Cambia la fabbrica, si rinnova la città: Busto Arsizio si prepara al futuro

Sta cambiando grazie all’edilizia, che sta rinnovando alcuni spazi nel centro cittadino. Ma cambia ogni giorno all’interno delle fabbriche che sposano l’innovazione e delle scuole che preparano gli studenti al mondo del lavoro di domani. #territorintour, il progetto di Varesenews e Confartigianato Varese che racconta il territorio che cambia, arriva a Busto Arsizio, una città al lavoro per disegnare il proprio futuro.

Il contesto urbano

I soldi del tessile investiti nell’immobiliare, la crisi del 2009 che ha fermato molti cantieri. «In questi ultimi anni molte opere sono ripartite, come il comparto di piazza Vittorio Emanuele II», incalza però il sindaco Emanuele Antonelli, «negli edifici che contornano la nuova piazza arriverà un’importante società che occuperà il primo piano, portando in città 150 persone». E generando un indotto per il commercio e i servizi, a cominciare da quelli di ristorazione.

Attività che in questi anni hanno dovuto reinventarsi. «Bisogna trovare nuove forme di vendita per accattivarsi i clienti, sfruttare quella vendita on line e i social network mantenendo un servizio che faccia la differenza rispetto alla grande distribuzione», spiega Daniele Caiafa, orefice e vicepresidente del comitato commercianti del centro, «come in tutte le città le insegne stanno cambiando, una selezione naturale che vede comunque più aperture che chiusure. E grazie alla grande professionalità dei nostri commercianti riusciamo ancora ad attirare molti clienti».

Un’altra voce di cambiamento del contesto urbano riguarda l’area delle Ferrovie Nord. «Abbiamo cambiato il piano di governo del territorio per aiutare i proprietari ad avviare la trasformazione delle enormi aree abbandonate attorno alla stazione. Al posto dei parcheggi sogniamo un grande parco lineare e un parcheggio multipiano che sia anche bello da vedere», spiega Isabella Tovaglieri, oggi eurodeputata ma fino a pochi mesi fa titolare della delega all’Urbanistica. Discorso simile per il vecchio scalo merci vicino alla stazione FFSS, che dal 2018 è diventato un parcheggio. «Il nostro progetto sulla stazione è all’inizio. Dopo i posteggi per i pendolari, puntiamo a spostare il capolinea degli autobus da piazza Solaro al piazzale FFSS. Qui arriverà anche una pista ciclabile e, forse, il bike sharing a flusso libero», illustra Max Rogora, assessore ai Trasporti.

E poi c’è il progetto del nuovo ospedale a Beata Giuliana. «Entro il 2028 questo territorio avrà una grande struttura ospedaliera da 700 posti letto. Vogliamo creare un open hospital con le migliori tecnologie, la formazione universitaria, un percorso neurosensoriale, una galleria di negozi è molto altro», il progetto illustrato dal direttore dell’Asst Valle Olona Eugenio Porfido.
Il rinnovamento urbano tocca anche la vicina Castellanza, dove si lavora per rigenerare il polo chimico. Un lavoro che la sindaca Mirella Cerini sta portando avanti di concerto con l’amministrazione della vicina Olgiate Olona. «Stiamo cercando di collaborare per avere una visione comune sul futuro pubblico e privato di un’area da 170mila metri quadrati», spiega, «la nostra amministrazione sta mettendo mano alla variante al documento di piano, uno strumento urbanistico che ci permetterà di provare a disegnare la ricucitura tra la parte residenziale della città e l’altro versante che sta oltre il sedime della ferrovia».

La mobilità

Quello della mobilità è un tema cruciale in una città come Busto Arsizio. A cominciare dalle due stazioni, tre se si aggiunge quella di Castellanza, utilizzata da molti bustocchi. Pendolari per i quali è dura organizzarsi una vita al di fuori del lavoro: parola di Stefano Marchionna, che da vent’anni prende il treno per andare in ufficio a Milano. «Il cambiamento deve passare da una diversa idea di mobilità per i lavoratori: fino ad oggi si è ragionato sulla quantità e non sulla qualità del trasporto pendolare e col passare degli anni da persone siamo diventati merce da trasportare». Un cambiamento che dovrebbe riguardare anche il rapporto tra stazione e città.  «Busto è stata lungimirante interrando la linea ferroviaria di Fnm, negli anni dello sviluppo dell’aeroporto di Malpensa, ma senza un sistema di trasporto pubblico locale integrato tra autobus, auto elettriche e bike sharing davvero funzionale, il problema della sostenibilità ambientale rimane», sottolinea Valerio Mariani nella sua doppia veste di dipendente di TreNord e presidente del consiglio comunale cittadino.

Proprio sul tema ambientale, fondamentale è il ruolo del Consorzio Parco Alto Milanese, un’area da 360 ettari che rappresenta l’unico polmone verde tra Busto, Legnano e Castellanza. «A differenza di altre aree boschive della provincia non abbiamo più il fenomeno degli spacciatori e sono diminuiti anche i casi di abbandono dei rifiuti. Il motivo è semplice: abbiamo ridato l’area in mano a chi la vive, ovvero le guardie ecologiche volontarie, le associazioni, la Protezione Civile e le famiglie. Sono le nostre sentinelle, amano questo posto e lo rendono vivo passeggiando, organizzando attività, gare e molto altro», spiega la presidentessa Laura Rogora.
Tornando alle stazioni, gli scali pongono però anche altri tipi di problemi: dai senza tetto che dormono alla stazione FFSS alla microcriminalità nello scalo TreNord. Di temi come questi si occupano i City Angels. A Busto abbiamo in gestione in dormitorio da 15 posti. Le stazioni non sono solo luoghi di transito ma anche, per alcuni, di residenza. Il cambiamento che stiamo vivendo è importante perchè siamo diventati anche mediatori culturali con l’aumento dei migranti e rifugiati che hanno terminato l’esperienza dei centri di accoglienza e spesso si ritrovano senza un tetto», spiega il coordinatore cittadino Andrea Menegotto.

