Tutela minorile: le parole chiave sono qualità e partecipazione

Dati, esperienze e testimonianze di buone pratiche varesine di tutela minorile fanno scuola a Milano con la Casa davanti al sole di Venegono e l'assessore Molinari del Comune di Varese

Generico 2018

“Mantenere uno sguardo cinematografico, in movimento, che ragiona su passato, presente e futuro, tenendo in considerazione anche ciò che sta fuori campo”. Questo l’invito di Matteo Secchi, operatore nelle comunità per minori della cooperativa sociale “La casa davanti al sole” di Venegono alla platea del Convegno sulle buone pratiche cooperative nella tutela minori promosso da Legacoop Lombardia e che si è svolto nella mattinata del 30 ottobre alla Casa dei Diritti di Milano.

Ad aprire i lavori il presidente regionale di Legacoop Attilio Dadda, che ha ribadito l’importanza di ristabilire un livello di verità e di qualità sul lavoro che le cooperative stanno producendo nei loro territori di appartenenza, fattore imprescindibile perché “una cooperativa che non ha legami con il territorio, non è una cooperativa”.

Generico 2018

La professionalità e la capacità della cooperazione di dare risposte a bisogni collettivi sono stati i temi al centro del dibattito. “Nel settore del welfare in particolare” ha sottolineato Dadda “le cooperative sono sempre state a fianco delle strutture pubbliche, se non sole quando il pubblico ha abbandonato le proprie posizioni”.
Attualmente le cooperative sociali aderenti a Legacoop Lombardia seguono 1.200 famiglie e 1.500 minori: “È arrivato il momento di superare il concetto di appalto e stabilire un vero partenariato pubblico-cooperativo”, ha affermato Dadda.

A illustrare la qualità del lavoro svolto dalla cooperativa sociale La casa davanti al sole sono stati Matteo Secchi, assieme a Valentina Calcaterra (Università Cattolica del Sacro Cuore), sulla base della loro esperienza di lavoro in Comunità, fondato su un approccio partecipativo. Matteo Secchi in particolare ha messo a fuoco il tema della partecipazione come lavoro metodologico e strumento in grado di garantire progetti più efficaci.
La differenza, nelle sue parole, sta nel considerare l’operatore non come l’unico depositario di competenze ma come facilitatore nel rapporto con le famiglie. Lo sguardo da assumere non è quello fotografico, che rischia di produrre solo un intervento tecnico, ma deve essere più ampio, cinematografico appunto.

Fondamentale è dunque condividere le preoccupazioni “per costruire uno spazio di fronteggiamento che consenta di partecipare assieme – genitori, figli ed operatori – al bene del bambino”. Il lavoro, così definito, non è “sulle persone” ma “con le persone”. A sostenere questa visione è anche la ricerca di Valentina Calcaterra, alimentata dai racconti e dalle testimonianze di alcune persone coinvolte nelle pratiche di affido.
Coinvolgere nei processi partecipativi anche le famiglie maggiormente in difficoltà rappresenta “una sfida, faticosa nella pratica ma necessaria”. “Includere” continua Calcaterra “è senz’altro più difficile che escludere ma serve a dare a ciascuno la propria parte di responsabilità”. Non limitarsi a dare  indicazioni alle famiglie, ma costruisce percorsi comuni.

“L’obiettivo per tutti non è soltanto vedere il minore ritornare a casa ma recuperare i legami”. Ad evidenziare alcune delle criticità che emergono nella gestione pratica e quotidiana degli affidi, sul fronte delle amministrazioni pubbliche, è stato l’assessore ai servizi sociali del Comune di Varese, Roberto Molinari: “L’assenza di risorse – ha detto – provoca un ritirarsi delle politiche di prevenzione.
A mancare spesso sono anche le risorse umane, per blocchi di assunzioni o altri limiti strutturali, come l’attivazione di processi standardizzati che non tengono conto delle singole e diverse persone.
L’importanza di esperienze come quella della cooperativa La casa davanti al sole, attiva da oltre trent’anni nella provincia di Varese, nelle parole di Molinari: “è essenziale in termini di conoscenza”.

Non solo dati, analisi e metodologie, ad animare il dibattito sono state le testimonianze vive di madri e figlie presenti all’incontro: Dayanas, ospite della comunità quando era ancora minorenne, Sefora, madre di una famiglia affidataria e Leila, che è stata in diverse comunità prima di arrivare a La casa davanti al sole e lì ricucire il legame con la sua famiglia. Storie di vita vissuta, cariche di tutta l’emozione e la lucidità dovute dall’esperienza e della volontà di condividere.
E il convegno, moderato dalla giornalista  di Vita, Sara De Carli è diventato un’esperienza diretta di cosa voglia dire partecipazione.

di
Pubblicato il 30 Ottobre 2019
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.