Martinella a Don Vittorione: un segno del ritrovato patto tra associazioni e istituzioni

Le considerazioni di Pier Fausto Vedani sulla scelta del comune per l'edizione 2019 del riconoscimento ai varesini meritevoli

Don Vittorione

Il tributo della città con la Martinella alla memoria del Vittorione – gigante di un evangelico amore per il prossimo -mi ha riportato al tempo della sua presenza nella nostra comunità che negli Anni Sessanta si inoltrava in fasi memorabili del suo percorso dopo aver già conosciuto la grande luce dell’avanguardia in un settore importantissimo come quello dell’industria aeronautica militare.

Oggi Varese ricorda don Vittorio, presbitero e missionario in Africa, celebrato già doverosamente peraltro a Montale di Piacenza, dove il destino fermò la sua leggendaria azione missionaria e dove gli è stato dedicato un grande, sociale e moderno Giardino per bimbi, diventato oggi anche una apprezzata meta turistica.

Furono gli Anni Sessanta anche quelli del mio arrivo a Varese, città dei miei nonni paterni e che già conoscevo anche per motivi professionali, perché per alcune testate giornalistiche seguivo squadre venete di calcio che giocavano a Varese, Solbiate Arno e Saronno mentre a ogni nuova stagione la Pallacanestro Cantù nei suoi derby con l’Ignis di Garbosi, contribuiva a “incendiare”, la Casa dello Sport di via 25 aprile, troppo piccola per il grande oceano di tifosi.

Dall’ottobre del 1963 come cronista della Prealpina avrei a lungo raccontato le vicende di una bella Varese, animata e fatta crescere oltre che da individualità politiche di profilo anche da una comunità sensibile, che molto credeva ai passi sicuri dei suoi uomini migliori che, bene accetti, collaboravano con la mano pubblica
con preparazione e saggezza davvero elevate.

Associandomi al ricordo di Vittorione, così chiamato per la sua stazza, non mi inoltrerò in un percorso lagnoso, di rimpianti per quelli che certamente sono stati i migliori anni del ‘900 varesino o per richiamare alla ribalta noti personaggi ai quali si deve molto.

Noi oggi abbiamo necessità assoluta di un presente più tranquillo e di pensare e costruire un futuro più affidabile, al riparo dai penosi maremoti politici che ci inquietano da qualche tempo per avere fermato la corsa nostra e del Paese intero.

Anche i tempi grami possono aiutare a crescere offrendo indicazioni utili per recuperare percorsi più solidi. Il cammino della nostra comunità può infatti ripartire anche guardando al passato, nello specchietto , ai giorni in cui accanto ai politici ottenevamo ci fossero cittadini che nella loro attività professionale si erano dimostrati concreti, vincenti e attenti ai bisogni della comunità.

Oggi in assoluto potrebbe non bastare questa richiesta che si presenta come una urgente necessità, ma essa diventerebbe vincente se accompagnata da una nostra diversa attenzione al mondo politico, attenzione oltretutto richiesta dai fenomeni tecnici, comunicativi, economici e sociali che stanno rivoluzionando e rinnovando l’intero pianeta.

Oggi perché in futuro si possa essere ricordati positivamente è indispensabile che le varie componenti della comunità si tendano ancora la mano. Segnali positivi sono già arrivati: il migliore e confortante esempio è il ritorno alla vecchia e vincente formula gestionale del Molina, ma sono da citare anche attenzione e cura all’ “abito” della città, il recupero dell’entusiasmo associativo in ambito storico, culturale , promozionale e turistico al quale hanno contribuito lo stesso Palazzo Estense e anche i mezzi di comunicazione e una quantità di gruppi privati.

Ci può attendere davvero un futuro migliore se, pur nel consueto pieno rispetto delle regole, la città ritrova la vecchia collaborazione con la politica. Qui da noi nell’età dell’oro di Varese non si ricordano contrapposizioni ridicole, prepotenze e scelte inadeguate che nel tempo altrove, ma pure talvolta anche a casa nostra, si sarebbero poi dimostrate sentieri o autostrade per mete personali o partitiche.

La Varese dell’onestà e dei traguardi da tutti condivisi o quanto meno accettati ha conosciuto sin dai tempi di don Camillo e Peppone la validità dei buoni rapporti sociali, della collaborazione tra istituzioni e cittadini emeriti.

Oggi i nostri primi positivi recuperi evidenziano ancora di più il dramma politico nazionale dal quale è molto difficile stare alla larga, però si può . E ’ solo un problema di buona volontà ed è meno difficile di quanto si creda. Lo dice la piccola grande storia della nostra città. Certi egoismi sono sacri ed è ritornato il loro tempo.

 

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Pubblicato il 27 Agosto 2019
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