Presentata a Balerna la nuova sede dell’Archivio del Moderno

L'importante archivio USI si è trasferito dalla piccola sede universitaria a un luogo più spazioso, in attesa che la parte italiana si trasferisca nella ex caserma Garibaldi di Varese

Presentazione della nuova sede dell'Archivio del Moderno a Balerna

E’ stato presentato oggi, 12 ottobre 2019 al Punto Franco di Balerna, la nuova sede dell’archivio del Moderno, istituzione svizzera legata all’accademia dell’architettura di Mendrisio e alla USI.

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L’importante archivio, fino ad ora custodito nell’accademia di architettura di Mendrisio, «In una sede confortevole per gli studenti ma molto piccola per i documenti» come ha spiegato il rettore dell’Università della Svizzera Italiana, Boas Erez, ha ora una sua suggestiva sede, nel mezzo dell’area ferroviaria che fa da zona di scambio delle merci tra Italia e Svizzera.

«Un’ottima soluzione, trovata dalla direttrice dell’archivio Letizia Tedeschi: che riesce a custodire i 58 archivi in un palazzo straordinario dei primi del novecento» spiega Riccardo Blumer, direttore dell’accademia di architettura di Mendrisio: l’edificio, all’interno dei magazzini generali è stato infatti realizzato nel 1924 secondo il progetto dell’ingegnere ginevrino Robert Maillart, tra i protagonisti dell’ingegneria civile del XX secolo, affiancato dall’ingegnere ticinese Ettore Brenni, che ne fu anche il committente.

Quindici di questi archivi, cioè un quarto dell’importante patrimonio culturale, sono quelli che torneranno presto in Italia, nella Caserma Garibaldi in fase di ristrutturazione: una “conquista” della città di Varese che si è assicurato l’archivio a discapito di città blasonate come Venezia, o anche della vicina Como grazie al progetto di “polo culturale” che l’amministrazione sta portando avanti per la caserma. Per questo, tra i presenti, c’era anche l’architetto Galantino, che ha firmato il progetto della ristrutturazione, e la dottoressa Rossi della soprintendenza.

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«Per noi è una giornata storica – ha spiegato il sindaco di Balerna Luca Pagani, durante l’inaugurazione – Perché il nostro piccolo comune, di 3400 abitanti, diventa con questa inaugurazione un paese universitario. Ringrazio la lungimiranza di magazzini Generali, che è stata capace di trasformare in deposito di merci a deposito di cultura e memoria storica».

Ma è una giornata importante anche per la parte italiana del progetto, invitata speciale all’inaugurazione, perché in procinto di diventare partner importante della struttura: «Con l’avvio di lavori importanti di riqualificazione per far diventare luogo della cultura la caserma Garibaldi, nel centro della città, si sta rivelando uno dei più importanti interventi in termini economici e infrastrutturali che il nostro Paese sta vivendo su questo profilo, con l’aiuto di regione Lombardia e l’avvio di un accordo di programma – ha spiegato il sindaco di Varese Davide Galimberti, ospite speciale dell’inaugurazione – Qui verrà costudita la parte italiana dell’archivio del Moderno che secondo gli accordi deve tornare nella nostra nazione entro il 2022: e questo rappresenta ciò che tutti vogliamo per questo territorio, sempre più connesso dalle infrastrutture – come nel caso del recente collegamento ferroviario Arcisate Stabio – ed è l’emblema di come questi rapporti possano ulteriormente consolidarsi con relazioni che guardano all’istruzione, alla cultura, al futuro. L’archivio è percepito come il luogo dove si conserva il passato. io lo vedo anche come un luogo dove giovani ingegnere e architetti guardano il futuro. IL fatto che questo avvenga tra due paesi che hanno una storia importante di condivisioni è un percorso nuovo e da esplorare». 

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«L’università della Svizzera Italiana ha sempre avuto rapporti molto forti con la cultura italiana – ha sottolineato Letizia Tedeschi, direttrice dell’archivio del Moderno – Questo archivio è nato con donazioni di architetti milanesi che abbiamo accolto con piacere fin dall’inizio, nel 1998, e si è arricchito con archivi di architetti provenienti da tutta Europa. Con il ministero della cultura italiano abbiamo siglato una convenzione che ci impegnava fin dal 2002 a trovare anche una sede italiana per l’archivio, mentre nel frattempo abbiamo avviato progetti di ricerca comuni. Ce l’abbiamo fatta, ad aggiudicarci una sede italiana adatta al patrimonio contenuto e vicina ai nostri studenti anche grazie al sindaco di Varese, che ha colto il senso della nostra istituzione e ha dato le premesse per l’accoglimento della parte italiana nell’archivio».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Ottobre 2019
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