fondi europei. Come non racconta le tante azioni invece che hanno portato miliardi per poter realizzare progetti sui territori, compreso il Varesotto.
“L’Europa delle vecchie regole non va più bene – sostiene con diversi esempi – Un conto erano le cose quando eravamo in 9, ma poi siamo passati a 15 e ora siamo a 27 o 28. Pensate al fatto che è tutto così complicato che si sa come entrare, ma non come uscire, vedi il caso di Brexit”.
Fuori dalle parole pubbliche appare anche qualche venatura diversa dai proclami.
“A Roma sono tutti matti. – sussurra Giorgetti una volta finito l’incontro – Stamattina sono andato dal presidente Mattarella perché voleva sapere come vedevo la situazione politica. È preoccupato per quello che stiamo vivendo. Del resto questa a livello globale è una fase davvero rivoluzionaria e se guardiamo alla Francia, che di solito anticipa i fenomeni, non è esclusa una svolta violenta alle crisi che sta vivendo l’Europa”.
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