Le sfide di Ance: ricostruire la reputazione e rigenerare il territorio

Nell'associazione di via Cavour inizia il nuovo corso di Massimo Colombo: «La nuova legge regionale sulla rigenerazione urbana rilancia l'edilizia con sostanziali novità positive a partire dalla lotta al degrado paesaggistico, infrastrutturale e ambientale»

Generico 2018

Quando si arriva nella sede di Ance (Associazione nazionale costruttori edili) in via Cavour, il primo tema che viene affrontato dai vertici è quasi sempre quello della reputazione che continua a pesare nonostante i costruttori varesini, almeno negli ultimi dieci anni, non abbiano grandi peccati da farsi perdonare, anzi. L’associazione di fronte a una crisi che ha massacrato il settore, non solo ha tenuto duro ma ha cercato di innovare il più possibile con un programma green, facendo formazione sulla sicurezza, sull’efficientamento dei cantieri e sull’applicazione delle nuove tecnologie.

IL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO
Con l’elezione del nuovo presidente Massimo Colombo sono state introdotte ulteriori novità sul piano organizzativo interno. Una modifica allo statuto ha permesso la nomina di ben quattro vicepresidenti con deleghe specifiche: Giancarlo Civelli (delega alle operazioni immobiliari), Alberto Rimoldi (vicepresidente vicario), Gianni Bollazzi (delega sindacale) e Riccardo Bombelli (delega all’innovazione e tecnologia). Completano il consiglio il presidente del gruppo Giovani, Davide Zaccone, e la tesoriera Sonia Molea. La delega all’urbanistica rimarrà in capo allo stesso Colombo.

Nella prima uscita pubblica, il consiglio ha dimostrato di avere idee molto chiare su quello che c’è da fare. Civelli ha affrontato per via telefonica il tema della procedura negoziata mentre andava a firmare un contratto fuori Varese. «È un caso emblematico di come funzionano i lavori pubblici – ha detto il costruttore – Vorrei fare una campagna di sensibilizzazione presso le pubbliche amministrazioni e le principali stazioni appaltanti per il superamento delle modalità di sorteggio. In Italia i soldi ci sono è che non si riesce a spenderli».

FARE FORMAZIONE PER CRESCERE
Anche all’interno di Ance c’è una questione relativa alla dimensione di impresa. Per avere capacità progettuale e partecipare alle gare d’appalto più importanti occorre favorire l’aggregazione tra più soggetti attraverso Ati (associazione temporanea d’imprese) e consorzi, oppure ricorrendo allo strumento della rete.

Per Rimoldi c’è un solo modo per realizzare un modello di impresa virtuosa sia in termini di sostenibilità economica che di sicurezza: fare tanta formazione. «È la base culturale per crescere e per vincere la sfida della reputazione – dice il vice presidente vicario di Ance – I nostri entri bilaterali fanno molto in questo senso, sia per i lavoratori che per gli imprenditori. Contratti regolari, rispetto delle norme di sicurezza e formazione continua sono impegni che ci devono essere riconosciuti dal mercato».

NON SI RISPARMIA SULLA PELLE DEL LAVORATORE
Il tema è delicato perché questo riconoscimento passa soprattutto dalle scelte del committente, cioè il soggetto per conto del quale viene realizzata l’opera, su cui incombe una precisa responsabilità per quanto avviene nel cantiere in termini di regolarità e sicurezza. «Ci sono due concetti che vanno chiariti – precisa Molea -. La sicurezza non è un costo e le premialità previste dalla legge regionale non dovrebbero essere legate all’intervento tecnico ma alle modalità dell’intervento».

Se si parla di sicurezza nei cantieri un ente bilaterale che nei suoi circa 150 anni di vita ha lavorato bene è proprio la Cassa edile. «Se spacchettiamo il contributo versato alla cassa nelle varie componenti – spiega Bollazzi – vediamo che il 4% riguarda l’Ape (contributo anzianità edile, ndr ), il 6% la sicurezza e il 5%  welfare aziendale. Il committente deve essere consapevole che se si affida a una impresa in regola, quindi che applica il contratto collettivo nazionale dell’edilizia e versa regolarmente i contributi, la sicurezza è già prevista».

Il vero problema che ha attraversato il settore è stata l’estrema frammentazione e il florilegio di irregolarità più o meno tollerate dal sistema a partire dai lavoratori subordinati camuffati da partite iva. «Un artigiano – continua Bollazzi – non può fare uno scavo da solo e nemmeno la somma di tanti artigiani possono farlo. Quando viene montata la struttura di una fiera si osserva che quasi nessuno dei lavoratori ha il contratto nazionale degli edili, eppure sono lavori di edilizia fatti da soggetti non iscritti alla cassa edile».

È L’ASSOCIAZIONE CHE CERTIFICA L’IMPRESA
L’Ance diventa così un punto di riferimento non solo per le imprese che vogliono lavorare nel rispetto delle regole, ma anche del committente che voglia affidarsi a imprenditori seri e certificati sul piano della professionalità e della legalità. Nel recente passato è accaduto che l’associazione stessa denunciasse un proprio associato, un caso limite.

Nonostante la sicurezza sia ricompresa nel prezzo pagato dal committente, l’illusione del risparmio rimane una leva potentissima per chi ordina l’opera. Ma proprio Ance aderendo al progetto CQ, costruire in qualità, ha dimostrato che un buon coordinamento di tutti i soggetti che operano nel cantiere edile porta maggiore efficienza e di conseguenza anche un contenimento dei costi. «Efficienza energetica, smart bilding e sostenibilità – sottolinea Bombelli – fanno parte del percorso formativo che proponiamo alle nostre imprese. C’è un modo di costruire diverso che diventa virtuoso quando tutti gli attori della filiera a partire dai progettisti fino ai tecnici condividono gli obiettivi sul cantiere. Se c’è una coerenza nelle varie fasi, a partire da quella progettuale, la curva dei costi non sale nella fase di realizzazione».

LA NUOVA LEGGE SULLA RIGENERAZIONE URBANA
Se ne è parlato tanto e forse a ragione perché la legge 18 del 26 novembre 2019, relativa alla rigenerazione urbana, può dare un nuovo impulso al settore delle costruzioni con una certa prospettiva. «Abbiamo accolto con favore questa legge – conclude Colombo – perché rilancia l’edilizia con sostanziali novità positive a partire dalla lotta al degrado paesaggistico, infrastrutturale e ambientale. Così come altrettanto positivi sono il bonus volumetrico del 20% e la semplificazione per la determinazione degli ambiti di rigenerazione, oggi individuati con una semplice delibera comunale e non con una variante del Pgt (Piano di governo del territorio, ndr). Tra le criticità rileviamo che Regione Lombardia rimanda in capo ai comuni l’aumento o la riduzione dei costi per rispettarne l’autonomia, per l’istruttoria preliminare facoltativa bisognerebbe mutuare l’articolo 40 del regolamento edilizio di Milano,  sgravare il privato della perizia asseverata per far riconoscere l’area dismessa e porla  in carico al comune».

Le aree dismesse in provincia di Varese valgono 380 milioni di euro

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 18 Dicembre 2019
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