Il Don in bici per ricordare la tragedia dell’Armir

In partenza Giovanni Bloisi, il ciclista della memoria: «Vado per non dimenticare cosa accadde per colpa delle decisioni scellerate di Mussolini»

Avarie

Le scarpe di cartone e i piedi verdi per la cancrena, il moschetto, la baionetta e qualche bomba a mano per tenere la linea, prima dello sfondamento e della ritirata e poi dell’eroica rottura della «sacca» – vera e propria battaglia quasi a mani nude – per riportare a casa la pelle.

Fu la tragedia dell’Armir, l’Armata italiana in Russia: divisioni sparite nella tormenta del generale inverno che già una volta mandò a casa le fanterie di Napoleone e piegò quelle di Hitler e Mussolini. «Proprio per ricordare le scelte scellerate di Benito Mussolini che mandò a morire migliaia di nostri giovani connazionali, io partirò».

Parola di Giovanni Bloisi, il “ciclista della memoria“ che riportò alla luce storie fantastiche e perdute: la colonia bergamasca di Selvino dove trovarono riparo i bimbi ebrei, trovati coi capelli bianchi nella terra dei salvati, in Israele; la parabola dei Nissim, scampati all’olocausto perché tenuti in casa durante anni di silenzi e privazioni da una comunità però raccolta e generosa, quella di Cunardo. E tanti microcosmi che le due ruote di questo signore di 65 anni appena compiuti di Varano Borghi riescono ogni volta a rimettere assieme.

Ora dopo tanti viaggi nelle località europee dell’Olocausto e dei totalitarismi, l’ultima avventura di 3000 chilometri con bici, tenda e sacco a pelo.

Del resto Bloisi ci ha fatto il callo e i suoi racconti parlando del tutto, che è il viaggio: croce e delizia che ogni uomo, anche se sta seduto, fa nell’arco della sua esistenza. Ma in bici è più bello. Ci si abitua ad allearsi con una catena di amici che si fanno passo dopo passo, pedalata dopo pedalata, per andare a ritrovarli e a raccontarli di nuovo.

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«La scelta dell’ultimo viaggio è ricaduta sulle località della tragedia», racconta il ciclista, sponsorizzato nel suo viaggio dalla Bottega di Romeo di Ispra («sponsor tecnico, mi hanno dato tutto il necessario per cavarmela») «perché tutti sappiano di cosa è stato capace il regime di Mussolini che tanti invocano come un grande statista, senza magari nascondere una certa nostalgia. Porterò a casa tanti ricordi di luoghi i cui nomi, per i reduci, rappresentarono un inferno: Belgorod, Nikolaevka, Nikitovka, Rossos, Belogir’Ye, Podgornoye, Novaja Kalitva, Derezovka, Arbuzovka questi sono luoghi di battaglia e ritirata sul Don che io percorrerò con la bici».

Bloisi toccherà altri due luoghi simbolo della battaglia di Russia o «operazione Barbarossa» come venne battezzata a Berlino l’invasione a est: sono Volvograd (allora Stalingrado, completamente distrutta ma mai caduta e anzi simbolo della riscossa russa) e Mosca, la capitale pronta ad essere abbandonata all’invasore, che non la prese: da lì cominciò la caduta.

Il ciclista della memoria partirà lunedì 16 luglio in aereo per continuare l’avventure in bici da Kiev.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Luglio 2019
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