Fine processo mai. Gli avvocati in assemblea spiegano la nuova prescrizione
Incontro molto partecipato, organizzato dall'Unione delle Camere Penali e il sostegno dell'Ordine degli Avvocati, sui motivi della protesta contro i provvedimenti del primo governo Conte
L’assemblea degli avvocati penalisti, che si è svolta questa mattina (venerdì), ha registrato il pieno di presenze nell’aula del Tribunale di Busto Arsizio per far conoscere le ragioni della protesta contro la nuova prescrizione dei reati e che da giorni sta bloccando le aule di tribunale di tutta Italia.
Così ha commentato l’incontro il presidente dell’Unione delle Camere Penali di Busto Arsizio, Roberto Aventi: «Grande partecipazione e condivisione dell’ iniziativa di informare la pubblica opinione con i dati reali sulla prescrizione e sulle sue cause, sui termini già lunghi esistenti conle attuali norme. Nuove iniziative quali l’adesione di numerosi avvocati della camera penale Busto a cominciare dal presidente che sarà alla maratona oratoria che si terrà a Roma nella settimana 25 novembre 1 dicembre per combattere la disinformazione sulla prescrizione».
L’avvocato Davide Toscani, consigliere dell’Ordine degli Avvocati, esprime il pieno sostegno del Consiglio alle iniziative della Camera penale, trattandosi di una battaglia per la legalità e per l’affermazione dei principi del giusto processo e della sua ragionevole durata: «Il legislatore anziché dilatare i tempi di celebrazione del processo dovrebbe impegnarsi a ridurli, investendo più risorse nella Giustizia e snellendo procedure tanto arcaiche e farraginose che si addicono più all’uomo della pietra che non a quello che a breve andrà su Marte. Dobbiamo impegnarci tutti per fermare il regresso della Giustizia a forme primordiali, quando il processo si celebrava frettolosamente in piazza e senza alcuna forma di garanzia per l’accusato. A causa di queste riforme miopi, populiste, improvvisate e non ponderate, si assiste ad uno stravolgimento del processo penale, che da processo dell’imputato diventa un processo per la vittima».
Il blocco della prescrizione dopo il primo grado – ostengono gli avvocati – paralizza il processo accusatorio, privando di significato la funzione stessa della pena.
Una conseguenza dei reati imprescrittibili infatti è che i testimoni potranno essere esaminati a distanza di anni dal fatto. Ma – la domanda è d’obbligo – cosa potranno ricordare in concreto se i ricordi svaniscono naturalmente con il tempo e i particolari si confondo tra loro?
Secondo Toscani «la prova non si formerà più a dibattimento, come è giusto che sia a garanzia di tutti ma ci si limiterà a leggere, prendendolo per buono, ciò che è stato riassunto e verbalizzato dalla polizia giudiziaria, in assenza dell’imputato e del difensore. Il blocco della prescrizione dopo il primo grado comporterà poi una dilatazione dei tempi di celebrazione del processo di appello e di cassazione e così i processi potranno durare all’infinito».
E conclude con una battuta e alcune domande: «Se vogliamo ricorrere ad uno slogan: fine processo, mai! Ma come può essere definito giusto un processo che dura all’infinito? Che senso avrà condannare una persona a distanza di decenni dai fatti? Dov’è finita la funzione risocializzante della pena?».
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