Un altro medico di famiglia va in pensione. Per “motivi burocratici”

Maria Assunta Lenotti annuncia che andrà in pensione a fine anno. Con una lettera che punta il dito contro la “burocratizzazione della professione”

Generico 2018

Maria Assunta Lenotti, medico di famiglia a Varese da quasi 40 anni e volto notissimo del volontariato internazionale varesino, annuncia che andrà in pensione a fine anno. In una lettera ai suoi pazienti, che saluta con affetto, punta il dito contro la “burocratizzazione della professione” e confessa di avere scelto per la pensione anticipata per non dover aggiungere altri 300 pazienti in più, come imposto da Ats Insubria,“per l’impossibilità di continuare a prestare la mia opera con l’attenzione e la disponibilità che meritate”.

Maria Assunta Lenotti, medico di base da 38 anni, è nota anche come presidente dell’associazione “Amici di Lorenzo“, onlus dedicata all’alpinista lecchese Lorenzo Mazzoleni, scomparso sul K2 nel 1996, che gestisce da quasi vent’anni un dispensario medico nel villaggio di Askole e svolge attività mediche, culturali e sociali nei villaggi del Baltistan, grazie al lavoro di volontari italiani e pakistani e alla generosità di numerosi donatori.

IL TESTO DELLA LETTERA

Cari pazienti,
purtroppo, con sentimenti contrastanti, vi devo comunicare che a fine dicembre di quest’anno andrò in pensione.

E’ stata una decisione sofferta perchè ho sempre amato molto il mio lavoro e ho cercato di svolgerlo con disponibilità e con attenzione a instaurare un buon dialogo con ciascuno di voi. Con alcuni il rapporto e’ stato un po’ speciale, a volte filiale, a volte materno, a volte amicale e per questo lasciarvi mi rattrista. Ma anche voi avrete notato quanto il sovraccarico burocratico abbia reso negli ultimi anni più difficoltoso lo svolgimento della mia professione, così che i tempi di ambulatorio e i vostri tempi di attesa si sono allungati molto e spesso mi sono sentita sfibrata e affaticata. A fine ottobre di quest’anno la ATS Insubria, con cui sono convenzionata, mi ha imposto di aumentare di 300 il numero dei pazienti. Pertanto, ritenendo di non potere affrontare questo aumento forzato del massimale in modo sereno e soprattutto per l’impossibilità di continuare a prestare la mia opera con l’attenzione e la disponibilità che meritate, son costretta ad anticipare il mio pensionamento.

La Ats Insubria vi invierà una comunicazione scritta riguardo alla mia cessazione dell’attività di medico di famiglia, ma ci tengo a scrivervi personalmente questa lettera di saluto e spiegazione a cuore aperto.

Grazie per la fiducia che avete riposto in me in questi anni (alcuni di voi sono ancora con me dall’inizio, ovvero da circa 40 anni!) e per avere condiviso con me questo pezzo di vita. Occupandomi della vostra salute ho ricevuto anche affetto e l’essere il relazione con voi ha arricchito sicuramente la mia umanità e la mia conoscenza. Spero di incontrarvi ancora e sarò disponibile anche in futuro per eventuali consultazioni, se ne aveste necessità.

Vi auguro tanta salute e, permettetemi, vi abbraccio tutti virtualmente

Il vostro medico di famiglia

Mariassunta Lenotti

“IL PROBLEMA NON SONO I PAZIENTI, E’ IL CARICO BUROCRATICO”

«Non sono i pazienti che mi turbano, è il carico di lavoro burocratico che è diventato insostenibile  – Ha spiegato il medico – Alimentato, per di più, da un sistema informatico che va continuamente in tilt e dà un sacco di problemi. I medici vecchio stampo, che non hanno un impiegato, hanno un sovraccarico di lavoro grandissimo».

