La Scuola di Milano in mostra alla Biblioteca Braidense

Il cenacolo di Antonio Banfi e la figura di Valentino Bompiani raccontati attraverso una raccolta di preziosi documenti conservati a Varese, al Centro internazionale insubrico diretto da Fabio Minazzi

giovani pensatori - raccolta scuola di milano

Preziosi documenti della Scuola di Milano, custoditi al Centro internazionale Carlo Cattaneo e Giulio Preti dell’Università dell’Insubria, sono esposti nella Sala Teresiana della Biblioteca Braidense di Milano, città che negli anni Trenta ha assistito alla nascita del cenacolo filosofico di Antonio Banfi (1886-1957).

La mostra «Sulla Scuola di Milano. Antonio Banfi e Valentino Bompiani nella cultura e nella società italiana dalla dittatura alla democrazia» si compone di una selezione di manoscritti, libri, lettere, autografi della Scuola di Milano e molte foto di Antonia Pozzi, tratti dagli archivi dei protagonisti e riprodotti in un ricco catalogo di più di 300 pagine pubblicato dalla casa editrice Giunti di Firenze. Inoltre la Braidense conserva i volumi della biblioteca di Banfi, che è stato docente di Storia della filosofia e di Estetica all’Università degli Studi di Milano, donati dalla famiglia già negli anni Sessanta.

La mostra si visita fino al 31 dicembre da lunedì a venerdì ore 8.30-18.30 e sabato 8.30-13.45, con ingresso libero.

In 12 pannelli narrativi e altrettante bacheche si delinea la storia di questo cenacolo filosofico: emergono la formazione, il razionalismo critico e la legge trascendentale del conoscere di Antonio Banfi, l’apertura prospettica della Scuola di Milano, il neo-realismo logico di Giulio Preti, Remo Cantoni, Enzo Paci e Dino Formaggio, la voce poetica e artistica di Antonia Pozzi.

Spiega Fabio Minazzi, ordinario di Filosofia della scienza all’Insubria e direttore scientifico del Centro internazionale insubrico: «Bisogna immaginare la Scuola di Milano come una serie di cerchi concentrici mediante i quali la fecondità del razionalismo critico delineato da Banfi matura e feconda differenti ambiti di studio e di ricerca, consentendo a ciascun allievo di inseguire liberamente il proprio dèmone. Questo spiega perché la filosofia della cultura di Banfi sia stata allora in grado di inserire positivamente, entro il circolo culturale della riflessione contemporanea, differenti, nuove  ed originali prospettive attinenti la sociologia, l’etnografia, la filosofia della scienza, la psicologia,  la musica, la letteratura ed anche la poesia, riaprendo così il discorso estetico a nuovi scenari, mentre, al contempo, consente un profondo e originale ripensamento del problema pedagogico su temi diversi da quelli tradizionali. I grandi allievi banfiani degli anni Trenta colsero perfettamente questo nuovo spirito che animava tutte le lezioni di Banfi e proprio grazie ad esso furono tutti guidati ad evadere dalle “morte gore” della provinciale cultura italiana, neoidealista e fascista, per guardare, con attenzione, a tutto quanto accadeva all’estero, negli stati europei, ma anche in quelli americani, russi, asiatici e cinesi».

La mostra, inserita nelle attività formative dell’XI edizione del progetto dell’Insubria Giovani Pensatori, ideato e diretto da Fabio Minazzi, è nata in collaborazione con la casa editrice Bompiani nel novantesimo anniversario della fondazione, con la Biblioteca Nazionale Braidense, con la Fondazione Corrente, con l’associazione Lalla Romano di Milano e con il corso di Storia e storie del mondo contemporaneo dell’Università dell’Insubria. Sono in programma visite guidate bisettimanali gratuite alla mostra per le scolaresche da prenotare a: b-brai.direzione@beniculturali.it.

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Pubblicato il 11 Novembre 2019
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