Politeama nuovo teatro di Varese: chi è pro e chi è contro

Arrivano soprattutto dai social i primi commenti all'idea, ormai concreta e finanziata, del Politeama come nuovo teatro di Varese. Ecco alcune voci

Politeama Varese

Da argomento da bar a proposta concreta e finanziata: l’ipotesi dell’ex cinema Politeama, inutilizzato da oltre 10 anni, come nuovo teatro di Varese ha preso un’accelerazione notevole e l’amministrazione comunale procede spedita per rendere concreta la sua realizzazione nell’ambito dell’accordo di programma con regione Lombardia. 

Il motivo di cosi tanta motivazione è semplice e più volte spiegato dal sindaco: «La soluzione del recupero del Politeama – ha detto Davide Galimberti – consente una significativa riduzione dei costi complessivi e quindi la completa sostenibilità dell’intervento nel suo complesso ovvero recupero della Caserma, inserimento dell’Archivio del Moderno e realizzazione del tanto atteso teatro: e tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione istituzionale dei diversi enti sottoscrittori dell’accordo di programma. Una bella pagina di buona politica per la città, a prescindere dalle appartenenze di ciascuno».

Ma è davvero una buona idea per tutti? Sopratutto sui social, il dibattito è vivace: tra chi è entusiasta all’idea e chi la considera una delusione rispetto alle promesse fatte. «Di tutto il progetto, secondo me lo spostamento della biblioteca e’ l’unico neo – commenta Mauro Gregori, che da consigliere comunale di maggioranza (ora non lo è più: si è dimesso infatti ad agosto 2017, ndr) scrisse una lettera aperta all’allora presidente della regione Roberto Maroni proprio per proporre il Politeama come teatro della città – Spero che si faccia strada la possibilità di uno sdoppiamento della struttura: da valutare, certo, ma credo che lasciare ai giardini Estensi la sede “storica” della biblioteca sia doveroso, in particolare la sala lettura e l’emeroteca, una sala dove presentare scrittori e la loro ultima opera, addirittura potenziando e migliorando questo aspetto di coinvolgimento culturale, sia un dovere verso la città. Sul Politeama invece sono felicissimo: finalmente avremo un teatro, una stagione di prosa competitiva, attrattiva, e in più sara’ la riapertura di una sala chiusa ormai da 10 anni. Credo che l’affidamento del progetto all’archistar De Lucchi sia un’enorme garanzia per tutti. Sara’, ne sono certo, un’opera che cambierà in meglio la città, che ci porterà in un battibaleno una ventata di cultura per tutti. Sono fautore da anni della trasformazione del Politeama in teatro e che la cosa si realizzi non può che farmi piacere. Adesso serve solo procedere speditamente. Varese ne ha bisogno».

«Sono decisamente perplesso – commenta Piero Galparoli, consigliere di minoranza in quota Forza Italia – Innanzitutto, logisticamente, non ci sono parcheggi. Poi è piccolo, e mancherà la buca d’orchestra. Varese non ha teatro che abbia la possibilità di fare musica da camera, questa era un’occasione. Se non si riesce a farlo bene, piuttosto teniamoci quello che abbiamo. Sposo le opinioni di Bruno Belli, che è una persona da ascoltare come appassionato operatore culturale, che merita di essere ascoltato. Perchè va bene che costerà meno, ma sarà anche meno di prima: con il risultato che Varese pensa sempre in piccolo. Progetto stazioni ridimensionato e ridimensionato anche il teatro: praticamente si sta ridimensionando la città».

«Il progetto del Politeama è l’esatto opposto di quanto fu promesso nelle varie campagne elettorali, non considerando le necessità di una sala che sia perfettamente atta alle rappresentazioni musicali senza amplificazione: concerti, opere, ecc. ecc. Dove metteranno, per esempio il «golfo mistico» che, al Teatro Parenti, rinnovato dal medesimo architetto che qui si è occupato dell’ex-cinema, essendo un teatro di prosa, non serve, ma che a Varese – se si vuole fare un teatro realmente multifunzionale – dovrebbe essere previsto? – commenta sulla sua pagina facebook  Bruno Belli, presidente dell’associazione “Prospettive culturali per Varese”, da tempo impegnato culturalmente in città – Penso che la cosa migliore per Varese sarebbe considerare un teatro con tutti i crismi, che consideri di potere ospitare la qualità con un numero adeguato di posti e non un «adattamento», giacché l’oro è oro, e il princisbecco è princisbecco, anche se brilla come il primo. Se Varese ha chiesto un teatro polivalente, il Politeama, per la destinazione per cui nacque, se non avrà il golfo mistico, riproporrà, inoltre, i limiti dell’attuale struttura di Piazza Repubblica, considerando anche che i posti al Politeama saranno comunque limitati ed avranno una ricaduta economica legata alla programmazione degli spettacoli».

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«Sono favorevole alla sua ristrutturazione purché non si facciano cose ibride – Spiega Chicco Colombo, che fa teatro da oltre 30 anni sul territorio insieme a sua moglie Betty con grande successo – L’ideale sarebbe mantenere l’Apollonio con la sua capienza da circa 1500 posti, e usare il politeama come teatro medio, sui 300-400 posti e palco tecnicamente attrezzato a livello professionale. Perchè sicuramente manca in città una capienza media, che sarebbe adatta anche alle attività di teatro per ragazzi, pronte per essere affrontate a livello professionale. È inutile comunque pensare alle strutture se non si pensa anche a una politica teatrale cittadina, che coinvolga dalle salette degli oratori nei quartieri al grande teatro, magari per fare il teatro d’opera con grande dignità. E, perché no, costituire compagnie stabili qualitative che usino i teatri 360 giorni all’anno…».

«Sono assolutamente a favore del recupero del cinema Politeama, trasformandolo strutturalmente dall’interno in modo che possa essere un teatro di posa con circa 850 posti relativamente confortevoli, che abbia tutti i servizi anche tecnologici necessari all’espletamento della funzione di espressività teatrale contemporanea, che semplifica molto le scenografie quando c’è il supporto di tecnologie di partenza – commenta infine Valerio Crugnola, consigliere della Lista Galimberti  – Anche perché, peraltro, può essere adattato con gli opportuni materiali a un buon auditorium orchestrale anche per piccoli gruppi che a varese richiamerebbero grandi presenze. Ad esempio i concerti della stagione musicale comunale, magistralmente gestiti da Fabio Sartorelli, avrebbero già un luogo adeguato. So inoltre che si è giunti a De Lucchi a partire dal suo rifacimento del Teatro Parenti a Milano: questo teatro, all’interno di un condominio, era difficilissimo da rifare per i limiti strutturali, ma l’architetto ne ha saputo fare un luogo vivo. Un teatro riuscito, perché ha saputo dare una funzione sociale 24 ore su 24. E questa è l’idea per Varese, ed è sostenibile, anche perché costerà molto meno del progetto iniziale e irrealizzabile. Un luogo dove entrare indipendentemente dalla fruizione del teatro, e luogo della città tout court. In ogni caso secondo me la direzione artistica dovrà restare al comune, perché quella non è una questione solo teatrale».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 31 Luglio 2019
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