Dal Sinodo a Samarate, padre Bossi:”La Chiesa è dalla parte dell’Amazzonia”

Samarate non si dimentica dell’Amazzonia: una serata a tema ambiente con un ospite speciale, Padre Dario Bossi missionario in Amazzonia di ritorno dal sinodo con Papa Francesco

padre dario  bossi Amazzonia

«Vivo a Maranhão, in Amazzonia, da quindici anni, dove un tempo c’era la foresta amazzonica. Ad oggi è la zona più colpita dal disboscamento per il legno pregiato, dall’estrazione mineraria e dallo sfruttamento del suolo», racconta Padre Dario Bossi di ritorno dal Sinodo “Laudato Sì” a Roma con Papa Francesco (qui il documento finale ed integrale del “Sinodo amazzonico”).

Bossi, l’enfant du pays di Samarate, è missionario in Sud America e lunedì 28 ottobre, in una gremita sala San Rocco di via Statuto, ha raccontato cosa sta accadendo in sud America, con particolare focus sull’impatto umano sul climate change.

Ancora una volta Samarate spicca in provincia di Varese per la sensibilità ambientale: si tratta, infatti, del secondo incontro a tema Amazzonia e riscaldamento. Il primo era stato indetto dalla vivace associazione “Amici della biblioteca” capitanata da Alfonso PellizzaroRicordiamo l’Amazzonia: una serata nel bosco”; il presidente ed i suoi non hanno certo mancato l’incontro con il padre. Bossi ha poi spiegato alla platea come l’azione umana stia accelerando in maniera preoccupante il processo di disboscamento del “polmone verde” del globo: in parte è dovuto alla necessità di suolo per gli allevamenti e alla coltivazione di soia. Inoltre, ha presentato al pubblico di concittadini la battaglia che da anni lo vede impegnato a contrastare la compagnia mineraria Vale: questa, infatti, mirava a raddoppiare la ferrovia che attraversa lo stato amazzonico del Parà.

«Il sinodo speciale tenutosi a Roma è un evento unico, perché ha affrontato un problema globale con l’impegno di tradurre in un concreto di azioni degli impegni collettivi», continua a raccontare Bossi.  L’obiettivo che la Chiesa cattolica si pone, spiega il missionario, è la difesa del bioma per un contenimento del cambiamento climatico e del consecutivo innalzamento delle temperature terrestri: «Bisogna poi riconoscere che gli attori determinanti, quelli da cui noi abbiamo molto da imparare, sono proprio le popolazioni indigene: da secoli convivono con la natura, sono loro i veri detentori della tecnologia». Inoltre, secondo il mondo cattolico, un passo ulteriore – oltre allo schieramento e ad una presa di posizione netta in difesa dei popoli che vivono nelle foreste amazzoniche – è una revisione dell’attuale modello economico, ormai insostenibile su più fronti.

E la Chiesa, in tutto ciò? «La Chiesa – risponde – deve stare al loro fianco, in modo da rafforzare la loro forza politica, dando così vita ad una rete che unisca le comunità difendendole dalle estrazioni minerarie». La foresta amazzonica, infatti, pur essendo uno dei biomi più fragili dell’ecosistema, è uno dei più sfruttati: questo è dovuto, secondo Bossi, al modello estrattivista che ormai l’uomo ha assunto quando pensa alla sua casa, la terra. «La terra è vista come un recipiente da saccheggiare fino a quando le risorse non si esauriscono, poi si procede all’abbandono dei territori ormai svuotati. Garantendo a queste popolazioni il diritto alla terra – spiega il padre missionario – si otterrebbe una vita equilibrata e sostenibile».

La posizione del mondo cattolico, ormai, è ben netta e lo scorso Sinodo lo ha confermato: «Papa Francesco ha parlato di una ecologia integrale, che inglobi al suo interno delle proposte politiche ed economiche oltre a quelle culturali. D’altronde è compito dell’essere umano prendersi cura del creato, un tessuto di relazioni e di vincoli con le altre creature della terra, animali e piante, che non possono essere scissi in alcun modo». Papa Francesco ha, infatti, indicato come la scelta di un’ecologia integrale sia l’unico cammino possibile da intraprendere in futuro per la chiesa, in nome della cura e della salvezza della “casa comune”.

La relazione dell’uomo con il pianeta, ammonisce Bossi, non deve essere separata, ma l’elemento unificante tra i due. «Come alcuni antropologi sostengono, da dopo la Seconda Guerra Mondiale l’uomo si è trasformato da mortale a mortifero, dando inizio poi al così discusso Anthropocene: il compito della Chiesa, assumendo un volto amazzonico, è quello di intervenire per ricollegare l’uomo e la natura».

 

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com

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Pubblicato il 29 Ottobre 2019
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