Matteo Contini, la “prima” in panchina si è trasformata in trionfo

L'ex calciatore di Gemonio, da novembre allenatore della Pergolettese, ha vinto lo spareggio per la Serie C cambiando a sorpresa il modulo alla vigilia. Tra i protagonisti della promozione anche l'ex Pro Patria Bortoluz

matteo contini calcio allenatore pergolettese

All’esordio da allenatore ha messo insieme un record di 20 vittorie in 27 partite e riportato tra i professionisti una squadra di buona caratura che, però, non aveva certamente il pronostico dalla sua parte. Matteo Contini, 39 anni e quasi 200 presenze tra Serie A e Liga, nato e cresciuto a Gemonio prima di cominciare a girare l’Italia rincorrendo un pallone, in questi giorni è considerato un eroe a Crema e dintorni.

Domenica scorsa, 12 maggio, la sua Pergolettese ha battuto sul campo neutro di Novara la corazzata Modena (2-1 il risultato) e ha così ottenuto la promozione in Serie C al termine di una stagione esaltante. Chiamato a guidare la prima squadra – nella quale chiuse la carriera da calciatore dodici mesi fa – a inizio novembre, Contini ha contribuito a far risalire i gialloblu cremaschi in classifica fino a superare proprio il Modena e a guadagnare anche sei lunghezze di vantaggio sui canarini. Poi, nel finale di stagione, la Pergo ha tenuto duro ma si è vista rimontare dagli emiliani (vincitori di un discusso scontro diretto) e ha portato il campionato allo spareggio.

Spareggio in cui però, Contini ha vinto la sfida delle panchine con Bollini, cambiando a sorpresa il modulo di gioco e ottenendo un successo per 2-1 che ha regalato la promozione alla sua squadra. Dove, per inciso, è risultato importante un giocatore come Elia Bortoluz, già co-protagonista lo scorso anno con la Pro Patria e autore in stagione di sei reti. I suoi compagni Morello e Franchi invece sono stati gli uomini decisivi allo stadio “Piola”, con i due gol che hanno deciso il match a favore della Pergolettese mentre sul fronte opposto il bomber del girone D – quel Carlo Emanuele Ferrario che qualcuno si ricorderà, giovanissimo, al Varese – è rimasto a secco.

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Contini portato in trionfo dai suoi giocatori (foto: Pergolettese)

Mister, si aspettava una stagione del genere?
«Nel nostro girone c’erano squadre che hanno speso molti più soldi per allestire la formazione e che avevano certamente l’obiettivo promozione. Parlo del Modena ma anche della Reggiana o dello stesso Crema: la Pergolettese aveva l’ambizione di fare bene ma non pensavamo a un cammino del genere. E invece è arrivata un’annata da sogno conclusa nel miglior modo possibile. In trionfo».

Lei si è ritirato dal calcio giocato un anno fa e ha affrontato subito il corso di Coverciano. Era la strada a cui pensava per il futuro da ex calciatore?
«Quella di fare l’allenatore è sempre stata un’opzione che ho considerato dopo la fine della carriera sul campo. A Crema avevo iniziato guidando gli allievi provinciali ed era un impegno piacevole e non troppo pressante, poi però le cose sono cambiate e sono stato catapultato nella realtà della prima squadra. Onestamente pensavo che il mio percorso in panchina sarebbe dovuto passare da qualche collaborazione con tecnici più esperti e invece mi sono trovato a gestire un gruppo senior del quale, tra l’altro, facevano parte alcuni miei ex compagni di squadra. Loro però mi hanno subito aiutato a gestire alcune situazioni in spogliatoio e per questo li ringrazio molto. La nostra rosa non era particolarmente ampia, con 22 giocatori: è stato importante fare capire a tutti che prima o poi avrebbero avuto la loro occasione di andare in campo, e così è stato».

Nello spareggio finale ha anche “osato”, cambiando il modulo dell’undici iniziale. Un rischio che ha pagato.
«Ne ho parlato insieme allo staff. In stagione regolare, con il Modena, avevamo perso due volte seppure di misura e giocando partite valide. Così abbiamo deciso di andare in campo a Novara più coperti in difesa, ma senza rinunciare a schierare tre attaccanti: ancora una volta devo ringraziare i ragazzi che hanno capito quello che volevamo fare e ci hanno creduto, interpretando bene il modulo, non solo la partita».

Lei ha alle spalle una lunga carriera ad alto livello ed è stato guidato da numerosi allenatori, anche molto quotati. Ce n’è uno al quale si ispira maggiormente da quando siede in panchina?
«No, nessuno in particolare, però da molti di loro ho cercato di apprendere nozioni utili per sviluppare la mia idea di calcio. E credo che la mia scelta sia giusta: avere diverse fonti di ispirazione mi sembra più importante perché ti permette di avere un maggior numero di soluzioni a disposizione quando si tratta di dover scegliere».

La promozione in C con la Pergolettese è stata una grande gioia. Su che piano la mettiamo tra quelle ottenute sui campi di calcio?
«In alto, di sicuro. La considero alla pari dello spareggio per non retrocedere, vinto con il Parma a Bologna nella mia prima stagione in Serie A e alla salvezza che centrammo con il Real Saragozza nel mio primo anno in Spagna: arrivai a stagione in corso e mantenemmo il posto nella Liga con una giornata di anticipo contro molti pronostici. Detto questo sono gioie diverse: quando giochi vivi le cose in una maniera diversa rispetto a quando sei in panchina come ho appena scoperto. Ma alla fine, la soddisfazione è ugualmente grande».

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Bortoluz in maglia Pergo

A sua disposizione c’è anche Elia Bortoluz, lo scorso anno alla Pro Patria. Che giudizio dà sul campionato del centravanti?
«Buono, indubbiamente. Elia ha ancora molti aspetti del gioco da migliorare, ma è giovane, si impegna a fondo e dà un grande contributo alla squadra. Di testa è molto forte, ma se ne ha l’occasione diventa pericoloso anche nel puntare la porta. Ha grande fisico e, come detto, non si tira indietro quando gli viene chiesto di assistere i compagni per esempio facendo la sponda in attacco. Speriamo non venga bersagliato dai problemi fisici, perché con la sua corporatura ci mette qualche tempo in più a recuperare, però resta un ragazzo che può crescere molto».

A proposito di Pro Patria, ora voi andrete a disputare la fase finale della Serie D che assegna quello scudettino conquistato lo scorso anno dai Tigrotti.
«Partite che potremo disputare con la testa un po’ più leggera, perché il bersaglio grosso è arrivato e ha richiesto davvero un forte dispendio di energie, anche mentali. Però ci avviciniamo con curiosità e voglia alla poule scudetto: sarebbe bello fare di nuovo bene per continuare a ripagare l’entusiasmo con cui i tifosi ci hanno accompagnato e per dare un’altra soddisfazione alla dirigenza. Poi ho saputo che anche in piazza a Gemonio, a due passi da casa mia, è stato appeso uno striscione di incoraggiamento e mi fa molto piacere vedere come tanti miei amici continuino a seguirmi e sostenermi. Spero di rivederli presto».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Maggio 2019
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