Ruspe e motoseghe, così il Campo dei Fiori si difende da fuoco e acqua

Tre diversi interventi su tre vallate diverse per rendere più sicura la montagna in caso di precipitazioni troppo abbondanti: "Tutti vogliono ripiantare, noi dobbiamo tagliare"

«Tutti ci vogliono dare fondi per ripiantare, ma noi abbiamo bisogno di tagliare». È sintetizzato in queste poche parole quello che il Parco del Campo dei Fiori sta affrontando in questi anni, da quando il grande incendio del 2017 ha segnato la vita della montagna. Ed è effettivamente quello che l’ente sta portando avanti in questi mesi, con una serie di lavori che puntano a rendere sempre più sicura la montagna che sono stati al centro di un convegno organizzato in collaborazione con Ersaf.

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«Noi già prima dell’incendio avevamo iniziato un percorso di monitoraggio e pianificazione della gestione forestale -spiega il direttore del parco, Giancarlo Bernasconi- e senza quel lavoro oggi saremmo ancora in alto mare con le opere di messa in sicurezza della montagna». Il fuoco ha lasciato tracce profonde nel monte e gli effetti si vedono a valle, con inondazioni e colate di fango che nei mesi scorsi hanno colpito particolarmente Luvinate. «Partendo da quelle ricognizioni e ricerche abbiamo potuto agire velocemente e infatti oggi abbiamo tre progetti per la prevenzione dei danni in opera» racconta Marco Pistocchini, responsabile dell’ufficio forestale del parco. Nello specifico stanno per essere conclusi i lavori sul torrente Cassini sopra Barasso, sono in pieno svolgimento quelli nel reticolo sopra Velate (in collaborazione con il comune di Varese che ripristinerà la viabilità nella zona) e sono stati appena assegnati quelli nel comune di Luvinate sul Tinella.

Lavori diversi ma che mirano tutti allo stesso obiettivo: rendere i versanti delle valli più sicuri, togliere quelle piante che potrebbero collassare ostruendo il deflusso e mettere in sicurezza i torrenti. «Qui tanti dicevano di non aver mai visto acqua nel Tinella -continua Pistocchini-; il problema è che l’acqua può arrivare e quando lo fa i danni sono evidenti». Ma questi lavori tornano utili anche in caso di incendi, perchè con strade carrabili ripristinate e vallate più pulite dai detriti il lavoro dell’antincendio boschivo si fa più facile.

Un cambio evidente che però da solo non basta e che deve inserirsi in un contesto di grandi investimenti, affiancati da tanta prevenzione. «Spesso si sente dire che la natura deve fare il suo corso ma questo può valere in Utah o in Arizona dove non c’è nulla -spiega il professor Alessandro Nicoloso-; qui noi viviamo in contesti molto diversi e quindi non agire vuol dire avviarsi al suicidio». In questo contesto «ci sono elementi nei quali noi direttamente possiamo fare poco, come i cambiamenti climatici o la geologia» ma altri che possono mutare molto velocemente «come gli usi del suolo e la vitalità dei boschi». Per questo gli interventi ambientali devono da un lato «partire con progressività ma avere continuità» e dall’altro «ricordarsi che non possono considerarsi mai conclusi ma che sono sempre in divenire».

Due anni fa l’incendio a Campo dei Fiori: “La natura ha reagito, ora tocca all’uomo”

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 26 Novembre 2019
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