“E serbi un sasso il nome”: incanta il libro che fa parlare le lapidi

Ha fatto il pienone la prima presentazione di "E serbi un sasso il nome" il libro di Elisabetta Cacioppo e Massimo Tafi alla biblioteca Bruna Brambilla. Venerdi a Glocal la seconda "uscita" del curioso progetto, in una ancora più curiosa serata

"E serbi un sasso il nome" la prima presentazione di Elisabetta Cacioppo e Massimo Tafi

Ha fatto il pienone la prima presentazione di “E serbi un sasso il nome” il libro di Elisabetta Cacioppo e Massimo Tafi che riporta alla memoria, attraverso il racconto di quello che emerge dalle vecchie lapidi nei cimiteri, piccole grandi storie esemplari.

Nella biblioteca della scuola Anna Frank, dedicata a Bruna Brambilla, tra i libri si mescolavano le immagini delle lapidi che, con entusiasmo indefesso e pazienza certosina, i due autori – stimolati da Rocco Cordì, volontario della Biblioteca dalla lunga “carriera civile”- hanno raccolto negli anni, creando uno straordinario puzzle di umanità.

«La “fissa” di guardare le tombe, e di cercare di ricostruire la vita di chi c’era dentro l’ho avuta fin da bambina, era quasi un’abitudine di famiglia, e prendere appunti sulle più significative è stato naturale – spiega Elisabetta Cacioppo – Ma l’intuizione grande l’ha avuta Massimo, proponendo di raccogliere questa scoperte in una pagina facebook. Siamo stati subito travolti dall’affetto, dalle testimonianze di persone che avevano la nostra stessa “fissa”, che ci ringraziavano per le storie che facevamo emergere».

Ora la loro pagina conta quasi settemila like, e ha permesso loro di far diventare un progetto social una storia editoriale: «Pentagora ci “ha trovati” e noi ne siamo stati orgogliosi» il libro è distribuito nelle librerie e si può acquistare on line: ma non su Amazon, per una scelta condivisa tra gli autori e l’editore.

"E serbi un sasso il nome" la prima presentazione di Elisabetta Cacioppo e Massimo Tafi

Dall’uomo che “tanto lavorò anche se non ne aveva voglia” alla giovane donna che non vuole rivelare come è morta, fino alla mamma del milite ignoto: sono tante le occasioni per non dimenticare in questo delizioso libro, frutto di una certosina ricerca tra la rete e i giornali dell’epoca, e racconta anche destini incredibili come quello di Luisa Rezzonico, pilota automobilistica del dopoguerra, morta in un tragico incidente stradale durante una tappa del giro d’italia automobilistico: guidava l’auto su cui non era voluto salire Mario Poltronieri, fino allora sua copilota e poi storico telecronista Rai.  Luisa era figlia dell’imprenditore svizzero Ugo Rezzonico, che impiantò in Italia l’Icmesa e morì di tumore pochi anni prima del disastro di Seveso.

«”E serbi un sasso il nome” è quello che veniva scritto,  su sassi, sulle lapidi garibaldine» Ha spiegato Massimo Tafi. Una storia anche un po’ varesina, come ha ricordato dal pubblico Roberto Gervasini, che della salvaguardia della memoria attraverso la valutazione delle lapidi è protagonista di un altro progetto collettivo, denominato “I Tombaroli“. Gervasini ha ricordato come al cimitero di Giubiano riposi il biografo di Garibaldi, Giuseppe Guerzoni,  e che alcune di quelle lapidi siano proprio conservate nel cimitero monumentale varesino.

Ma, soprattutto «E Serbi un sasso il nome» è una parte dei Sepolcri di Foscolo: che il prestigioso professore di lettere di Tafi, Silvio Raffo – più noto a Varese come letterato, performer e poeta –  partecipante “di peso” della presentazione, ha ricordato di aver costretto ad imparare a memoria, con i brillanti risultati che si sono visti ieri sera.  Raffo ha anche  “messo il suo tocco” raccontando l’etimologia del cognome Tafi «”Tafos” In greco significa “tomba”, nel tuo nome c’è il destino di questo libro».

Il libro di Cacioppo e Tafi tra poche ore avrà una seconda presentazione varesina: saranno protagonisti a Glocal, in una occasione davvero particolare: la presentazione del loro libro aprirà infatti venerdì 8 alle 18.30 nella sala Campiotti della Camera di Commercio il panel di Riccardo Pirrone, il social manager di Taffo Funeral Service, che ha saputo dare sui social una nuova immagine alla morte.

 

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Novembre 2019
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