Quel prato era diventato un allevamento lager
In una strada al limitare del paese animali lasciati morire di fame e di sete. Salvato un agnellino. Denunciato il proprietario degli ovini
Animali assetati e affamati, tre dei quali morti di stenti e un agnellino che non ha superato la notte, in un prato senza riparo, al sole per giorni, fra escrementi e carcasse.
Una situazione ai limiti non solo dell’igiene, ma anche dell’umanità quella che si sono trovati davanti gli agenti della polizia locale di Cugliate Fabiasco qualche giorno fa in un appezzamento di terreno che dista solo pochi metri dal centro abitato.
La segnalazione è giunta agli agenti dalle guardie eco-zoofile che hanno descritto la situazione che si era creata in un contesto di profondo degrado che ha visto coinvolto il proprietario, un uomo di 32 anni, denunciato per maltrattamento di animali.
L’uomo già in passato era stato al centro di una denuncia per un episodio analogo, fotocopia di quello a cui hanno assistito gli agenti.
Dieci animali, fra pecore e capre sono stati affidati al servizio veterinario di Ats Insubria che disporrà il ricovero in strutture adatte, mentre le condizioni di un agnello erano tali da far optare i veterinari per la soppressione.
Ampia documentazione fotografica e verbali sono stati trasmessi alla procura della repubblica di Varese dal comando di polizia locale associata di Rancio, Cugliate e Cocquio mentre l’amministrazione comunale ha disposto la bonifica dell’area.
Per il reato di maltrattamento di animali, in caso di morte sono previste multe da 5 a 30 mila euro e la reclusione oltre i due anni.
ART 544 TER CODICE PENALE “Maltrattamento di animali”
Chiunque, per crudeltà o senza necessità , cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.
La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.
La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale.
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