“La scuola dei saperi è anacronistica. Oggi si insegna a diventare cittadini”
Con 43 anni di lavoro, il preside del Candiani Andrea Monteduro va in pensione. Convinto che oggi la scuola sia in grado di affrontare i grandi cambiamenti e le nuove sfide
Diciannove anni alla guida del liceo Candiani. Trentacinque anni nel ruolo di dirigente: anche per il preside Andrea Monteduro è tempo di chiudere il capitolo “scuola”. Ad agosto completerà la sua carriera nel mondo dell’istruzione, iniziata come maestro elementare ma ben presto trasformata in quella di direttore.
« Oggi sono sereno – assicura Andrea Monteduro – Sono stato combattuto moltissimo se andarmene o chiedere di proseguire per completare i progetti avviati. Ho riflettuto sulla mia vita: io mi diverto ancora molto ma stavo negando il passare del tempo. Da quel momento ho ritrovato una grande serenità. La mia scelta è convinta, vado per chiudere questo capitolo. Volto pagina. Magari rientrerò nel mondo della scuola ma non certamente con un ruolo definito al Candiani e solo per progetti specifici».
Con 43 anni di servizio alle spalle, il dirigente del Candiani ha vissuto i grandi cambiamenti di questo settore: « Quando ho iniziato facevo il maestro unico. A quei tempi non c’era ancora l’equipe educativa. Poi ho affrontato il cambiamento arrivato con l’autonomia. Il lavoro è profondamente diverso e gli spazi di autonomia danno modo di mettersi in gioco. Dalla scuola verticistica di un tempo siamo arrivati a un’organizzazione più complessa e indipendente. E tutto è molto intrigante. Si ha la possibilità di allacciare rapporti con il territorio, mondo del lavoro, del sociale, istituzioni con cui avviare progetti»
Il cambiamento ha modificato la missione dell’istituzione scuola: « Da una scuola che istruisce a una scuola che educa ed è attenta alla crescita delle persone in quanto cittadini. I progetti di cittadinanza, quelli di alternanza, offrono ai ragazzi opportunità non limitate alle conoscenze e ai saperi. L’ambiente educativo deve essere di supporto alla vita. Le nuove generazioni sono digitali, sanno, apprendono e si informano in tanti modi. Il ruolo di una scuola è quello di dare loro gli strumenti per distinguere e capire con spirito critico, fare analisi e sintesi».
C’è qualcosa che rimpiange dell’impostazione del passato?
« Nulla! Quella scuola, oggi, sarebbe anacronistica. I bambini, a 3 anni, sanno usare il digitale e quando arrivano alle superiori sanno decodificare i segni. Limitare il nostro compito a informarli è assolutamente anacronistico».
In questo evoluzione degli obiettivi formativi si inserisce anche la grande sfida del futuro. Alternanza scuola lavoro e maggior integrazione sono sicuramente importanti, ma anche questo connubio spesso non basta: « La scuola ha perso la sua funzione di ascensore sociale. Oggi è più frequente scendere perché la sfida di intercettare il continuo cambiamento, la flessibilità e l’innovazione non è facile. L’obiettivo, dunque, è fornire agli studenti competenze e capacità personali di lavorare in equipe, prendere decisione, risolvere i problemi. Tra i loro obiettivi non ci deve più essere quello del posto fisso ma devono essere pronti ad abbracciare le novità, a cogliere le opportunità. I ragazzi oggi rimangono interessati dalle esperienze di alternanza se davvero entrano a far parte del sistema, se viene affidato loro un incarico».
La scuola delle competenze ha sconfitto la scuola delle conoscenze?
« No, la contrapposizione è ancora in atto. Ci sono sacche di resistenza che puntano solo sulle conoscenze. Io ritengo che le conoscenze, fondamentali, vadano rafforzate con competenze e abilità».
Nella scuola di un tempo, però, i docenti avevano un ruolo sociale riconosciuto. Oggi quel rispetto si è perso
« Oggi si fa una grande confusione tra diritti e doveri. È una grande tentazione quella di ritenere che tutto sia dovuto, che esistano solo le ragioni. Siamo a tal punto convinti di essere in credito con tutti che siamo portati a negare anche l’idea della morte. In questo atteggiamento c’è un lato positivo, perché non esistono più nicchie private, ma togliere i confini non vuol dire annullare il rispetto reciproco. Chi fa questo nostro mestiere si mette a disposizione della collettività: occorrono passione e spirito di servizio. Per farlo bene ci vogliono caratteristiche precise: competenza e autorevolezza. Oggi occorre più essere che sapere».
Andrea Monteduro si appresta a lasciare il Candiani, un liceo artistico che ha visto nascere e sviluppare, sotto la sua direzione, l’indirizzo musicale e quello coreutico. Un ambiente fatto di arte, creatività e originalità: « Chi apprende un processo creativo viene “allenato” ad affrontare qualsiasi questione. Noi li educhiamo a fare comunicazione artistica, una competenza che dovrebbe diventare patrimonio di tutti. Essere sensibili al bello è, soprattutto per un italiano, un valore».
Chi arriverà al suo posto?
« Chiunque arrivi stia tranquillo, non mi troverà nell’ufficio accanto. Invece, lo invito a conoscere, ascoltare e collaborare con il personale, ottimo, che lavora in questa scuola. Dico tutti, collegio docenti, personale ATA, collaboratori del dirigente. Sono capaci e motivati. Li ascolti, non se ne pentirà».
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