“Legalità ferita dalle inchieste. E ora ripristinata con la crudeltà sui senzatetto”

Dopo lo sgombero della palazzina e l'emergere delle situazioni di disagio, Rocco Longobardi contesta le parole del vicesindaco Caruso e l'insufficiente risposta strategica per risolvere i problemi. "Ma l'assessore ai servizi sociali come si pone su questa vicenda?"

gallarate generico

«Oggi purtroppo a Gallarate si sceglie di allinearsi alla linea del nostromo: chi non è con me è contro di me. Nessun dialogo politico, nessuna risposta concreta, campagna elettorale permanente».

Rocco Longobardi non nasconde anche una dose di delusione, oltre che di critica politica, verso le parole del vicesindaco Francesca Caruso, sullo sgombero dei senzatetto vicino all’ospedale.  «Quanta incomprensibile arroganza nella risposta di un assessore verso il quale abbiamo spesso espresso apprezzamento, proprio in considerazione della sua sensibilità verso i più deboli e del suo impegno in favore delle vittime di violenza domestica» dice il consiglere comunale di Gallarate 9.9.

L’assessore Caruso, dopo le critiche dei giorni scorsi alla linea dura tracciata, ha accusato Pd e Gallarate 9.9 di «strumentalizzare una situazione nella quale l’amministrazione aveva le mani abbastanza legate» (anche se contemporaneamente contesta all’amministrazione precedente di non aver fatto nulla).

Longobardi però non ci sta e contesta all’amministrazione Cassani di non aver «saputo e voluto esprimere una parola di solidarietà nei confronti del sacrestano, vittima di ripetute aggressioni, un’amministrazione pesantemente compromessa da assessori arrestati e PGT manovrati, con un ritorno di immagine pessimo per la nostra città, da mesi citata nelle peggiori pagine di cronaca nazionale: questa amministrazione pretende di ristabilire la legalità con un atto di crudeltà gratuita».

Longobardi «per garantire la sicurezza i problemi vanno risolti, non rinviati e buttati letteralmente per strada». Un approccio che deve arrivare dall’amministrazione in carica: «Sono tre anni che governate, cominciate ad assumervi qualche responsabilità, perché molti cittadini non prendono più per buono l’oramai classico “è colpa di chi c’era prima”. “Non vogliono essere aiutati” non è abbastanza quando si parla di disagio sociale».

«Rotture biografiche più o meno grandi hanno contraddistinto l’esistenza di queste persone: dalla morte di un figlio alla separazione coniugale, dal vizio del gioco a quello dell’alcool e della droga, da drammi con la giustizia alla perdita del lavoro: la carriera da barbone comincia con l’annullamento dei legami familiari, prosegue con quelli amicali per finire a dormire sotto un cartone e in fila alla mensa dei poveri (quella vera). Non si chiede un attico con piscina, ma un dormitorio sì. Un posto senza fronzoli o servizi particolari. Nelle città civili all’approssimarsi della stagione fredda si approntano ricoveri e piani di emergenza: a Gallarate si butta la gente per strada, questa è l’unica verità. Ah, non usate la scusa della “safety” (sicurezza), i fornelletti a gas sono gli stessi di tre anni fa, ora semplicemente li accenderanno in un altro luogo».

Fin qui si è parlato molto di risposta securitaria, meno dell’approccio sociale, che pure un tempo esisteva, anche solo con un ricovero d’emergenza invernale, che solo qualche anno fa veniva attivato e viveva anche e soprattutto grazie alla rete di assistenza. E su questo piano Longobardi allarga la discussione: «Ma l’attuale assessore ai servizi sociali in che posizione si pone rispetto a questa vicenda?».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 22 Ottobre 2019
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