“Nonno è in cielo, tra i cuori e l’arcobaleno”
Il vessillo dei Lyons e le penne degli alpini hanno incorniciato la chiesa per l’ultimo saluto a Lino Mera, ma il vero senso di quel saluto ha saputo darlo sua nipote Carolina con un disegno speciale
Sono stati una vera e propria cerimonia di passaggio, dalla terra al cielo, i funerali di Lino Mera, patron della Mera e Longhi, terza generazione della nota azienda di caramelle varesina, che si sono tenuti nella “sua” parrocchia di Giubiano, in una chiesa gremita malgrado l’agosto, giovedì 22 alle 14.15.
A suggellarli, il gagliardetto dei Lyons di cui era socio e le penne degli alpini al cui gruppo apparteneva, ma il vero senso di quel saluto ha saputo darlo sua nipote Carolina: un disegno pieno di cuori dove una scala in cielo portava a una porta, dietro la quale stava l’arcobaleno.
Una cerimonia intensa Grazie agli amici del gruppo alpini Varese e dei Lyons club Prealpi, cui è stato legato fino all’ultimo. Ma grazie anche a tanta familiarità con ciò che non è solo terreno. Lo ha ricordato uno dei due concelebranti, don Pino Gamalero, amico di famiglia da molti anni: «Qui dinnanzi alla bara di tua moglie Carla, nel 2013, ci siamo detti che nei nostri cuori non dovevano rimanere solo i ricordi, o i sentimenti passati, ma guardare con gli occhi della fede una vita che non si chiude ma si trasforma, si apre a una vita nuova. E l’abbiamo fatto anche raccontandoci lui del suo pace maker e io delle cure per rimettere a posto il mio cervello ferito. Lui mi diceva “quando guardo il crocefisso vedo il risorto, me l’ha insegnato mia sorella suora”».
Suor Angela (Questo il nome di quando ha preso il velo delle romite ambrosiane) non ha avuto il permesso di essere li, proprio perchè suora di clausura. Ma ha affidato il ricordo a una lettera prima della messa: «Mi ha chiesto di fare in modo di far capire il più possibile che è qui con noi a salutare suo fratello Lino» ha specificato don Pino.
Una lettera dolcissima, letta dal nipote Marco, che ha ricordato gli anni in cui «Mi aspettavi per aprire il cancello di casa quando tornavo, e di questo ricordo conservo il sorriso» ma anche «Il biglietto che ho voluto che ti portassero qualche giorno fa, con gli angeli del sacro Monte che mi guardano da 60 anni ormai, voglio pensare ti abbia aiutato ad affrontare questo passaggio, difficile ma importante della tua vita. Quando mi cambiarono il nome in Maria Angela dissero che avrei preso il nome degli angeli che stanno accanto alla madonna del Sacro Monte e avrei avuto questo ruolo, spero di avere fatto anch’io cosi per te col mio biglietto».
Ad accompagnarlo, anche la preghiera dell’alpino, letta dal presidente del gruppo alpini di Varese Antonio Verdelli. E i ricordi della nipote Stefania che ha spiegato come «Aveva sempre un opinione chiara e oggettiva su tutto, ed è stato modello di bontà, di desideri di fare del bene quando poteva. Ma soprattutto, grazie a lui ho imparato a pensare con il cuore» e dei colleghi del Lyons, che hanno detto: «Eri una persona di buon cuore, o meglio, come diciamo noi, una persona davvero perbene».
Ora tocca a Emilio, quarta generazione nell’azienda, e a Valentina, medico chirurgo all’ospedale di Circolo, portare avanti il luminoso esempio che lui ha dato: ma ora sanno di avere chi li aiuterà a farlo, dietro la porta in cielo, dalle parti dell’arcobaleno.
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