“Gli esami, le chiacchiere e gli amori: su quella terrazza ci ho passato la gioventù”

Palazzo Verbania è un luogo d'incontro che viene restituito alla città: il ricordo di chi visse nel cuore battente di Luino, tra libri e spensieratezza

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Per me è ancora oggi la biblioteca di Luino anche dopo tanti anni. Sorrido ancora quando ci passo accanto perché di ricordi lì ne ho parecchi. Ho passato quasi tutto il periodo universitario tra quegli scaffali, con l’odore dei libri nel naso, nella sala grande insieme ad altre persone. Ci sono entrata per puro caso circa 20 anni fa in cerca di un posto tranquillo per studiare. I primi tempi erano fatti di timidi saluti poi la confidenza è aumentata e si è creata una grande famiglia di 10-15 studenti che alternavano l’ansia dell’esame, la voglia di scherzare, gli innamoramenti…
Ho speso uno stipendio in caffè alla macchinetta insieme ai miei amici, a pensarci mi viene da ridere per le mille volte che una persona si alzava dalla scrivania e in automatico seguivano tutti come uno stormo di uccelli migratori. Era il periodo della novità “grande fratello” e dei pomeriggi passati a discutere sulla psicologia dei concorrenti, sulle loro vicende. Era il periodo dell’attacco alle torri di New York, che abbiamo guardato in diretta insieme al Baretto per poi discuterne ancora e ancora nei giorni successivi sulle scale della biblioteca.
Le scale della biblioteca erano il nostro punto di incontro, ci ammassavamo lì a parlare e a ridere.
D’estate si stava sulla terrazza col sole a piombo sulla pelle, armati di creme solari. Le ustioni non si contano. Ricordo con grande affetto anche le chiacchiere e le confessioni con le mitiche bibliotecarie, Nadia e Patrizia, che hanno ascoltato le nostre pene d’amore perché comunque, volenti o nolenti, un po’ il cuore partiva per la tangente. Ed era un altro motivo per non studiare.
La biblioteca era un luogo di incontro: gli altri si trovavano al bar, noi al Palazzo Verbania. E poi c’erano le cene tra noi durante l’anno. Che bei momenti!
Riuscivamo a non combinare nulla sui libri per mesi e a passare comunque gli esami. Nel periodo degli appelli studiavamo con ansia, consci di dover correre e recuperare il tempo perso col panico stampato a fuoco sulle nostre facce e lì nessuno andava a disturbare, a cicli si veniva lasciati in pace quando c’era bisogno di concentrazione.
Eppure siamo andati avanti e ci siamo laureati. Si potrebbe scrivere un libro intero su quel periodo, ognuno con il suo punto di vista. Negli anni ci siamo un po’ allontanati, prendendo ognuno la propria strada. Chissà che magari l’inaugurazione del Palazzo Verbania non sia un’occasione per rivederci tutti!

Dott.ssa Chiara Usai

***

La lettera di Chiara testimonia di un periodo passato, ma anche dell’attaccamento a un luogo che sta per tornare ad essere di tutti. Domani, sabato 18 maggio è prevista la visita a Palazzo Verbania alla presenza delle autorità,alle 11 (previsto l’arrivo del Governatore lombardo Attilio Fontana e del Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Interno Stefano Candiani), cui seguirà nel pomeriggio l’inaugurazione aperta al pubblico alle 18 con la vernice della mostra del pittore Franco Rognoni “Terrazze”.
Ma fuori dai tagli del nastro sono forse testimonianze come queste che ricordano l’attaccamento di una comunità ad uno dei suoi simboli. Che sono “luoghi dell’anima”: così il palazzo è stato descritto dagli allestitori.
Queste righe sono la conferma di questo concetto.
(andrea camurani)

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Maggio 2019
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