Ma anche la professione nel tempo, è cambiata: «Innanzitutto, perchè hanno limitato molto la nostra possibilità di scelta nel fare gli esami ai nostri pazienti. I quali, d’altro canto, stanno diventando sempre più esigenti: vorrebbero decidere loro, per esempio, quali esami fare e con che frequenza. E’ un continuo tiraemolla, che una volta non capitava»

Infine: «I costi fissi stanno diventando sempre più gravosi, per un lavoro che ha sempre meno l’aspetto di una professione indipendente. Dobbiamo attenerci a tutte le prescrizioni, abbonarci a software costosi per istruire le cartelle cliniche, spendere soldi per i toner e la carta delle “ricette digitali” e poi ci fanno lavorare come dipendenti, stretti in tutta una serie di direttive. Una faticaccia, che non riesco più a sostenere»

Maria Assunta va in pensione da medico di base, ma naturalmente non va in pensione da medico: «Nel corso del tempo sono diventata medico agopuntore, quella è una specializzazione che manterrò. E poi continuerò a fare consulenze».

E, naturalmente, non abbandonerà l’ambulatorio nepalese: «Magari, avrò più tempo per andarci» ammette. «Ma magari potrei darmi da fare qui, per gli immigrati, allo sportello Acli dove c’è anche il mio collega Bianchetti».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi di VareseNews, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai? 

Pubblicato il 21 Dicembre 2019
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da filippo bianchetti

    Premetto che mi chiamo Filippo Bianchetti, perchè non condivido questo tipo di messaggistica anonima, che permette a chi interviene pubblicamente di non assumersi la responsabilità di quello che afferma. Rispondo sul tema “Medici di base che fuggono in pensione” anche in anticipo sull’ età del massimo economico raggiungibile, come me (un anno abbondante di anticipo). No, non è perchè siamo ricchi; è perchè siamo stanchi di sostenere un crescente livello di difficoltà nel gestire la cura dei nostri assistiti (la difficoltà cresce per vari motivi, ma questo non è il luogo per esporli) a fronte di una gestione della sanità pubblica che pare volutamente indirizzata a sabotare la stessa. L’ inefficienza, l’ incuria, la spinta al privato, la moltiplicazione di obblighi burocratici per i cittadini che abbisognano di assistenza e non di faticosa carità, sono sotto gli occhi di tutti. Il medico di base si trova da solo a fronteggiare le vere necessità della popolazione (che conosce meglio di tutti), scontrandosi -e scornandosi- contro un muro di no, di sempre meno, di ostacoli di ogni tipo, di mistificazioni. Vai sul sito, per avere maggiori informazioni, ti dicono per mascherare il fatto che il personale non c’ è più, o non ha tempo perchè ridotto al minimo; ci vai, sul sito, e cosa trovi? Una bella facciata, dietro alla quale invariabilmente è celato il nulla. I servizi non ci sono più, o sono appaltati a cooperative (con operatori irraggiungibili, che cambiano di continuo), o si pagano e basta. Il medico di base prescrive ciò che ritiene opportuno, facendo virtuosismi per azzeccare la giusta esenzione ticket ed evitare le tante trappole predisposte da ragionieri ed azzeccagarbugli, e non va mai bene; i pazienti sempre più spesso tornano, inferociti, perchè diventa colpa del medico se agli sportelli ci sono sempre più spesso rigidità aministrative insuperabili. Politici ed amministratori, mandanti ed esecutori di questa macelleria sociale, se ne stanno ben distanti, appartati, e mettono noi operatori sanitari (anche i medici ospedalieri ed il personale amministrativo) in trincea con l’ elmetto ad affrontare la realtà. E se il sistema ancora un pò tiene è solo perchè ci sono ancora sanitari coscienti e responsabili verso chi ha bisogno, a prescindere dalle ore in più, dagli stipendi fermi, dalle assunzioni mancate, dai pensionamenti non avvicendati. Te ne vai con amarezza, deluso, dopo aver passato in solitudine 40 anni di professione a lottare nel tuo piccolo per una sanità giusta, equa, efficace, appropriata. E senza un grazie, anzi, da parte dell’ ente per cui, nonostante tutto, hai lavorato.

    1. Avatar
      Scritto da Paola Gandini

      Carissimo Filippo ti capisco! È mortificante vedere i pazienti tornare perché le nostre impegnative non sono state accettate.. Io non sono ricca neanche di famiglia, lavoro isolata niente medicina di gruppo a Castiglione per me perché già piena.. .. Ho acceso un mutuo per lo studio medico che finira’ quando andrò in pensione.. sempre che ci arrivo..

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