Gli interessi politici e privati in Amga nel processo a Fratus, Cozzi e Lazzarini

Il pm Calcaterra ha introdotto il tema dell'azione di responsabilità della società nei confronti del cda che "aggiustò" i bilanci. In ballo i 22 milioni di euro chiesti alla coordinatrice di Forza Italia

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L’udienza di oggi nel processo Piazza Pulita sulle nomine pilotate in Comune e nelle società partecipate di Legnano si è incentrata sulle pressioni politiche in Amga, la multiservizi in cui si intrecciano interessi privati, di partito emersi nel corso dell’inchiesta condotta dal pm Nadia Alessandra Calcaterra.

L’accusa ha concluso l’esame del maresciallo della Guardia di Finanza di Milano, Michele Martino, che ha seguito quasi tutta l’indagine e ha concluso i vari capi d’imputazione.

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Quello che emerge è proprio come attorno ad Amga gravitassero interessi enormi, soprattutto da parte di Chiara Lazzarini (al centro nella foto, ndr) sulla cui testa gravava e grava ancora oggi un’azione di responsabilità da 22 milioni di euro per il falso in bilancio causato proprio sotto la sua presidenza del cda (reato prescritto e per il quale è arivata una condanna tramite decreto penale) e nei confronti di Paolo Pagani.

Sulla questione c’erano in campo due fazioni: quella capeggiata dal sindaco di Parabiago Cucchi (con l’appoggio dell’allora direttore generale di Amga Lorenzo Fommei) che puntava ad andare avanti con l’azione per recuperare più soldi possibili e quella rappresentata da Cozzi e Fratus che puntava a transare attraverso le assicurazioni dei dirigenti coinvolti a cifre molto più basse. In questo quadro avvenivano – secondo l’accusa – le pressioni per pilotare il bando per il nuovo direttore generale.

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Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Novembre 2019
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