“Le città sono il futuro e la buona architettura è il segreto per migliorare la nostra vita”

A dirlo, il presidente nazionale dell'Ordine degli Architetti, che sarà a ville Ponti giovedì 5

Generico 2018

Presto la maggior parte delle persone nel mondo vivrà in città: e il futuro della qualità della vita passerà dalla “buona architettura“.

A dirlo è Giuseppe Capocchin, padovano: che oltre ad essere presidente nazionale dell’Ordine degli Architetti, è titolare dell’”Atelier Giuseppe Cappochin”, si occupa di progettazione architettonica e, principalmente, di pianificazione di area vasta, territoriale, urbanistica generale e attuativa.

E’ insomma la persona giusta per parlare del futuro del territorio: partendo da un progetto che vede coinvolti architetti e scuole di ogni ordine e grado i cui risultati verranno presentati giovedì 5 dicembre alle ville Ponti, alla sua presenza.

Innanzitutto: perchè un lavoro con gli studenti, per progettare il futuro?
«Abbiamo fatto, lo scorso anno, un congresso nazionale dal titolo “Abitare il paese, città e territori del futuro prossimo” che ha previsto anche un monitoraggio su diverse regioni per vedere “Lo stato dell’Italia”: l’idea era creare una cultura della domanda di qualità che ora in Italia non esiste. Nel frattempo abbiamo fatto visita alla Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi: una fondazione prestigiosa, la cui presidente Carla Rinaldi, ha mostrato un video che ci ha davvero colpito. Il filmato spiegava come i bambini dell’asilo si rapportavano con lo spazio pubblico, e ci dava indicazioni importanti su come avrebbe dovuto essere l’architettura, e l’urbanistica, del domani».

Suggerimenti che sono simili alla scuola materna come al liceo: «La richiesta fatta da praticamente tutti gli studenti, di qualunque posizione geografica e di qualunque età è stata: meno auto in città, e piazze più vivibili per i pedoni. Poi le richieste particolari erano di ogni genere, ma si riconducevano soprattutto a queste indicazioni».

Dai ragazzi quindi, raccolgono sollecitazioni e proposte: «Con questo progetto noi non andiamo nelle scuole ad insegnare l’architettura, andiamo nelle scuole per vedere come i bambini e i ragazzi si rapportano, per conoscere. E’ stato un esperimento eccezionale, ed è già pronta la pubblicazione del primo evento, che ha coinvolto circa trenta province in Italia. Nella seconda edizione saranno invece una cinquantina: un lavoro prezioso, perchè poi gli studenti vanno a casa e portano in famiglia quello che hanno confrontato con noi, quindi sono loro che insegnano la cultura della qualità della vita ai loro genitori».

Sembra ormai uno slogan. ma cos’è la buona architettura?
«La qualità dell’architettura e della struttura di una città è un elemento fondamentale per vivere: lo abbiamo scoperto girando l’Europa nelle capitali europee verdi. Una di queste era Lubiana, città media ma capitale del suo Stato, la Slovenia. Fino al 2008 era un caos: il sindaco di allora però ebbe il coraggio di chiudere tutto il centro, con la scusa di rimettere a posto i sottoservizi. Non l’ha piu riaperto, e adesso non solo il centro città è un gioiello, ma anche le strutture private sono migliorate e producono reddito: il che significa che ogni euro pubblico investito in qualità ha prodotto 3 o 4 euro di reddito privato. Anche la riqualificazione in ottica green del quartiere HafenCity di Amburgo, area portuale da anni in stato di degrado diventato quartiere d’eccellenza improntato al green, ha fatto rinascere con successo dei quartieri “dismessi” in centro città: investire denaro pubblico in qualità rende per tutti».

Questi esempi rischiano però di non essere sempre calzanti, in una nazione, come l’Italia, dove la città sono davvero piccole…
«Il punto di partenza della riflessione è che uno studio ha segnalato che entro il 2050 la maggior parte degli abitanti del pianeta vivrà in città, perchè li ci sono i servizi e il lavoro: le città saranno in concorrenza tra loro e vincerà chi potrà fornire maggiore qualità di vita – sottolinea Capocchin – Le racconto la storia di Nantes, altra città verde ma di dimensioni piuttosto piccole, che ha sistemato cantieri navali dismessi. Lì hanno fatto una legge per cui chi voleva i finanziamenti pubblici per la riqualificazione doveva unirsi ad altre città per la richiesta: il risultato di questa aggregazione ha favorito un progetto che dà servizi a 600mila persone».

In Italia, decisamente, non è lo stesso: «Noi abbiamo fatto la legge della città metropolitane, ormai diversi anni fa: ma ancora non esistono, e questo è un punto su cui bisogna spingere, mentre nel frattempo ancora non c’è una politica per le città»

Il problema è che: «Qui sta cambiando il mondo e noi non ce ne accorgiamo: io sono presidente da tre anni e mezzo, sono cambiati quattro governi e ogni volta bisogna ricominciare da capo a relazionarsi. Inoltre i governi si limitano a pensare al tempo che hanno davanti loro: ora sarebbe invece il momento di guardare al futuro, di fare programmazione. In Europa tutti pensano in ottica 2050. Qui non succede».

Il risultato è che: «A Stoccarda il 50% delle auto pubbliche sono elettriche e senza autista. Non stiamo parlando di futuro: è già cosi, anche se in fase di sperimentazione. Se non c’è questa visione, è difficile costruire realmente il domani dell’Italia».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Dicembre 2019
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