“Per evitare gli alberi crollati con le tempeste, bisogna mantenere sane le piante”

Intervista a Daniele Zanzi, agronomo di fama internazionale dpo le centinaia di alberi crollati col maltempo. E' un fenomeno degli ultimi tempi? Si può evitare? Ecco le sue risposte

Maccagno il giorno dopo, parco devastato

Dopo ogni tempesta nelle nostre zone, gli interrogativi sono tanti: quello che spaventa di più è il crollo di tanti alberi, che sembrano sempre di più in questi anni di emergenza ambientale, e creano anche danni. Ma è davvero così? C’è un motivo, e una soluzione, a una situazione che sembra peggiorare di anno in anno?

Abbiamo provato a chiederlo a un esperto di fama internazionale, il varesino Daniele Zanzi, che prima ancora di essere vicesindaco del capoluogo è un esperto contattato in tutto il mondo proprio per andare al capezzale degli alberi malati:  «Innanzitutto, abbiamo a che fare con un patrimonio arboreo che sta invecchiando – preette Zanzi – Ma ci sono anche scelte non razionali nelle nuove piantagioni: quando noi mettiamo alberi non adatti al loro clima, per esempio, magari sopravvivono e crescono ma lo fanno in uno stato di basso vigore, non vivono bene, mentre gli alberi sono geneticamente predisposti a vivere centinaia di anni. Pensi alla strage di alberi sulle dolomiti dell’anno scorso: in realtà a cadere a migliaia sono stati gli abeti rossi di Norvegia mentre i Larici, più tipici delle nostre montagne, hanno resistito»

daniele zanzi
Daniele Zanzi

La situazione lasciata dal maltempo sul lago Maggiore, però è di quelle che fanno paura: «Anch’io sono andato a vedere la situazione sul lago Maggiore. A Baveno, per esempio, c’è stato un disastro: ma il 90 per cento delle piante cadute avevano difetti preesistenti. Ne ho avuto una prova a Pallanza, dove avevo operato come agronomo: vicino al monumento a Cadorna c’era un albero di Canfora con un problema e un comitato di cittadini ci ha interpellato per dare una valutazione e, se possibile, risolverlo. Siamo andati, abbiamo sistemato la canfora, ma abbiamo anche segnalato al comune delle piante accanto a quella che erano gravemente compromesse. Non hanno fatto nulla. Morale: l’altro giorno la canfora è stata su, e le altre piante sono crollate».

C’è da dire che a questo punto, il problema sembra innanzitutto la loro pericolosità:  «A dire il vero a me preoccupa questa tendenza ad abbattere “per precauzione” a fronte dei “cambiamenti climatici”. Innanzitutto, i cambiamenti climatici sono un processo lentissimo e non un’emergenza estiva. Inoltre, sarebbe pure insensato, all’interno di questo processo, che si abbattesse “per sicurezza” e preventivamente qualcosa che sarebbe in grado di mitigarne le cause. Poi, abbattere per evitare pericoli è una scorciatoia poco sensata, specialmente se proposta da “esperti” o “periti”: sarebbe come se un dottore consigliasse la morte di un malato, prima di capire in che stato è, perchè “tanto deve morire”. Certo, la diagnosi è giusta, tanto tutti prima o poi muoiono. Ma chi è esperto deve prendersi delle responsabilità, e far di tutto perchè si mantenga, o ritorni, sano. Un ingegnere non è che non costruisce più ponti perchè i ponti “possono cadere”. Li costruisce e si prende la responsabilità di fare in modo di farli stare su».

Il segreto, come per tutte le cose vive, è la manutenzione: «A Varese ci sono sono centinaia di piante per ogni cittadino, ma la percentuale di quelle che cadono è minima. Le piante hanno bisogno di manutenzione, ma c’è una grave carenza di controllo da questo punto di vista: ci si ricorda di loro solo quando cadono e fanno disastri, e diventano dei nemici. Si sta così diffondendo un terrorismo psicologico che, sopra i 10 metri o vicino alle case, appena possibile gli alberi vengano abbattuti o potati “per sicurezza”. Ormai ad ogni temporale c’è una recrudescenza di richieste di abbattimento degli alberi. Vorrei tranquillizzare i proprietari di alberi: sono stati costruiti per resistere, un albero sano che trova un problema o una difficoltà lo risolve da solo. In Liguria ci sono pini piegati a 90 gradi e non cadono. Se alcuni alberi trovano maggiori forze a loro contrarie si irrobustiscono nel punto dove quella forza è esercitata. Hanno un linguaggio del corpo e una capacità di adattamento straordinari. Certo che un organismo non sano e che non va, può cedere. Ma fan piu danni le tegole o i cartelloni pubblicitari, e l’albero si può capire prima se ha dei problemi».

COME TENERE RICONOSCERE UN ALBERO IN DIFFICOLTA’: INDICAZIONI PRATICHE

«Le piante sono sempre cadute coi temporali: i periodi piu sensibili, perchè più delicati per la pianta sono agosto ma anche la prima primavera, quando escono le foglioline – spiega Zanzi –  Ma come dicevo è troppo facile abbattere: ci si toglie un sacco di responsabilità, e quando una pianta è giù non può cadere. Ma il lavoro più serio da fare è mantenerle in buona salute»

C’è un metodo per riconoscere se una pianta ha bisogno di essere “portata dal medico”?

«Si certo, ci sono dei segnali precisi, che chi possiede un albero dovrebbe verificare: per esempio, se si vedono dei funghi particolari vicino alle loro radici. I porcini, per esempio, sono benefici alla pianta, ma i chiodini no, perchè è una specie che demolisce le radici. Un altro segnale da tenere presente è la rarefazione della chioma: un segnale soggettivo da pianta a pianta, per il quale vale di più il parere del proprietario che quello di un esperto che non l’ha mai vista prima. Da segnalare anche la colorazione anomala o la perdita delle foglie precoce o tardiva, e anche un’emissione di foglie tardiva».

Se ci sono questi sintomi: «E’ opportuno interpellare un professionista, possibilmente che non faccia della paura un’arma di speculazione e non favorisca l’abbattimento facile».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Agosto 2019
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