L’innovazione

In quella che un tempo era soprannominata la Manchester d’Italia non mancano gli esempi di imprese che hanno scelto l’innovazione come chiave per affrontare il mercato. Una di queste è senza dubbio Eolo, provider Internet che una decina di anni fa ha spostato la sua sede nella parte nord della città, lungo la statale del Sempione. «In 10 anni siamo passati da qualche milione di fatturato a 127 milioni», spiega Sergio Grassi, direttore dell’area Sales & Marketing, «ci siamo riusciti grazie a collaboratori motivati e a una politica aziendale basata sulla logica dell’errore: saper cambiare per migliorare, mettendosi in discussione». L’azienda investe inoltre un milione l’anno nel progetto Missione comune, che vuole portare servizi di digitalizzazione nei piccoli comuni per evitare che si spopolino. Una curiosità: grazie alla rete, a Busto Arsizio è possibile seguire la messa in streaming. «Abbiamo deciso di permettere a chi non può venire in chiesa di ascoltare la messa dallo smartphone grazie all’app Belltron Streaming. Il modo di comunicare il messaggio del Signore è cambiato e noi ci adeguiamo», spiega il prevosto monsignor Severino Pagani.

Innovazione significa anche saper aggiornare una produzione che dura da più di 70 anni. È il caso della Bandera, realtà che produce macchine per estrusione di materie plastiche. «Stiamo studiando i biopolimeri e stiamo progettando una macchina capace di creare scatole di plastica per alimenti che si potranno buttare nell’umido. Useremo polimeri fatti di amido di mais, glucosio e altri componenti naturali», spiega il Chief Technical manager Enrico Venegoni. Un’altro esempio è rappresentato dalla Comerio Ercole che, nonostante i suoi 140 anni di storia, non ha esitato a sposare le nuove tecnologie: «oggi grazie all’internet delle cose possiamo controllare da qui centinaia di macchine installate in tutto il mondo», spiega il patron Riccardo Comerio.

Cambiare significa anche essere in grado di reinventarsi. Lo ha fatto ad esempio Malpensafiere, che da polo fieristico si è convertito a location per eventi. Un cambiamento che richiederà anche un intervento di restyling che è in fase di progettazione, come assicura Rudi Collini, vicepresidente di quella PromoVarese che gestisce la struttura. Si è reinventata anche Maria Grazia Scianna, imprenditrice tessile che nel 2013 ha avviato Bottega Artigiana, spazio di coworking per artigiani, artisti e creativi: quando abbiamo iniziato», ricorda, «in pochi riuscivano a capire cosa volessimo fare qui. Oggi abbiamo mostre di pittura, pezzi unici di artigianato, opere che si contaminano tra fotografia e sartoria, corsi di artigianato di alto livello».

Formazione e cultura

Formalmente non si trova a Busto Arsizio, ma l’università Liuc è un elemento fondamentale di questa parte della provincia. «Formiamo parte della classe dirigente del territorio e non solo», conferma il rettore Federico Visconti, «qui il cambiamento è continuo per dare una formazione completa ai nostri studenti. Continuiamo a puntare su internazionalizzazione, sullo sviluppo della Business School e su nuovi corsi che sappiano dare ai nostri ragazzi gli strumenti corretti per affrontare il mondo del lavoro».
Non c’è però solo la formazione universitaria. A Busto Arsizio ha sede Its Incom, una realtà che fa da ponte tra il mondo della scuola e quello del lavoro. «Offriamo un percorso post-diploma alternativo a quello universitario avvicinando i ragazzi e le aziende di alcuni settori specifici. Its cambia pelle ogni anno perché si adegua all’innovazione tecnologica delle aziende. Il 95% degli studenti trova lavoro prima della fine del percorso formativo», spiega la direttrice Maria Rosaria Ramponi.

Per garantire l’identità di un territorio è fondamentale il ruolo della cultura. E in questo senso Busto Arsizio ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nel panorama nazionale. «La città ha saputo precorrere i tempi puntando sul sistema cinema e sulla formazione in un ambito della comunicazione che oggi è di grande importanza», spiega Minnie Ferrara è la direttrice dell’ Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni, «oggi questa città è una delle case del cinema italiano grazie anche al sistema cinema che è composto dalla scuola, dal Busto Arsizio Film Festival e da una rete di sale cinematografiche d’essai che resiste e dà un valore aggiunto alla città». Un altro cambiamento fondamentale per il futuro di questo territorio.

Il risveglio culturale di una città sta passando anche dalla sua storia e dalla rigenerazione di ampi spazi industriali e non. In questo l’assessore alla Cultura, Industria e Commercio, Manuela Maffioli, ha profuso molto impegno rilanciando una struttura già riconvertita come il Museo del Tessile e portando idee per il rilancio di altri luoghi che cambieranno a breve: «La cultura deve giocare un ruolo importante come accade al Museo del Tessile o come succederà alle ex-carceri e, speriamo, nell’ex-calzaturificio Borri. Se l’industria è il nostro passato e il nostro futuro, la cultura avrà sempre maggiore importanza nella rigenerazione dell’economia di questa città

Riccardo Saporiti
riccardo.saporiti@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Luglio 2019
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