Rifiuti, clima e sostenibilità: è tempo di agire. Una grande lezione all’Insubria

Per migliorare il clima e l'ambiente bisogna migliorare i comportamenti a tutti i livelli: singoli, famiglie e imprese

Università dell'Insubria

Tanti ospiti e protagonisti per parlare agli studenti dell’Insubria di una tema più che mai attuale. Nell’aula magna di via Ravasi si è tenuta la conferenza “Rifiuti, clima e sostenibilità: è tempo di agire”, una grande lezione che l’Università di Varese ha organizzato assieme ad altre importanti realtà, locali e non, impegnate nella “lotta climatica”.

In collegamento e diretta streaming con la sede di Como, a inaugurare la “lezione a porte aperte” è stato il professor Ruggieri che ha introdotto e fatto conoscere ai “suoi” ragazzi Green School. Il progetto, grazie agli sforzi di Agenda21 Laghi, si sta sempre di più diffondendo in tutte le scuole del varesino e della Lombardia. «Green School nasce dieci anni fa, nel 2009. All’epoca il nome del progetto era “Scuola emissione Zero”. Dal 2011 invece l’idea è stata quella di rilasciare alle scuole partecipanti una certificazione di scuola ecologica» ha spiegato Paolo Sacchiero, membro del comitato scientifico del progetto. «Il nostro obiettivo è quello di incidere e modificare positivamente i comportamenti dei più giovani per far sì che possano comprendere al meglio la tutela dell’ecosistema e sentirsi responsabilizzati in prima persona – ha continuato Sacchiero – Promuovendo un apprendimento attivo, da una prima fase di analisi a una in seguito operativa, si possono ridurre gli impatti. Un esempio positivo possono essere le borracce che, se adoperate da tutti gli studenti di una scuola, diminuiscono significativamente il consumo di plastica e di bottigliette».

Tra le tante iniziative, la novità di quest’anno è il progetto “famiglie sballate” che si propone di sperimentare una vita senza imballaggi. Al momento a partecipare al programma sono cinque famiglie ma l’obiettivo è arrivare a trenta. Ci si può candidare tramite modulo di iscrizione dal blog di Green School.

La parte centrale del lungo pomeriggio ha visto come principali relatori le attiviste climatiche Celeste Righi Rocco e Roberta Bonacossa. «Continuiamo ad agire senza fermarci – incita
Roberta – L’attenzione verso il clima non deve essere una moda o il picco di un solo anno. Il fatto che siano i giovani a smuovere l’indifferenza porta l’interesse anche a chi sta più in alto di noi».
Le due ragazze hanno raccontato le loro esperienze internazionali in diverse associazioni come LCOY (Local Conference of Youth) o il progetto di training ambientale 24hoursofreality, nato da un’idea dell’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, vincitore del Premio Nobel per la pace nel 2007. Dopo aver esortato i giovani a prendere l’iniziativa, anche solo piantando “online” un albero, la bustocca Celeste Righi Rocco ha poi raccontato la propria esperienza a Brasilia dove, in qualità di attivista e biologa, ha potuto parlare di agricoltura e alimentazione durante lo Youth Ag Summit.

Nell’ultima parte del pomeriggio infine, i professori dell’Università hanno “compresso in pillole” approfondite lezioni che intrecciavano la tematica ambientale a materie specifiche come l’economia, la scienza e la società. In particolare, Fabio Conti, docente di scienze teoriche e applicate, ha parlato del problema dei rifiuti alla fonte. «Il primo passo per  ridurre gli impatti è occuparsene personalmente – ha detto Conti -, senza delegare sempre a terzi. Per tutti questi anni la produzione dei rifiuti è continuata a crescere, ma prima si viveva in un mondo diverso, senza plastica, senza imballaggi. Non bisogna però tornare indietro: ridurre lo sviluppo non è una soluzione».

«Pensare che il cambiamento sia impossibile è il primo passo per perdere» afferma invece Fortunato D’amico parlando di ecomafie. «Dov’è la mafia? È come l’aria, la mafia è dappertutto. Il termine ecomafia è un neologismo coniato nel 1994 da Legambiente per indicare le attività illegali delle organizzazioni criminali di tipo mafioso che arrecano danni all’ambiente, in particolare dedite al traffico e allo smaltimento dei rifiuti».

Questo messaggio, che può sembrare scoraggiante per i ragazzi, li incita invece a combattere contro le ingiustizie e contro chi si approfitta di una tematica davvero delicata. La soluzione ideale può
essere quella indicata da Giulia Pesaro che è intervenuta per parlare di “economia circolare, resilienza e sviluppo territoriale”. «La buona economia è quella circolare – ha spiegato la Pesaro –  Si tratta di un tipo di economia contemporanea, fatta non di esclusione (modello aut-aut) ma di inclusione (et-et). Non dobbiamo sottovalutare la complessità del mondo in cui ci troviamo.La buona economia deve minimizzare i valori sprecati e massimizzare ciò che è positivo, riducendo l’intensità d’uso. Per guardare molto lontano, bisogna essere coerenti e strategici, arrivando agli obiettivi passo dopo passo».

Una bella lezione che ha dato tanti stimoli e spunti di riflessione ai ragazzi dell’Università. Alcuni studenti infatti hanno potuto ampliare il proprio bagaglio culturale, scientifico e civico sentendosi chiamati in prima persona ad agire per il clima.

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Pubblicato il 23 Novembre 2019
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