L’arte giapponese sbarca a Varese

Il prossimo giugno aprirà al Castello di Masnago una mostra con importanti volumi nipponici appartenenti alla Biblioteca civica. L'evento in contemporanea con le Olimpiadi di Tokyo 2020

arte giapponese mostra comune di varese

Il 2020 sarà l’anno delle Olimpiadi di Tokyo. Varese creerà un ponte culturale con il paese del Sol Levante.

«La prossima estate – spiega il sindaco Davide Galimberti – quando gli occhi del mondo saranno tutti fissati sui Giochi di Tokyo, anche la Città Giardino avrà in casa il suo pezzo di Giappone. Merito di un fondo di libri nipponici di proprietà della Biblioteca civica, che da giugno a novembre 2020 verranno esposti nel Museo civico del Castello di Masnago».

I volumi, appartenenti alla donazione Baratelli – la prima della Biblioteca varesina – e a una “donazione marchese Ponti”, sono stati pubblicati tra il 1890 e il 1908, per la maggior parte da un editore di Kyoto. Sono stati realizzati a stampa con tecnica silografica, a partire cioè da una matrice in legno, in policromia – anche con uso di colori metallici come oro e argento – o con il solo inchiostro nero.

Molti di essi contengono motivi decorativi per tessuti, ventagli e altri prodotti artigianali, alcuni dei quali firmati da artisti noti dell’epoca e perciò interessanti dal punto di vista storico-artistico. Tra gli autori più importanti figurano Kamisaka Sekka, Furuya Kōrin , Kōno Bairei e Takeuchi Seihō. Esemplari simili o edizioni dello stesso anno sono conservati in grandi istituzioni museali del mondo come il Metropolitan Museum di New York, la Freer Sackler Library di Washington, il Museum of Fine Arts di Boston e quello di Houston.

Per lo studio dei materiali il Comune di Varese si è rivolto all’Università degli Studi di Milano e, in particolare, alla professoressa Rossella Menegazzo, docente del Dipartimento Beni culturali e ambientali e specialista in Culture dell’Asia Centrale e Orientale. Sui libri è stata anche realizzata una tesi di laurea specialistica, con relatrice la stessa professoressa Menegazzo, da parte della dottoressa specializzanda Eleonora Lanza. Lo studio ha per titolo “La raccolta di volumi d’arte giapponese di epoca Meiji della Biblioteca Civica di Varese: studio e catalogazione”.

È ancora da verificare come i volumi – inizialmente catalogati con la voce generica “libri giapponesi” – siano entrati a far parte delle donazioni alla Biblioteca civica di Varese. La loro registrazione e le annotazioni relative alle donazioni sono state effettuate nel 1954, al momento della compilazione dei registri di ingresso attualmente disponibili; non esistono invece tracce di antecedenti registrazioni che possano fornire ulteriori dettagli.

Sia il mecenate Giuseppe Baratelli che il marchese Ettore Ponti potrebbero aver avuto svariate occasioni per entrare in possesso dei volumi. I due erano accomunati dall’interesse per i viaggi: Baratelli era un appassionato collezionista bibliofilo che si riforniva da una libraio-antiquario milanese; Ponti invece, che fu senatore e sindaco di Milano, entrò più volte in contatto con delegazioni estere e diplomatiche e, come imprenditore tessile, avrebbe potuto essere concretamente interessato a campionari artistici di decori adatti a oggettistica e tessuti.

Interessante anche il periodo in cui operavano i due personaggi; in quegli anni, infatti, il settore della seta costituiva una tra le voci principali dell’economia nazionale, potendo contare – nel Varesotto e in Lombardia in particolare – su di una fitta rete di produttori di bozzoli e su numerose aziende che lavoravano il filato serico. Si tratta pertanto di materiali che, pur provenienti da luoghi molto lontani, sono strettamente riconducibili alla realtà del territorio, alla sua economia e alla sua cultura.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Luglio 2019
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